«L’anziano fragile ha bisogno di misure terapeutiche adatte ad ogni aspetto della sua vita»

Nella Clinica di Riabilitazione EOC, l’obiettivo è un piano di cura quanto più individualizzato possibile, valutando tutte le problematiche, con un focus sul rischio di caduta e di fratture, una delle principali conseguenze della fragilità dei pazienti. Intervista della dott.ssa Daniela Levante, medico specialista in geriatria alla Clinica di Riabilitazione dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) a Novaggio.

Di Fabio Lo Verso 18 novembre 2024

 

Negli ultimi cinquant’anni, per via dell’allungamento della speranza di vita, è stata creata una nuova categoria di anzianità, dividendo le persone con più di 65 anni tra chi appartiene alla terza età - con buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse - e alla quarta età, caratterizzata da dipendenza da altri e decadimento fisico. Un’altra metodologia per parlare delle diverse fasi dell’anzianità è la suddivisione in quattro sottogruppi, i «giovani anziani», tra i 64 e i 74 anni, gli «anziani», da 75 a 84 anni, i «grandi vecchi», fra 85 e 99 anni, ed infine i centenari.

La proposta che arriva dalle società di geriatria è quella di aggiornare il concetto di anzianità, portando a 75 anni l’età ideale per definire una persona come anziana, «selezionando così i pazienti a cui occorre prestare una cura sempre più specifica», spiega Daniela Levante, medico specialista in geriatria alla Clinica di Riabilitazione dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) a Novaggio: «Nella nostra struttura eseguiamo una valutazione del grado di fragilità per individuare i pazienti a rischio elevato di perdita di autonomia funzionale nelle attività di vita quotidiana dopo eventi acuti reversibili oppure eventi acuti non reversibili o solo parzialmente reversibili, oppure in condizioni di cronicità o di malattia progressiva e quelli che comportano un rischio meno elevato, concentrandoci sempre sugli obiettivi della riabilitazione geriatrica».

Dott.ssa Levante, quali sono gli obiettivi della riabilitazione geriatrica?
Gli obiettivi sono rappresentati dal recupero e ottimizzazione del funzionamento fisico, mentale e sociale ma nella riabilitazione geriatrica è importante definire gli obiettivi attraverso una valutazione multidimensionale del paziente anziano fragile, ossia considerare non solo gli aspetti somatici acuti che lo hanno condotto alla fase riabilitativa, ma anche gli aspetti psicologici, emozionali e, non da ultimo, il contesto sociale in cui il paziente anziano fragile si inserisce. Queste valutazioni ci permettono di capire qual è l’impatto globale sulla perdita di autonomia funzionale, e come intervenire per rendere quanto più individualizzato possibile il piano di cura.

Diversi fattori confluiscono dunque nel determinare lo stato di fragilità del paziente geriatrico. Quali sono gli obiettivi di cura?
Gli obiettivi di cura in riabilitazione geriatrica vanno stabiliti in maniera multidisciplinare. Per questo ogni settimana vi è una riunione fra i diversi attori della presa a carico, infermieri, ergoterapisti, fisioterapisti, medico fisiatra e medico geriatra, per discutere dei progressi e delle difficoltà che si incontrano nel percorso di cura, spesso coinvolgendo i familiari che si occupano del paziente a domicilio e, quando possibile, il paziente stesso, se non ha disturbi cognitivi che alterano la sua percezione della realtà. L’obiettivo è formulare un piano di cura quantificabile negli obiettivi, e con scadenze temporali. È soprattutto fondamentale la capacità di adattare le misure terapeutiche alle caratteristiche del paziente anziano fragile.

 
 

Quali sono appunto le caratteristiche del paziente anziano fragile?
Nella nostra clinica di riabilitazione distinguiamo i pazienti in tre gruppi, in base alle caratteristiche funzionali-neurologiche, cognitivo-motorie e nutrizionali. Il campione più rappresentativo è quello dei pazienti malnutriti e disturbi dell’equilibrio, oltre che soggiacente deterioramento cognitivo, o con diverse cadute nell’arco dell’ultimo anno. Questi pazienti sono andati incontro a una perdita di massa e forza muscolare, e a un processo di verosimile osteoporosi che ha generato le cosiddette «fratture di fragilità».
Poi ci sono i pazienti «cronici», affetti da malattie cronico-degenerative a carattere evolutivo con recidive che potrebbero avere un impatto sull’equilibrio e andatura come nei pazienti affetti da malattie di tipo Parkinson oppure con sequele neurologiche ischemiche. Nel loro caso la riabilitazione serve a ripristinare le loro capacità funzionali prima del ricovero. Infine c’è una fetta di pazienti con una degenerazione cognitiva, magari non conclamata o nella sua fase iniziale, ma che va comunque a intaccare le funzioni di pianificazione e attenzione nella vita quotidiana.

Come si trattano i pazienti cronici?
Su questi pazienti attuiamo un preciso programma riabilitativo con attività di Exergame, con videogames che allenano le funzioni esecutive attraverso le attività motorie e cognitive, fondamentali nel processo decisionale, ovvero quando si tratta di scegliere il percorso adatto per evitare di incappare in ostacoli e cadere. Gli Exergame migliorano le performance cognitivo-motorie, la consapevolezza dello spazio e la comprensione della relazione fra causa e effetto, una funzione che si deteriora nell’anziano fragile ed è all’origine di molte cadute.

 
Corriere dell’italianità


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