L’addio al Papa che ha commosso il mondo
Presenti circa 400mila fedeli a San Pietro per le esequie di Francesco, una lunga fila per entrare nella basilica, la bara è stata poggiata su una semplice pedana di legno davanti all’altare, come volontà del Pontefice deceduto il 21 aprile.
Di Guido Gozzano 26 aprile 2025
La salma del Pontefice che ha commosso il mondo è quello che resta oggi di Jorge Mario Bergoglio, uomo e prete gesuita, divenuto cardinale e poi vescovo di Roma, il Papa degli ultimi della Terra, degli umili, dei derelitti, dei sofferenti. Sarà esposta per tre giorni a Santa Maria Maggiore, dove ha chiesto di essere sepolto, un feretro modesto, poggiato su una semplice pedana di legno, come volontà di Francesco, il nome che Bergoglio per primo nella storia ha legato a un papato, il suo, durato dodici anni.
È cominciata al mattino presto la fila di fedeli che attendono di entrare nella basilica di San Pietro per l’ultimo saluto a Papa Francesco. La folla di circa 400mila persone, secondo le autorità, arrivata da tutta Italia e anche dall'estero, occupa già metà di viale Conciliazione quando, alle 10 circa, viene osservato un minuto di silenzio. In seguito la celebre strada si riempirà interamente di gente con l’entusiasmo di rendere omaggio al Papa degli umili.
Le esequie celebrate dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, si concludono dopo un paio di ore con l’«Ultima Commendatio et Valedictio», ossia il rito dell’ultima raccomandazione e del commiato alla salma, le suppliche della Chiesa di Roma recitate in greco, con patriarchi e arcivescovi maggiori che intonano le preghiere tratte dall’Ufficio dei Defunti della Liturgia Bizantina. Sulla bara del Papa è stato posto il Vangelo aperto.
Nell’omelia, di fronte ai «grandi del mondo» in prima fila, fra cui Trump, Zelensky, von der Leyen, Macron, Starmer, Meloni e Mattarella, il cardinale Re ha rammentato il valore dell’opera di Francesco. «Ha esortato a costruire ponti non muri», ha dichiarato, «il servizio di fede come Successore dell'Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni».
Francesco passa alla Storia, con la «S» maiuscola, come il Papa dei poveri e degli indifesi. «Ha portato sotto i riflettori angoli dimenticati della cristianità», scrive un esperto vaticanista nel Sole 24 Ore, «ha dato dignità agli esclusi dai valori non negoziabili, ha lottato contro gli abusi e la pratica dell’omertà, ha accantonato il proselitismo, ha dialogato con l’Islam, si è scusato con i popoli oppressi dalla cristianità conquistatrice, ha aperto alla Cina».
Il Pontefice venuto dalla «fine del mondo», dalla lontana Argentina, dove era nato il 17 dicembre 1936 da una famiglia di origine piemontese, ha in buona parte cambiato la Chiesa cattolica. Per alcuni ha svolto una «rivoluzione» gentile ma necessaria, ha rimesso con attenzione e dedizione i più bisognosi e i più vulnerabili al centro dell’opera pastorale. La Chiesa non li aveva beninteso mai dimenticati, ma il cuore di Bergoglio ha pulsato soprattutto per loro.
Per altri Francesco ha «messo in subbuglio» il Vaticano, ma senza cambiare la dottrina davvero. Ha riformato la Curia, accorpato servizi e reso più snella la gestione e la comunicazione degli affari vaticani. Ha nominato il primo prefetto laico, Paolo Ruffini, e attribuito a donne religiose ruoli importanti, a capo di dicasteri, e messo donne laiche in posti chiave, come i Musei Vaticani ma anche nel consiglio dello Ior, la Banca vaticana.
Ma soprattutto Bergoglio ha commosso il mondo con il suo stile umile, paziente, buono, la parola pastorale intrisa di bontà, di gioia e di entusiamo, il messaggio spirituale del dono di sé, del sacrificio, dell’imperativo di umiltà. «È stato un Papa in mezzo alla gente», ha ricordato il cardinale Re, «innumerevoli sono stati i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi».
La grande umanità del Pontefice rimarrà nel cuore dei fedeli. «Papa Francesco coi suoi gesti continua a indicarci la via, a riaccendere la gioia»: così il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, possibile successore di Francesco al soglio pontifico. «Ringraziamo il Papa per quanto il Signore attraverso lui ci ha messo nel cuore e promettiamo di costruire la Chiesa madre lieta che comprende, accompagna, accarezza», ha sottolineato Zuppi.
Dopo la cerimonia a San Pietro, terminata con il lungo applauso dei fedeli, si è mosso il corteo funebre. L'auto papale con a bordo la bara è uscita dal Vaticano dall'accesso del Perugino, ha raggiunto la Galleria Pasa, attraversato il ponte e corso Vittorio Emanuele fino a piazza Venezia, ha proseguito per via dei Fori Imperiali, svoltato in via Merulana per poi arrivare a Santa Maria Maggiore, dove il Pontefice ha chiesto di essere sepolto. La camera ardente di Bergoglio durerà tre giorni: oggi dovrebbe chiudere a mezzanotte, ma dato l’altissimo afflusso di fedeli potrebbe rimanere aperta a oltranza.
La cerimonia è stata contrassegnata da una parentesi di alta politica internazionale, con il faccia a faccia di circa un quarto d’ora, prima del funerale, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, impegnati nei giorni scorsi nell’ennesimo scontro verbale sui negoziati di pace che il miliardario newyorkese nelle ultime ore voleva concludere con la capitolazione dell’Ucraina al volere di Putin. Il dittatore russo esige il riconoscimento dell’annessione della Crimea e dei territori del Donbass occupati con la forza militare.
In seguito, nella basilica di San Pietro, i due presidenti hanno avuto un incontro anche con il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer. I quattro sono stati ripresi in una fotografia che è già entrata nella storia. Secondo diverse fonti, e da quanto si evince dai resoconti giornalistici, il presidente Trump avrebbe infine capito che Putin non vuole la fine della guerra e offerto in privato garanzie di sicurezza alla cosiddetta ’coalizione dei volenterosi’ riunita dal premier britannico. Un’immagine che svela un risvolto tanto inatteso quanto conforme all’omaggio al Papa che si è espresso ad alta voce, e con costanza, a favore della pace in Ucraina.