Lavoratori frontalieri: la sanità sarà a pagamento

Con l’approvazione della Legge finanziaria 2024 è stata varata anche la norma secondo la quale i lavoratori cosiddetti «vecchi frontalieri», dal 1°gennaio 2024 dovranno versare un contributo al Servizio sanitario nazionale.

di Ivan Cameroni responsabile INAS Coira e regione / 14 marzo 2024

 

Le Regioni di confine dovranno decidere l’importo che potrà oscillare tra il 3% de il 6 % del salario netto percepito in Svizzera. I fondi ottenuti con il pagamento di questo contributo serviranno ad aumentare i salari del personale medico-sanitario operante nelle zone di confine, al fine di evitarne l’esodo verso la Confederazione.

Per chiarezza “vecchi frontalieri” sono quelli che non sono compresi nel nuovo accordo fiscale tra l’Italia e la Svizzera in materia d’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri entrato in vigore il 17.07.2023, ma che sottostanno al precedente accordo, quello del 1974.

Il nuovo accordo fiscale, da un lato sancisce il nuovo sistema di imposizione dei “nuovi frontalieri”, dall’altro garantisce ai vecchi frontalieri lo status preesistente, cioè la non imponibilità in Italia del reddito prodotto in Svizzera.

Tutto questo, assieme ad una serie di provvedimenti volti ad alleggerire la pressione fiscale dei nuovi frontalieri, era stato ottenuto dai sindacati CGIL, CISL, UIL, SYNA, UNIA e OCST dopo dieci anni di trattative con i vari governi che si sono succeduti in Italia. Per questo la notizia dell’approvazione della legge sui contributi SSN è stata per noi un fulmine a ciel sereno.

Si tratta di una norma palesemente incostituzionale perché va a ledere un principio sancito da un accordo internazionale che per sua natura è giuridicamente più rilevante di una legge nazionale.

Infatti, questa legge va contro il principio stabilito dall’art. 9 dell’accordo fra Italia e Svizzera e per questo anche il Governo Federale elvetico, su richiesta dell’Associazione Padronale Ticinese, è intervenuto per chiedere chiarimenti al Governo italiano.

Anche i sindacati italiani e svizzeri, che erano già stati coinvolti nelle trattative per l’accordo fiscale, sono stati recentemente invitati a esprimere il proprio parere sulla questione dalla Commissione Regionale Lombarda per i rapporti con la Svizzera. In quella sede è stata ribadita la contrarietà delle organizzazioni sindacali verso questo provvedimento, nonché la difficile applicazione a causa della mancanza di dati anagrafici e reddituali dei lavoratori interessati.

Infatti, secondo il recente accordo fiscale, gli unici dati personali e salariali che saranno comunicati dalla Svizzera all’Italia, saranno quelli dei nuovi frontalieri.

Un’altra criticità riguarda il finanziamento a lungo termine della legge: il 40% dei vecchi frontalieri andrà in pensione nei prossimi 5-7 anni, inoltre essi andranno gradatamente a scomparire lasciando il posto ai nuovi frontalieri che, pagando l’IRPEF e le relative addizionali, contribuiscono già al Servizio Sanitario Nazionale.

Le organizzazioni sindacali, unitariamente, hanno chiesto alla Regione Lombardia di condividere con il Governo la posizione contraria a questa legge, comunicando nel contempo di avere intrapreso azioni per verificare la legalità di questo provvedimento.

 
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