Ritratto d’artista: Giuseppe Cesetti tra Maremma e Camargue

Ricordiamo una delle biografie più belle della Maremma, Giuseppe Cesetti, pittore e cantore di vecchie tradizioni, e scopriamo uno degli allevamenti camarghesi più veri: Domaine de Fangouse.

Di Antonella Montesi 8 ottobre 2025

Cavalli in Maremma, 1933-34 / Olio su tela / 120 x 130 cm. © DR 2025

La Maremma laziale. Una zona ricca di fascino, una terra plurimillenaria dove il tempo è annullato e dove da sempre la storia ha lasciato grandi testimonianze: oltre ottomila anni fa gli Etruschi, di cui tutt'ora si conservano le tracce nelle necropoli rupestri, nei sarcofagi disseminati nelle piazze, nei giardini e non solo nei musei. Poi la conquista romana, i resti della via Clodia che accoglie il viaggiatore del tutto inaspettatamente.

In questi luoghi, a Tuscania (Viterbo), è nato Giuseppe Cesetti (1902-1990) artista di grande talento che per sensibilità e temi si riallaccia alla tradizione dei Macchiaioli, gli artisti toscani che, a fine Ottocento, opponendosi all'Accademismo, riprendevano i temi della natura in cui vivevano: da qui il loro nome, derivato da "macchia", la boscaglia intricata ed impenetrabile tipica della Maremma.

L'occasione di ricordare Cesetti ci è data da un viaggio stampa effettuato nell’estate 2025 nel Sud della Francia, e precisamente in una regione, la Camargue, che l’artista ha molto amato e vissuto.

La scoperta della Camargue

Nella Camargue Cesetti ha ritrovato quella natura e quelle tradizioni che lo avevamo visto nascere. Le distese sconfinate, le paludi, i buoi ed i cavalli in libertà, il lavoro degli uomini a cavallo, i butteri in Maremma, les gardians, i guardiani in Camarga, così si chiama in italiano, anche se a noi piace chiamarla con il suo nome originale – Camargue - che tanto ci suona familiare. Tanti saranno i quadri dipinti in Camargue, tante le impressioni di una vita autentica ed antica che Cesetti saprà immortalare sulla tela.

Buoi e Cavalli al Pascolo, 1932 ca. / Olio su tela / 120 x 130 cm. © DR 2025

Perché la Camargue? Ma perché tanta era l’affinità con la Maremma. Nel nostro viaggio abbiamo voluto ripercorrere quelle emozioni, abbiamo voluto sperimentare di persona la similarità e la differenza che queste due regioni, Maremma e Camargue offrono al visitatore, soprattutto ad un visitatore come lo è stato l’artista Cesetti, conoscitore della vita di campagna, delle tradizioni, amante degli animali, soprattutto buoi e cavalli, lo si vedeva spesso cavalcare, vestito come un tipico buttero maremmano.

Un pezzo di Petite Camargue: Domaine de Fangouse

La Camargue è oggi ancora un luogo che conserva con orgoglio le proprie tradizioni. Noi abbiamo avuto l’onore ed il piacere di essere ospiti nella Petite Camargue, ad una mezz’ora di macchina da Montpellier, del domaine de Fangouse, un’azienda storica, che affonda le radici nel tempo, i primi cenni nell’Archivio dipartimentale dell’Herault risalgono al 1440, oggi gestita da Robert e Chloé Michel, fratello e sorella che oggi portano avanti l’allevamento di tori selezionati per la corsa camarghese.

Si tratta di uno sport taurino tradizionale e non cruento del sud della Francia, in cui i partecipanti, detti raseteurs, cercano di rimuovere delle decorazioni (coccarde, nastri) fissate sulle corna di un toro usando uno strumento metallico a forma di uncino chiamato crochet. A differenza della corrida spagnola, questo sport non prevede l'uccisione del toro, ma celebra il coraggio e l'abilità dei raseteurs e la forza dell'animale. 

Nella corsa camarghese fondamentale è la bravura del cavallo e del cavaliere. Questo è quello che deve aver attratto Cesetti, che in quei confronti atavici tra l’animale e l’uomo rivedeva il lavoro quotidiano dei suoi butteri maremmani.

Nel domaine de Fangouse è possibile ancor oggi assistere alla corsa camarghese e partecipare ad eventi tematici, serate all’insegna dell’enogastronomia locale, dove si degusta una cucina autentica e rustica, con prodotti a chilometro zero.

Chloé, vestita da vera camarghese, vi accompagna per un safari in jeep. Un giro in mezzo ai tori ed ai cavalli in libertà, tra i cavalli scendiamo e li accarezziamo, tra i tori no, sono abituati alla sfida, meglio non rischiare. Chloé ci porta quindi verso il mare, sulle rive dell’Ètang du Méjean, un sito naturale protetto che fa parte del grande complesso lagunare della Linguadoca. In questa zona umida, canneti, paludi e stagni costituiscono un mosaico paesaggistico in cui tori, cavalli e uccelli si evolvono con le stagioni. Ed è qui che possiamo osservare da vicino i fenicotteri rosa.

Percorso artistico e di vita di Giuseppe Cesetti

Giuseppe Cesetti, morto ad ottantotto anni nella sua Tuscania, ha vissuto a lungo in Francia, Paese che ha amato profondamente, sia a Parigi, dove è stato addetto culturale dell’Ambasciata italiana negli anni Sessanta del secolo scorso, che nella Camargue.

Le opere di Cesetti, sparse nelle collezioni di tutto il mondo, con la loro forza espressiva ed i colori dei luoghi amati - i verdi pastello, i rossi infuocati, il celeste tenue del cielo infinito - testimoniano la grandezza di colui che, come definito dal critico Diego Valeri, fu l'ultimo "centauro maremmano".

Alcune tra le opere più significative del Maestro si trovano nella raccolta privata di Montebello, tra Tarquinia e Tuscania. I quadri con i cavalli in libertà, inquieti, rissosi; e poi i tori "immensi e impassibili, guardati a vista da mandriani neri e barbuti come vecchi sugheri". Un'artista, Cesetti, che però non esaurisce la propria genialità nel raffigurare la terra natia, ma che approfitterà delle tante tappe del suo vagabondare (Firenze, Milano, Venezia, Parigi, e la tanto amata Camargue) per ampliare ed arricchire la propria tavolozza.

All'attività artistica, Cesetti ha affiancato una ricca attività professionale: dalle collaborazioni a riviste letterarie come "Solaria", alla fondazione del movimento artistico del "Cavallino", ai lavori per la Biennale di Venezia del 1934. Dal soggiorno a Parigi negli anni Trenta nascerà il sodalizio con alcune delle figure più rappresentative del mondo artistico ed intellettuale di quegli anni, come De Chirico e De Pisis. Seguono gli incarichi alla cattedra di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Venezia e di Roma e la nomina nel 1962 ad addetto culturale per le Arti Plastiche e Figurative presso l'Ambasciata d'Italia a Parigi.

Nel 1967 Cesetti torna in Italia dove avvia un allevamento di cavalli purosangue e maremmani e si adopera per la rinascita delle antiche tradizioni del luogo. Muore nel 1990, lasciando una grande eredità: la raccolta di quadri e l'allevamento di cavalli.

Per approfondimenti:

https://domainedefangouse.fr

Per visionare alcune opere dell'artista si veda il sito della galleria Contini: http://www.continiarte.com/

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