Nel Mediterraneo è boom di nidi delle Caretta caretta. Il rischio estinzione si allontana
Queste spettacolari tartarughe marine sono fondamentali per l’ecosistema. Il record rispetto alle precedenti estati è dovuto anche ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento delle acque

Sono già quasi 300 i nidi di Caretta caretta ritrovati e messi in sicurezza lungo le spiagge italiane: è un numero record che fin d’ora indica un raddoppio rispetto al conteggio definitivo del 2022 (146) e che è destinato ad aumentare ulteriormente nelle prossime settimane.
I dati sono stati elaborati dall’associazione ambientalista italiana Legambiente a partire dai riscontri di Tartapedia.it.
Nel Bel Paese, in testa alla classifica della nidificazione della Caretta caretta – la specie più comune di tartaruga marina nel Mediterraneo – si posiziona la Sicilia (105).
Nell’antica Trinacria a fare incetta di nidi di tartaruga sono stati soprattutto gli arenili di San Vito Lo Capo (Trapani) e quelli del ragusano, la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa e l’Isola delle Correnti (Siracusa).
Nella graduatoria, poi, seguono Calabria (86) e Campania (43). In Puglia si contano più di 20 nidi, un paio in Basilicata, non meno di 8 in Sardegna.
Anche il Centro-Nord dello Stivale, comunque, sta restituendo dei numeri alti rispetto alle scorse stagioni, con un aumento riscontrato in Toscana con 12 nidi e 11 nel Lazio, senza dimenticare almeno una presenza in Abruzzo e in Emilia-Romagna.
L’impennata si è riscontrata pure sulle spiagge di Spagna (oltre 20 nidi, in particolare nelle aree di Valencia, Maiorca e Ibiza) e Francia (quasi 10, soprattutto tra Costa Azzurra, Occitania e Provenza).
Movimenti e tracce di risalita delle mamme tartarughe sulle rive tricolori sono registrati costantemente da parte dei volontari di Legambiente e di altre organizzazioni, impegnati nelle attività di monitoraggio e sorveglianza dei nidi nell’ambito del progetto europeo LIFE Turtlenest.
L’iniziativa è finalizzata al miglioramento della conservazione della tartaruga marina comune, purtroppo a rischio di estinzione.
Come è indicato anche dal WWF (World Wide Fund for Nature), questo rettile acquatico è fondamentale per l’ecosistema marino. Sul suo guscio si possono trovare numerose comunità di piccole piante e animali, soprattutto crostacei.
Come è stato sottolineato da Stefano Di Marco, project manager del progetto europeo Life Turtlenest coordinato da Legambiente, il ritrovamento di un nido di Caretta caretta è una buona notizia anche dal punto di vista socio economico, visto che “molte località stanno costruendo la loro identità intorno alla presenza della tartaruga marina”.
Ha spiegato la dottoressa Sandra Hochscheid, ricercatrice Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto LIFE Turtlenest: “Questa estate è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi splendidi rettili”.
Il boom dei nidi di tartarughe marine nel Mare Nostrum, come lo chiamavano gli antichi Romani, è dovuto anche ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento delle acque.
In base ai risultati dello studio ‘Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean’, pubblicato su ‘Nature Climate Change’, il bacino mediterraneo è tra quelli che si stanno scaldando più velocemente sul pianeta, circa + 0,4°C per ciascuno degli ultimi decenni.
Le proiezioni per il 2100 oscillano tra +1,8°C e +3,5°C in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990. Basti pensare che tra giugno e agosto 2022 le temperature superficiali medie sono state più alte anche di 4,6 °C rispetto a quelle registrate tra il 1991 e il 2020.