Storia delle Paralimpiadi
“Se non avessi avuto l’incidente in cui ho perso le gambe, ora non sarei così felice” (Alex Zanardi).Tutto comincia con il lavoro di Ludwig Guttman, un neurochirurgo tedesco che introdusse lo sport come parte della riabilitazione dei suoi pazienti nell’Unità spinale di Stoke Mandeville. È qui che nasce l’idea che è la base delle Paralimpiadi (il termine Paralimpico deriva dal prefisso greco “ para” che significa parallelo). Nel 1939 il dottor Guttman, che lavorava in un ospedale ebraico in Germania, fu costretto a scappare a causa delle persecuzioni e approdò in Inghilterra dove creò il primo centro per le lesioni spinali. Questo medico rivoluzionò le cure per le persone con disabilità da lesioni spinali, introducendo cure mediche, fisioterapia, ma anche quello che avrebbe restituito loro uno spirito di fratellanza e di amicizia, in carrozzina: questo fu lo sport. Era l’estate del 1948 quando Guttman organizzò dunque una competizione sportiva per consentire ai suoi pazienti di fare sport, un evento ufficiale e questo accadde in concomitanza delle Olimpiadi di Londra; così prese via il parallelo tra Giochi Olimpici e Giochi Paralimpici.Nei primi giochi nel 1948 ci furono solo sedici partecipanti, quattordici uomini e due donne, che gareggiarono nel cortile dell’ospedale cimentandosi in sport come il tiro con l’arco. Fu veramente un festival per lo Sport, un divertimento per pazienti con lesioni spinali. Poi i giochi divennero internazionali nel 1952 con la partecipazione di veterani di guerra olandesi: furono i primi partecipanti stranieri che presero parte ai giochi di Stoke Mandeville.Nel 1956 Guttman decise, insieme ad un italiano, Antonio Maglio, medico e neuropsichiatra che si occupava della riabilitazione dei disabili presso il centro dell’Inail di Ostia, di portare le Paralimpiadi a Roma. Era il 1960. Fu la prima volta che le Olimpiadi e Paralimpiadi si svolsero nella stessa città. I circa 400 atleti provenienti da 23 Paesi condividevano le stesse strutture e gli impianti olimpionici. Da quel momento in poi, fu deciso che i Giochi Paralimpici avrebbero seguito la stessa cadenza delle Olimpiadi, anche se bisognerà aspettare Seoul nel 1988 per avere la coincidenza anche del luogo ospitante. Quell’anno l’Italia delle Paralimpiadi si piazzò al primo posto del medagliere con 82 medaglie, 28 di oro.I giochi Paralimpici di Seoul hanno inoltre dimostrato in maniera emblematica il passaggio dello sport riabilitativo a quello ricreativo per arrivare allo sport d’élite. Gli atleti vincenti sono atleti d’élite, sportivi con un ottimo livello di tecnica e allenamento. Per questo, i giochi di Seoul sono stati considerati i primi dell’era moderna: gli atleti con disabilità furono visti ed applauditi davanti al mondo intero con la stessa forza degli atleti normodotati. Furono i Giochi di Corea ad ispirare la realizzazione della prima bandiera dell’IPC, il Comitato Paralimpico Internazionale, che iniziò così a promuovere la propria identità. Le Paralimpiadi in Corea segnarono anche un altro aspetto importante, quello dei record: 3'057 atleti, provenienti da 71 Nazioni e impegnati in 18 diverse discipline sportive (atletica, basket in carrozzina, calcio per gli ipovedenti, nuoto, ad esempio).Oggi il logo ufficiale dei Giochi Paralimpici è composto da tre elementi che si assemblano in una mezza luna asimmetrica dai colori intrecciati: rosso, blu e verde, a simboleggiare rispettivamente la mente, il corpo e lo spirito.Manca un anno alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Dire che sembra ieri che Martina Caironi tagliava il traguardo per l’oro sui 100 metri nelle ultime battute dei Giochi di Rio de Janeiro può sembrare banale. Ma è tutto vero! L’ultimo dato dell’Istat ci dice che in Italia ci sono 269.000 persone con disabilità che praticano sport. Altrettanto importanti sono le Paralimpiadi Invernali. I primi Giochi si svolsero in Svezia nel 1976, le prossime edizioni si disputeranno a Pechino nel 2022. In questa edizione sono previste gare in varie discipline, quali biathlon, curling in carrozzina, hockey su slittino, sci alpino, sci da fondo e snowboard. Le Paralimpiadi rappresentano un esempio concreto di accettazione e considerazione della diversità. E sono un invito a guardare alla ‘disabilità’ non come il limite, ma come risorsa.