«Vorrei andare oltre il riscatto della memoria di mio padre, Mauro Rostagno»

Esce oggi il documentario di Roberto Saviano sul giornalista ucciso dalla mafia nel 1988. Al Corriere dell’italianità la figlia Maddalena condivide il bisogno di rendere giustizia alla vera, genuina storia del papà «che troppi hanno sentito il bisogno di screditare».

Di Alessandra Spada 26 febbraio 2025

Mauro Rostagno e sua figlia Maddalena nell’agosto 1988. © DR

 

Da stasera è sugli schermi di Sky e Now il documentario Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo*, di e con Roberto Saviano, sulla vita del coraggioso giornalista, sociologo e fondatore della Comunità Saman, morto per mano della mafia il 26 settembre 1988. Trentadue anni dopo, nel 2020 è stato condannato il mandante mafioso dell’omicidio, ma resta il mistero su chi sparò e lo uccise. La figlia Maddalena aveva qundici anni, ci racconta oggi le sue sofferenze e le speranze.

Cosa vorresti che rimanesse, di tuo padre, a chi guarda questo documentario?
Maddalena Rostagno:
A differenza di altre persone, mio padre era corpo, era fisico, era presenza, non era solo parola. Anche se ha scritto delle cose che io considero da intellettuale, veicolare quella presenza fisica è difficilissimo, solo chi l’ha conosciuto sa quell’energia. Lui era innamoratissimo, appassionatissimo della vita, il documentario è importante per questo, perché ci sono dei pezzi suoi, fa vedere tra le tante cose brutte che sono successe dei pezzetti suoi. Sarei interessatissima a sapere cosa arriverà di quell’energia a chi non l’ha conosciuto.

Hai conosciuto persone a cui è arrivata l’energia di tuo padre?
In questi anni ho incontrato alcuni compagni di Trento, dove mio padre è laureato in sociologia, che mi hanno raccontato delle cose bellissime di lui; uno mi ha raccontato di aver avuto un lutto, di essere andato in Puglia e al funerale aver sentito una mano sulla spalla, e Mauro era lì. Con altri cinque erano saliti in macchina e avevano attraversato l’Italia per essere accanto a lui, fisicamente. Questo documentario è un modo per raccontarlo per quello che era.

 

Mauro Rostagno nell’agosto 1988. © DR

 

Cosa ti è rimasto di tutti questi anni spesi per ottenere giustizia?
C’è stato un lungo investimento di energia nella difesa prima e nel processo poi, alla sentenza si è pensato che fosse finita. C’è chi mi ha chiesto di smettere di dedicare a questo così tanto tempo, mi hanno detto: è ora di pensare ad altro. Ma quando ci si arriva, ci si rende conto che la verità giudiziaria è solo uno step, un passaggio, ora c’è da pensare a lui, a cosa ne può restare, non solo per la sua memoria. È una storia che vale la pena di essere raccontata per i giovani, per il nostro oggi.

Il documentario colma le tue personali aspettative, o alcune sono rimaste ancora in sospeso?
Il riscatto della sua memoria, vorrei andare oltre. Ci siamo dovuti dedicare troppo alle schifezze che abbiamo subito e perfino questo documentario lo ha dovuto fare per completezza, ma non ci siamo potuti permettere di dedicarci veramente alla sua memoria. Per me è importante per fare pace con tutto, ho bisogno che venga riconosciuta tutta una serie di cose, tra le altre che si renda anche giustizia alla storia d’amore dei miei genitori che troppi hanno sentito il bisogno di screditare. E lo desidero non solo come figlia, di mia madre oltre che di mio padre, ma come donna. E poi spero che il prossimo tassello sia fatto al femminile, Mauro per come me lo ricordo io aveva un bellissimo lato femminile, e forse andrebbe raccontato dalle donne; al suo funerale c’erano soprattutto donne che erano la gran parte del suo pubblico, ma nei filmati questo non si vede.

* Mauro Rostagno, l’uomo che voleva cambiare il mondo è un documentario Sky Original in due parti, con soggetto e sceneggiatura di Roberto Saviano e Stefano Piedimonte e la regia di Giovanni Troil, prodotto da Sky e Palomar in associazione con Sky Studios, in esclusiva dal 26 febbraio dalle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming solo su NOW.

 
Corriere dell’italianità


Dal 1962 la voce della comunità italiana in Svizzera

https://corriereitalianita.ch
Indietro
Indietro

Celeste Dalla Porta, musa del film «Parthenope» di Sorrentino, incanta Ginevra

Avanti
Avanti

75esima Berlinale: viva ed attuale come non mai