Proteste in Sardegna per un maxi-impianto eolico. Ecco perché

“Dietro la facciata verde delle energie rinnovabili si nascondono speculazioni economiche che devastano l’ambiente”, dicono i manifestanti. I lavori stanno procedendo nonostante la recente approvazione di una legge che non consentirebbe di realizzare centrali a fonti rinnovabili per 18 mesi.

Di Redazione 18 luglio 2024

 

In Sardegna si rincorrono le preoccupazioni e le proteste contro alcuni progetti per impianti eolici e agrivoltaici che sono in procinto di essere realizzate nel cuore di aree interne di grande pregio paesaggistico, a vocazione agricola e vitivinicola. A rintuzzare le polemiche c’è però il fatto che, a inizio luglio, la Regione ha approvato una nuova legge-moratoria che vieta di realizzare impianti di produzione di energia rinnovabile (in particolare modo, di tipo eolico e fototovoltaico) nei prossimi 18 mesi.

“La norma serve a evitare di trovarci di fronte a un piano energetico costruito da altri in base a scelte, anche nazionali, che in maniera determinata si sono accavallate”, ha spiegato l'assessore regionale dell'Urbanistica, Francesco Spanedda. Eppure, nonostante questo provvedimento legislativo, proprio di recente alcuni componenti delle pale eoliche usciti dal porto di Oristano sono approdati in un’oasi agricola del Monte Linas, tra Villacidro e Samassi. Siamo nella zona dell’Iglesiente, nella Sardegna sud orientale, in una terra di antiche miniere con intere aree ancora incontaminate, almeno finora.

Allo scalo campidanese numerose persone, guidati da associazioni e comitati locali, hanno espresso la loro contrarietà e hanno provato a bloccare fisicamente il trasporto degli elementi necessari a dare vita a quello che sembra un vero e proprio parco eolico. Tra coloro che hanno guidato la protesta c’è il Gruttes (Gruppo Tutela Territorio Sardo), creatore di un presidio permanente per fermare il passaggio dei camion, carichi delle pale destinate ai nuovi impianti.

Le forze dell’ordine, schierate in assetto anti-sommossa, hanno cercato di mantenere la calma e riportare all’ordine i manifestanti, che però non accennavano a desistere. Alcuni attivisti, impegnati a sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica, hanno rimarcato che non si può accettare che le terre sarde vengano sfruttate a scopo di lucro. E hanno denunciato: “Dietro la facciata verde delle energie rinnovabili si nascondono speculazioni economiche che devastano l’ambiente”.

Le pale eoliche destinate alla zona del Monte Linas sono state definite dal Prefetto, durante alcune conferenze pubbliche, “manufatti destinati alla manutenzione straordinaria di installazioni autorizzate da tempo”. Ma chi protesta sostiene che, al contrario, i lavori avviati sembrano far parte di un cantiere tutto nuovo, nonostante quanto previsto dall’ultima legge-moratoria.  

La norma, approvata in via transitoria e a fronte di una situazione di emergenza, definita anche legge 'Salva Sardegna', intende garantire che lo sviluppo e la realizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, “imprescindibili nell'ottica della decarbonizzazione e della transizione energetica, avvenga nell'ambito della tutela e della salvaguardia dell'ambiente”.

Tra le modifiche sostanziali, presentate dall'opposizione e accolte dalla maggioranza, rientra anche la deroga al divieto di installazione per gli impianti agrivoltaici con altezza minima di due metri dal suolo e dimensione massima di 10 mw. È stato inoltre richiesto da entrambi gli schieramenti l’impegno della giunta a valutare la fattibilità dell'istituzione dell'imposta di produzione di energia ricavata da fonti rinnovabili “per tutti gli impianti che vengono realizzati nel territorio regionale o in aree marine adiacenti anche se in acque internazionali”.

 
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