«Eseguiamo interventi altamente specializzati contro il cancro al colon»

Intervista al Professor Dimitri Christoforidis, Vice Primario Di Chirurgia Viscerale presso l’Ospedale Regionale di Lugano – Civico e Italiano, Ente Ospedaliero Cantonale

di Cristina Penco

Foto: Il Professor Dimitri Christoforidis

L’intestino, organo molto importante del nostro corpo, svolge diverse funzioni vitali: oltre a essere impegnato nella digestione e nell’assimilazione delle sostante nutritive, è uno dei baluardi del sistema immunitario. Il colon – in particolare il suo ultimo tratto, il retto – occupa la parte finale dell’intestino e assorbe le ultime sostanze nutritive provvedendo poi a formare le feci.

Proprio in una zona così delicata e cruciale, quando proliferano in modo non controllato alcune cellule della mucosa intestinale, può verificarsi il tumore al colon-retto. Questa condizione patologica ha per lo più origine a causa dei polipi, piccole escrescenze che sono dovute, per l’appunto, all’accumulo di cellule della mucosa dell’intestino.

I polipi sono tendenzialmente benigni, ma più passa il tempo e più aumenta la loro dimensione, il rischio che si evolvano in forme maligne è sempre più elevato e occorre intervenire.

In Svizzera il tumore del colon-retto è la terza forma di cancro più frequente; secondo le cifre rese note dall’Istituto nazionale per l’epidemiologia e la registrazione del cancro - NICER e dalla Lega svizzera contro il cancro, ogni anno ne sono colpite circa 4.300 persone.

Ne abbiamo parlato con il Professor Dimitri Christoforidis, vice primario di Chirurgia viscerale presso l’Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano, Ente Ospedaliero Cantonale.

Professore, oggi molti pazienti affetti da questa forma tumorale possono guarire?

«Attualmente la maggior parte dei tumori viene diagnosticata in uno stadio ancora curabile. Negli ultimi decenni ci sono stati importanti progressi. Gli sviluppi nati dalla ricerca sono stati diversi, a partire proprio da una diagnostica più precoce che ha consentito di intervenire con maggiore tempestività. Non solo. Adesso è possibile operare i pazienti in modo più efficace, in maniera più veloce e meno invasiva. In passato si praticavano tecniche chirurgiche come la laparotomia, con un’incisione alla cavità addominale per accedere alle parti viscerali. In tempi più recenti, invece, si è passati alla laparoscopia, con minori dolori e un miglior risultato estetico post-operatori a carico dei pazienti, che possono tornare più rapidamente alle loro normali attività quotidiane. In futuro sarà sempre più importante la chirurgia robotica, attraverso cui, già ora, il chirurgo può operare da remoto: fisicamente lontano dalla sala operatoria e seduto a una postazione dotata di monitor e comandi, lo specialista muove i bracci di un robot, collegati agli strumenti endoscopici, che vengono introdotti attraverso piccole incisioni».

Quali aspetti rendono il vostro ospedale un’eccellenza nel settore?

Il Professore Pietro Majno Hurst

«Per le patologie legate al retto basso, al fegato, al pancreas e all’obesità, assicuriamo vari trattamenti, in collaborazione con specialisti di diverse discipline. Gli interventi rientrano nell’ambito della medicina altamente specializzata (MAS) e sono eseguiti nel servizio di chirurgia viscerale dell’Ospedale Regionale di Lugano come ospedale di riferimento. Ci sono chirurghi dedicati alle patologie specifiche: il Professor Pietro Majno-Hurst e la Dr.ssa Alessandra Cristaudi per le patologie epato-biliari-pancreatiche; il Dr. Fabio Garofalo per la chirurgia dell’obesità, e io stesso per i tumori e le patologie del retto basso. Siamo una squadra di professionisti altamente specializzati, allineati e affiatati tra noi. Siamo estremamente attenti al paziente, che per noi non è un mero numero, ma è prima di tutto una persona, alla quale forniamo sempre cure complete e adeguate. Laddove è possibile, procediamo con interventi di chirurgia mini-invasiva che rappresenta uno dei nostri fiori all’occhiello. Basti pensare, per esempio, che in Svizzera nel 2017 la media dei pazienti svizzeri affetti da tumore al colon-retto operati con questa modalità era poco più del 50%. Da noi, invece, la percentuale si attesta sul 90%. Siamo professionisti costantemente focalizzati sugli aggiornamenti relativi alla ricerca scientifica. Lavoriamo in un ospedale che ci dà a disposizione efficienti strumenti all’avanguardia. In considerazione di tutti questi elementi, paragonerei il nostro ospedale a una sorta di boutique-hotel che garantisce trattamenti altamente personalizzati, concepiti e applicati su misura rispetto ai singoli casi, che offre risultati da centro di eccellenza».

Come ha cominciato la sua strada professionale?

«Ho origini greche, ma la mia formazione è avvenuta soprattutto a Losanna. Per un paio di anni ho studiato anche negli Stati Uniti, per poi tornare in Svizzera. Inizialmente avevo iniziato un altro percorso universitario, quello di architettura. Ma dopo il primo anno, avevo capito che quella strada non faceva per me. E allora ho ascoltato il consiglio di mio padre, che era un ingegnere, ma mi incoraggiava a intraprendere Medicina. Ho colto il suo suggerimento e mi sono trovato benissimo. Ancora oggi sono felicissimo di quella scelta».

Cosa la appassiona del suo mestiere?
«Mi è sempre piaciuto lavorare con le mani e con le persone. La chirurgia dà soddisfazioni perché consente di vedere rapidamente l’effetto del proprio intervento. Mi sono specializzato, in particolare, nella chirurgia intestinale oncologica perché ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con professionisti che si dedicavano a quel ramo e che stimavo. Quando ho cominciato questa strada in parallelo c’è stato l’avvento della laparoscopia, che da subito mi ha interessato molto. In generale la chirurgia viscerale presenta sempre dei lati di imprevedibilità, e in questo senso bisogna essere sempre un po’ creativi, proprio come gli architetti. Alla fine, che cos’è la creatività? Significa avere tante informazioni nel background e poi doverle combinare tutte insieme, arrivando a un risultato bello, equilibrato e funzionale. Occorre prendere delle decisioni facendosi guidare dalle proprie conoscenze, dalla pratica sul campo e, in parte, anche dall’istinto. Operare è ogni volta un’esperienza diversa e unica».

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