Alimentazione consapevole: un nuovo studio promuove gli antiossidanti della carne. Ecco perché
Ci proteggono da affaticamento e demenza. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori giapponesi studiando manzo, maiale e pollo. Un aiuto importante soprattutto per la salute femminile, ma anche per quella maschile
Nella carne di manzo, maiale e pollo sono contenuti potenti antiossidanti contro affaticamento e demenza, non rilevati in precedenza. È quanto è stato evidenziato di recente in una ricerca dell’Università di Osaka. I risultati dello studio sono stati pubblicati nell'ultima edizione della rivista ‘Antioxidants’.
Un passo indietro. Cosa sono e a cosa servono gli antiossidanti naturali? Si tratta di molecole, native in alcuni cibi, fondamentali per la nostra salute, in grado di neutralizzare i radicali liberi e, quindi, di proteggere le cellule.
Gli antiossidanti, dunque, preservano il sistema immunitario, prevengono alcune patologie (per esempio malattie cardiovascolari, neurodegenerative, metaboliche e tumori), fortificano il nostro organismo.
Il gruppo di ricerca nipponico, guidato da Hideshi Ihara della Graduate School of Science della Osaka Metropolitan University, con un metodo innovativo, è stato il primo a scoprire dei dipeptidi contenenti 2-oxo-imidazolo (2-oxo-IDP), che hanno un atomo di ossigeno in più rispetto ai normali IDP. I dipeptidi imidazolici (IDP), presenti in quantità abbondanti nella carne e nel pesce, sono prodotti nel corpo di vari animali, incluso l'uomo, e sono ritenuti efficaci nell'alleviare l'affaticamento e prevenire la demenza.
“I dati che emergono da questa ricerca sono molto importanti perché finalmente confermano le proprietà benefiche della carne e aggiungono altre sostanze antiossidanti a quelle già note, come glutatione e acido lipoico”, ha commentato la Dott.ssa Susanna Bramante, Agronomo PhD, Diet and Nutrition Adviser e Divulgatrice Scientifica.
“Prima si pensava che gli antiossidanti fossero presenti solo nella frutta e nei vegetali. Oggi sappiamo che la carne di manzo, pollo e maiale, contiene sostanze specifiche ad alta attività antiossidante già in piccole quantità (carnosina, anserina, ecc.)”, ha proseguito l’esperta. “I composti bioattivi della carne erano già noti e questo studio ha dato un’ulteriore conferma del ruolo funzionale e nutraceutico che può avere la carne grazie ai suoi effetti protettivi sulla salute”.
Per soddisfare gli alti fabbisogni proteici dell’organismo umano, inoltre, non basta privilegiare gli alimenti con contenuto proteico più elevato, ma, accanto alla quantità, è importante anche la qualità proteica.
Ha aggiunto Bramante: “I nutrienti che si trovano solo nella carne – come gli antiossidanti specifici rilevati nello studio dei ricercatori giapponesi, quali carnosina, anserina, balenina, omocarnosina e omoanserina e i loro omologhi a più alta attività antiossidante – svolgono il loro ruolo in elevate quantità nei muscoli, nei tessuti e nel cervello, hanno importanti funzionalità biologiche e protettive contro la formazione di tumori, l’insorgenza di patologie e l’invecchiamento, e ci fanno capire l’importanza della presenza di carne nella dieta”.
Come ha sottolineato, infine, la specialista, gli autori del recente studio giapponese sperano che i risultati a cui sono giunti possano essere utili per mettere a punto strategie terapeutiche e di prevenzione contro le malattie da stress ossidativo, come il diabete, le patologie cardiovascolari, le patologie neurodegenerative come la demenza, l’invecchiamento e i tumori.
Alimentarsi correttamente è importante in ogni fase della vita di ciascuno di noi sin dall’infanzia, in particolare per il genere femminile, che ha diverse esigenze a seconda del periodo esistenziale che attraversa.
“Il fabbisogno proteico della donna aumenta nelle fasi critiche come la gravidanza, l’allattamento e con l’età”, ha spiegato ancora Bramante. “Dai 18 ai 59 anni l’assunzione proteica raccomandata secondo i LARN, cioè i valori di riferimento per la dieta, è di 54 g di proteine al giorno, che aumentano a 66 g dopo i 60 anni, addirittura a 80 g nel terzo trimestre di gravidanza e 75 g nel primo semestre di allattamento”.
Anche in questo caso, a fronte di richieste proteiche molto elevate, l’unica maniera per soddisfarle efficacemente è con le proteine di alta qualità, come quelle nobili di origine animale, che vengono assorbite e utilizzate al 100% senza ostacoli e sono complete di tutti gli amminoacidi essenziali.
“Per questo motivo”, ha concluso l’esperta, “alle donne vegetariane e vegane è fortemente raccomandata l'integrazione nella dieta di supplementi proteici, di vitamina B12, vitamina D3, ferro, calcio, zinco, selenio, iodio e omega 3 a catena lunga EPA e DHA, e anche un po’ tutti gli altri nutrienti devono essere sotto controllo”.