Pablo Picasso e l’Italia, tra mito, rivoluzione e classicità. Due mostre per celebrarlo
Cinquant’anni fa, nell’aprile del 1973, moriva il grande artista nato a Malaga, ma profondamente legato alla Penisola, come ricordano due nuove esposizioni tricolori di portata internazionale
di Giorgio Marini
Foto: Pablo Picasso, Donna seduta. 1920. Olio su tela. Musée national Picasso-Paris ©RMNGrand
Palais / ph Mathieu Rabeau ©Succession Picasso by SIAE 2023
È un legame intenso e profondo, quello che storicamente ha unito Pablo Picasso e la Penisola mediterranea. Cinquant’anni fa, nella primavera del 1973, scompariva a Mougins, in Costa Azzurra, Pablo Picasso, nato a Malaga, il 25 ottobre 1881.
Ancora oggi, a distanza di mezzo secolo dalla morte dell’artista, emerge tutta la forza rivoluzionaria nonché la drammatica attualità delle sue opere. Basti pensare, per esempio, a un capolavoro senza tempo come quello di Guernica, da cui trapela tutta l’assurdità della guerra e la tragica distruzione che comporta ovunque. In un ricco calendario internazionale dedicato a commemorare il grande artista, anche l’Italia fa la sua parte.
Una prima mostra sarà visitabile al MaNN di Napoli fino al 27 agosto ed è incentrata sul tema 'Picasso e l'antico'. Questa esposizione comincia «dal suggestivo racconto della sua celebre visita Napoli e Pompei nel 1917», ha spiegato il direttore del MaNN, Paolo Giulierini. «Siamo di fronte al più raffinato dialogo mai composto fra i disegni e le opere del Maestro e le statue e gli affreschi delle collezioni Farnese e pompeiane. Nessun museo al mondo poteva costruire una simmetria del genere». In un simile contesto si potrà ammirare l’eccezionale prestito del British Museum di Londra di 37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard.
Il viaggio nello Stivale del 1917, con le scoperte culturali che ne conseguirono, influì notevolmente sulla sua produzione artistica, come poi è stato riconosciuto nel tempo. E proprio all'impatto delle opere d'arte viste nel capoluogo campano, ma anche a Roma e Firenze, si deve, probabilmente, un rafforzamento della tendenza del pittore verso il naturalismo del suo cosiddetto "secondo periodo classico", in cui l’irruenza della rivoluzione cubista lascia spazio alla lezione dei miti greci e romani.
Un secondo, atteso appuntamento tricolore per onorare la memoria di Picasso si tiene presso la Fortezza Firmafede di Sarzana (La Spezia) fino al 16 luglio, e si intitola ‘Le origini del mito’. Tra fotografie storiche (come quelle di Juan Gyenes, provenienti dall'Archivio Gyenes, e altre da Robert Capa), litografie, acquetinte, acqueforti, puntesecche, ceramiche e il famoso dipinto ‘Tête de femme’, questa mostra sarà un racconto completo del percorso del genio creativo, la cui famiglia aveva anche radici liguri: nato Pablo Ruiz, il pittore preferì poi utilizzare il cognome materno, per l’appunto. Il bisnonno, Tommaso Picasso, era nato a Sori, perla del Golfo Paradiso, in provincia di Genova; successivamente l’uomo si trasferì a Malaga, dove si sposò ed ebbe cinque figli.

Olio su cartone intelato 66 x 51 cm
© Succession Picasso
A Sarzana, nello specifico, troviamo le prime opere del pittore, realizzate a Parigi, intorno ai primi del Novecento, quando Pablo cercava di farsi un nome, fino a quelle che risalgono agli ultimi momenti della sua esistenza, al periodo del suo buen retiro a La Californie, in Costa Azzurra. Fu lì che ritrasse la giovane moglie Jacqueline Roque, mentre, al contempo, era impegnato a indagare il tema degli elementi terra e fuoco. Lo dimostrano alcuni notevoli pezzi di ceramica da lui realizzati, molti dei quali esposti a Sarzana.
«Se c'è qualcosa che possa arrivare a spiegare la complessa personalità di Picasso è la sua passione, la sua curiosità, il suo immenso affanno di conoscere e sperimentare», ha spiegato Lola Durán Úcar, curatrice della mostra alla Fortezza Firmafede. «Picasso utilizza un marcato e inconfondibile linguaggio pittorico, pieno di genialità, che ha rivoluzionato il ventesimo secolo, e lo ha fatto diventare un mito».