Passaporti, servizi per la collettività, turismo delle radici. La missione del ministro Luigi Maria Vignali a Basilea
Intervista al direttore generale della Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie (DGIEPM) in occasione del suo viaggio a Basilea.
di Franco Narducci 26 febbraio 2024
Ministro Vignali, in questo inizio d’anno si parla molto del Turismo delle Radici. Alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano è stata lanciata “Italea - il viaggio verso le tue radici”. Nel panel della presentazione lei è intervenuto per il Ministero degli Affari esteri e cooperazione internazionale e ha detto che “il viaggio parte da Italea”: dobbiamo presumere che tutto farà capo a Italea?
Sì, Italea è un portale attraverso il quale i turisti delle radici, gli italiani e gli italo-discendenti nel mondo potranno accedere a tutta una serie di servizi, di proposte, di offerte afferenti al Turismo delle Radici. Nel portale saranno contenuti gli eventi, le manifestazioni e anche le possibilità di ricerca dell’albero genealogico. Quindi, tutte quelle offerte integrate verso il Turismo delle Radici, pensate proprio per un nuovo tipo di turista che vuole vivere un viaggio emozionante, come si dice oggi. Un viaggio esperienziale che noi crediamo possa effettivamente, attraverso Italea, facilitare per la prima volta un turismo diverso, pensato appositamente per chi è interessato alle proprie radici.
Tutte le Regioni italiane opereranno sotto l’egida di Italea o ci saranno anche altre forme di intervento?
Italea è un marchio che noi abbiamo adottato per parlare, appunto, di organizzazione dei ‘viaggi delle radici’. Poi ci sono dei raggruppamenti regionali, per esempio Italea-Campania, Puglia, Toscana, Liguria, ecc. Questi raggruppamenti regionali si attiveranno, in effetti già lo stanno facendo, per proporre un’offerta nuova di turismo, riempiendo di contenuti il portale relativamente ai viaggi delle radici. Insomma ci saranno delle peculiarità regionali. Ogni gruppo regionale organizzerà al meglio la propria offerta.
Per il successo del Turismo delle Radici la rete consolare, in virtù della sua funzione cerniera con il mondo degli italiani all’estero, dovrà produrre uno sforzo adeguato agli obiettivi che l’Italia vuole realizzare. Ma la rete è già ora in sofferenza: potrà fare fronte a ulteriori carichi di lavoro?
Noi innanzitutto sosterremo la rete all’estero, la guideremo verso gli obiettivi di promozione del Turismo delle Radici; inoltre, in questo momento, grazie all’impegno del Governo, stiamo assumendo molti funzionari al Ministero degli Esteri. Quindi tutta la rete, non solo quella consolare ma anche quella delle ambasciate, verrà rafforzata e troveremo le energie per promuovere il sistema Paese, come abbiamo sempre fatto, oltre al Turismo delle Radici.
La stampa svizzera ha dato voce alle proteste dei cittadini italiani, furibondi per il servizio passaporti che giudicano scadente, e ha preso di mira la sede di Basilea. Durante l’emergenza pandemica i nostri connazionali hanno avuto molta comprensione, ma poi non c’è stato il cambio di passo. Come si può migliorare questa situazione?
Innanzitutto, rafforzando l’organico della sede, dandogli gli strumenti per poter affrontare una richiesta crescente di servizi consolari. E devo dire che la riorganizzazione della sede è già iniziata e c’è stato un forte aumento della produzione di passaporti, di carte d’identità elettroniche, un abbattimento di arretrato - in particolare per quanto riguarda l’iscrizione all’anagrafe consolare - senza precedenti, con numeri veramente lusinghieri. Quindi un percorso virtuoso è già iniziato e adesso si tratta di rafforzarlo. Potenziarlo, ripeto, soprattutto iniettando risorse, portando nuovo personale.
Tutti e quattro i consolati in Svizzera sono più o meno in difficoltà, ma nel tritacarne mediatico è finito - nonostante i miglioramenti che si registrano dopo l’arrivo della Console Romagnoli - soprattutto il Consolato di Basilea. Come lo spiega?
Il Consolato di Basilea ha un elevato carico di lavoro per singolo addetto! Ovvero, ci sono tanti italiani in questa circoscrizione consolare e in paragone meno personale rispetto ad altri consolati, anche in Svizzera e non solo. E poi c’è da dire che la collettività italiana a Basilea cresce proporzionalmente più delle altre, con aumenti annui addirittura del 10% negli ultimi anni; quindi, non è semplice far fronte all’accresciuta domanda di servizi mentre l’organico di personale resta lo stesso. Ma come ho detto, abbiamo iniziato un percorso e lo porteremo avanti.
Molti italiani in Svizzera sostengono che i servizi funzionavano meglio quando erano gratis. Ora, invece, le percezioni consolari rappresentano entrate consistenti. Perché non vengono riallocate in toto per il potenziamento dei servizi consolari?
Beh, è una domanda che mi mette un po’ in imbarazzo, perché io sarei assolutamente favorevole e voglio sottolineare che ci sono delle proposte di legge per riassegnare effettivamente i proventi dei servizi alla rete consolare stessa. Detto ciò, come sa è una competenza che spetta al Ministro dell’economia e delle finanze. Quindi bisogna tener presente la delicatezza dell’analisi di congiuntura finanziaria. Ma ripeto, le proposte ci sono e io sono sicuramente favorevole.
Ministro Vignali, lei è a capo della DGIEPM, la Direzione dove passano tutte le istanze riguardanti le comunità italiane nel mondo. Da decenni si parla di un Sistema-Italia integrato, di cui gli italiani espatriati sono una parte importante. È ancora così, è ancora una visione attuale su cui lavorare?
Assolutamente sì. Gli italiani all’estero costituiscono la vera potenza italiana nel mondo. Rappresentano coloro che fanno conoscere all’estero i nostri prodotti, che veicolano un’immagine importante del nostro Paese, che emanano quella corrente - la chiamerei di ‘Ital-simpatia’ - che va a rafforzare la nostra presenza nel mondo. Il nostro soft power italiano nel mondo è fatto dalle collettività: di questo siamo consapevoli, ne è consapevole il Ministro degli Esteri, ne è consapevole il Governo. E sugli italiani all’estero vogliamo continuare a puntare.
In Svizzera c’è un crescendo di iniziative culturali e politiche a difesa e promozione dell’italianità incarnata dal Cantone Ticino e una parte dei Grigioni. Il Governo italiano ha invece diminuito le risorse destinate ai corsi di lingua e cultura italiana. Gli italiani che vivono in questo paese hanno colto subito la contraddizione...
Non è un dossier di mia stretta competenza, ma io credo che non ci sia un intento, diciamo così, di restringere l’impegno per la lingua italiana. Dobbiamo cooperare con il Canton Ticino e le zone di lingua italiana della Svizzera. Per quanto concerne le risorse economiche, devo anche aggiungere che è parte di una politica di razionalizzazione globale delle risorse che abbiamo. Ribadisco, in ogni caso, che la lingua italiana è una realtà vitale, importante, che deve essere tutelata.
Ministro, pochi conoscono come lei le comunità italiane nel mondo e allo stesso tempo il MAECI. Perché il Consolato di Basilea, a cui fanno capo 120mila connazionali residenti in cinque Cantoni, è un fratello minore rispetto a Ginevra, Lugano e Zurigo? Non le pare che abbia la dignità per essere un Consolato Generale come gli altri?
È una giusta valutazione che mi è stato sottoposta in maniera formale anche dal Comites di Basilea e che io intendo sostenere. Vorrei effettivamente tornare qui presto in un Consolato Generale.
Prima di essere degradato, al Consolato Generale di Basilea facevano capo circa 75.000 italiani e il personale era il triplo rispetto ad ora. Ritengo, quindi, che riportarlo al precedente grado sia la linea da seguire, penso che non vi siano dubbi...
Il sostegno alla sede consolare di Basilea - che sia Consolato Generale, come anch'io auspico, o Consolato - non mancherà e la mia presenza qui ne è la testimonianza. Guardiamo alla collettività italiana di questa Regione come una fra le più promettenti, fra le più dinamiche non solo in Svizzera ma in generale in Europa, e quindi su questo vogliamo continuare a investire e impegnarci.
In effetti, accanto al polo chimico-farmaceutico in cui tante leve della nuova emigrazione trovano impiego, ci sono settori di primissimo piano, trainanti, non solo per l’economia svizzera. L’Italia ha un posto di rilievo nell’esportazione di prodotti chimici di base in Svizzera. Rafforzare la sede di Basilea potrebbe contribuire anche ad attrarre investimenti in Italia, condivide questa valutazione?
Sì, certamente. Come dicevo, questa è un’area dinamica, importante non solo per quello che riguarda la nostra collettività ma anche in termini di economia e di sviluppo ulteriore dell’interscambio con l’Italia. È un processo che teniamo sotto osservazione. Sostenere il sistema Paese è parte anche del mandato di questo consolato; dal mio punto di vista dico però che la prima cosa da fare è migliorare i servizi per i nostri connazionali.