Ecco come il voto europeo ha ridefinito gli equilibri in Italia

di Toni Ricciardi 26 giugno 2024

 

Tutto come previsto e prevedibile, ma con qualche “mah” non secondario. Partiamo dalle forze del governo. Fratelli d’Italia (FdI) si conferma come prassi post voto delle politiche primo partito italiano, tuttavia con una anomalia imprevista, ovvero, il mancato sfondamento nel Sud del paese.
Infatti, cosa già accaduta 5 anni fa con la Lega di Matteo Salvini, prima ancora al Movimento 5 Stelle e soprattutto al Pd di Matteo Renzi, il partito guida al governo supera sempre di gran lunga il 30% dei consensi. La Lega la scorsa tornata raggiunse il 34%, mentre il Pd di Renzi addirittura il 40%. Questa volta il partito di Giorgia Meloni ha sfiorato il 30%, senza raggiungerlo, per colpa o causa voto nel Mezzogiorno. A pesare, da un lato la campagna violenta contro il reddito di cittadinanza, ma soprattutto l’autonomia differenziata. Tema che ha inciso più del sostegno al reddito, tanto che il Partito Democratico dopo dieci anni è stato il partito più votato al Sud.

Non accadeva dal 2014. E per trovare un dato del genere bisogna ritornare all’ Ulivo del 2004.
Restando nell’ambito dei partiti di governo, Forza Italia, che solo qualche mese fa, dopo la morte del suo leader e fondatore Silvio Berlusconi, era stata data in grossa difficoltà e vicina all’estinzione politica, è riuscita nell’impresa di superare, anche se di poco, la Lega. Questo risultato, se da un lato consegna ancora di più il governo al PPE (Partito popolare europeo) vincitore delle elezioni europee, dall’altro ha segnato un colpo non facile agli equilibri nel governo.

La prossima manovra di bilancio ci dirà. Infine, il partito di Matteo Salvini, che si appresta al suo congresso nazionale in autunno, ha mantenuto la percentuale attesa, ma si è caratterizzato per il successo personale del generale Vannacci, candidatosi come autonomo, e soprattutto ha dovuto scontare il netto spostamenti della propria base elettorale, in particolare nelle regioni del Nord a favore del partito di Giorgia Meloni. Per quanto riguarda le forze di opposizione, il fu terzo polo si è sciolto come neve al sole, ma con caratteristiche diverse. Mentre Azione di Carlo Calenda non ha ottenuto il raggiungimento della soglia di sbarramento, in purezza, senza caricarsi nelle proprie liste tutto e il contrario di tutto; Stati Uniti d’Europa, nata dalla fusione di Italia Viva di Matteo Renzi, +Europa della Bonino, Socialisti Italiani e un numero innumerevole di potentati locali, da Mastella, passando per i Cesario fino a Totò Cuffaro, non hanno raggiunto l’obiettivo sperato.

Quale sarà il futuro di questi aggregati, come per gli equilibri di governo, lo capiremo nei prossimi mesi. Veniamo al resto delle opposizioni. Il Movimento di Giuseppe Conte ha subito una involuzione notevole, non che fosse mai stato forte alle europee, ma ha retto solo nel Sud con il 16%, mentre nel resto d’Italia si è mantenuto a livelli ben inferiori tanto da restare sotto la soglia psicologica del 10%. AVS ha ottenuto un ottimo risultato superando abbondantemente il 6%, trainata da scelte d’impatto forte come Mimmo Lucano e Ilaria Salis, e dimostrando che un perimetro di campo largo è ancora possibile in Italia.
Infine, il Partito democratico di Elly Schlein è risultato il primo partito nel Mezzogiorno, ha aumentato la propria pattuglia di eletti rispetto al 2019 e si pone come la prima forza nell’alveo dei socialisti europei superando di poco i socialisti spagnoli di Pedro Sanchez premier iberico. Un altro dato interessante del Pd a matrice Schlein è stato il fatto di essere stato il partito più votato tra gli under 30, fatto mai accaduto prima, e soprattutto il secondo partito più votato, dopo AVS, tra gli studenti fuori sede, altra novità sperimentata per la prima volta per le elezioni europee.

Infine, per quanto riguarda il voto degli italiani nei paesi dell’Unione europea, il Partito democratico con oltre il 30% si è confermato ancora una volta il partito più apprezzato tra le comunità all’estero, seguito dal 18% di Fratelli d’Italia. Tuttavia, rispetto al voto all’estero, sottolineando la bassa partecipazione dovuta al fatto che gli elettori si dovevano recare presso il proprio consolato di riferimento e non potessero votare per posta, ancora una volta, nonostante sia stata depositata nove mesi fa una proposta di legge che chiedeva il voto per i residenti in Svizzera – che non hanno mai avuto il diritto di voto per le europee – e nel Regno Unito, privati del diritto post-Brexit, l’attuale governo ha ritenuto di non procedere in tal senso.

Nelle prossime settimane, vedremo, al netto dei risultati negli altri paesi europei, quale sarà il futuro dell’ Europa e con essa degli equilibri politici italiani.

 
Corriere dell’italianità


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