Credit Suisse: motivi e conseguenze del crollo. Con lo spettro di nuovi licenziamenti

di Alex Berner, Alasia SA, Lugano

Alex Berner

Domenica sera 19 marzo 2023 si è conclusa in maniera molto misera la storia di Credit Suisse, quella che era una delle più prestigiose, se non la più prestigiosa banca svizzera, fondata nel 1856 per finanziare - tra l’altro- lo sviluppo delle ferrovie svizzere e il tunnel del San Gottardo.

Negli ultimi circa 15 anni vi è stato un declino costante del CS, rispecchiato fedelmente dal prezzo delle azioni, che è sceso da oltre CHF 70 a sotto 1 CHF, cioè al valore al quale UBS ha potuto acquistare il CS.

I motivi di questa débâcle sono molteplici, ma principalmente:

  • continui cambi di management di bassa qualità e senza una chiara strategia
  • completa inabilità di gestire il ramo “Investment Banking”
  • perdite enormi nel campo del risk management, soprattutto a livello di derivati
  • pagamento di enormi multe a causa di inadeguatezze nel campo della due diligence

Il CS come molte banche internazionali, e come UBS stessa, era attiva in 3 settori principali:

  1. Retail banking e attività commerciale in Svizzera
  2. Private banking svizzero e internazionale
  3. Investment Banking internazionale

Le prime 2 attività, focalizzate principalmente in Svizzera, erano nel complesso accettabili e in certi casi di ottima qualità, ma purtroppo nell’Investment Banking il CS è passato da un disastro all’altro accumulando delle perdite notevolissime come quelle del 2022 di quasi CHF 8 miliardi a livello consolidato.

Il nuovo recente management aveva deciso giustamente di focalizzarsi sulla parte private banking/wealth management, ma purtroppo i recenti eventi nei mercati finanziari, e anche il recente salvataggio della banca Californiana SVB e simili situazioni nel sistema bancario, ha messo ulteriormente a dura prova la fiducia dei clienti nel CS, per cui l’esodo di clienti è continuato ad aumentare.

In realtà dopo il recente aumento di capitale del CS (meno di 6 mesi fa) i requisiti patrimoniali del CS erano soddisfacenti, come anche confermato da FINMA. Il problema degli ultimi giorni è stata una continua mancanza di fiducia dei clienti che hanno continuato a trasferire conti su altre banche, per cui questa situazione è diventata insostenibile, nonostante il recente intervento della Banca Nazionale Svizzera (SNB), che ha concesso a CS una linea di credito di ben CHF 5 miliardi.

Questo, infatti, non ha permesso di arrestare l’emorragia di perdita di clienti, la caduta delle azioni poco sopra a CHF 1, e quindi nemmeno la continua sfiducia non solo da parte dei clienti, ma di tutto il mondo interbancario che non voleva più trattare con CS.

I Credit Default Swaps (CDS) -che misurano il grado di rischio di un istituto bancario- di CS, questa settimana sono andati a livelli iperbolici.

Da questa situazione ha tratto vantaggio UBS, che è stata in grado di acquistare CS per soli CHF 3 miliardi con anche una serie di garanzie da parte della SNB e del governo federale svizzero, che si è proposto di portare a termine questa transazione, per impedire un fallimento di CS che avrebbe avuto conseguenze tragiche, sia a livello svizzero sia a quello internazionale.

Per UBS si tratta di un’operazione finanziaria probabilmente molto vantaggiosa, anche se vi sono ancora delle incognite a livello rischio nel bilancio di CS, che UBS non ha ancora potuto quantificare. Se si considera che il valore totale in borsa (market cap) di CS era ancora solo pochi mesi fa di oltre CHF 20 miliardi, ci si rende conto che UBS acquistando CS per 3 miliardi, è stata più che ricompensata per i rischi presi, tanto più con tutte le garanzie della BNS e del governo federale per oltre CHF 100 miliardi.

Ovviamente la vicenda CS si è conclusa in maniera molto negativa non solo per gli azionisti del CS e per la piazza finanziaria svizzera.

A questo punto a essere molto preoccupante sarà la grossa riduzione di personale che certamente verrà implementata da UBS.
Questa ha infatti già annunciato che entro il 2023 vuole portare a termine l’integrazione di CS e, considerando che le 2 banche sono attive negli stessi settori (ovviamente UBS con successo), vi sarà un numero molto alto di doppioni e quindi personale da licenziare, probabilmente non solo presso CS, ma anche presso UBS, anche se in maniera minore rispetto al CS.

Foto: Credit Suisse, sede centrale a Zurigo (author Roland zh, Paradeplatz, Agosto 2011, Wikimedia Commons)

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