Italia, il nuovo paradiso fiscale dei ricchi
Il Belpaese attrae sempre più i multimilionari stranieri in fuga da troppe tasse e ora fa anch’esso parte dell’«Europa parassita», dal titolo del magistrale libro inchiesta del giornalista Angelo Mincuzzi. Da non perdere.
di Fabio Lo Verso 30 settembre 2024
«Può sembrare un’assurdità affermare che l’Italia sia un paradiso fiscale», scrive Angelo Mincuzzi, caporedattore del Sole 24 Ore, nell’introduzione al suo ultimo libro Europa parassita. Come i paradisi fiscali dell’Unione europea ci rendono tutti più poveri (Chiarelettere 2024). Ma è così, rendiamocene conto. Con le imposte di successione fra le più basse al mondo e un generoso regime di favore concesso ai Paperoni stranieri, il Belpaese è diventato un Eden per i più ricchi.
Il giornalista si sofferma a lungo sul caso italiano, prima di condurre il lettore tra le vie delle capitali europee, dove agli ultraricchi sono concessi benefici fiscali e tassazioni agevolate: dal Lussemburgo a Jersey, passando dall’Olanda, Belgio, Cipro, Svizzera, Montecarlo e Gran Bretagna. Le tappe di un viaggio che Mincuzzi ha iniziato più di dieci anni fa e ora si conclude con le 480 pagine pubblicate da Chiarelettere. Un libro inchiesta indispensabile per capire i meccanismi che permettono alle élite economiche europee di arricchirsi sempre più, e agli oligarchi, dittatori e trafficanti di nascondersi dietro l’impenetrabilità del segreto bancario.
Ma l’autentica sorpresa viene dall’Italia, dove l’imposta sostitutiva da 100mila euro all’anno per gli High Net Worth Individual (i super ricchi) attira un numero sempre più alto di Paperoni stranieri. Erano esattamente 1.136 l’anno scorso, secondo la Corte dei conti nella sua Relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2023. Per la prima volta in Europa, l’Italia si è ritrovata al sesto posto fra i «paradisi fiscali» legali per stranieri ad alto reddito.
«I ricchi stranieri che si trasferiscono in Italia pagano soltanto 100mila euro di tasse su tutti i guadagni che realizzano all’estero. Guadagnano dieci milioni di euro? Ne pagano 100mila. Guadagnano 100 milioni, 200, 500, un miliardo? Pagano sempre 100mila euro di tasse», spiega Angelo Mincuzzi. «Gli oltre mille ultraricchi e il loro familiari versano circa 90 milioni all’anno allo Stato italiano, che però non sa quanto guadagnano all’estero e quindi non sa quanto avrebbe ricavato se non ci fosse la flat tax».
Ecco il trucco: la flat tax nostrana, un marchingegno fiscale che considera tutto il reddito guadagnato all’estero, inclusi i portafogli finanziari con titoli depositati fuori dall’Italia. Ne scaturisce un’imposta forfettaria che sarà raddoppiata a 200mila euro. Il decreto del governo Meloni, pubblicato lo scorso il 10 agosto, dovrebbe essere convertito in legge entro il 9 ottobre.
Ma il raddoppio della flat tax non fa molta differenza sui grandi patrimoni stranieri. Chi ha 10 milioni in banca in Italia potrebbe ripensarci. Ma qui si parla di capitali di oltre cento milioni di euro. Nel Corriere della Sera del 19 settembre, un dirigente di Misto e Associati a Milano, associazione professionale specializzata in materia tributaria, dichiara: «Così siamo diventati più attraenti della Svizzera».
L’ingegnoso meccanismo fiscale italiano si avvale anche di tasse di successione come detto fra le più basse al mondo. «Vivi all’estero, muori in Italia», è la conclusione di un consulente fiscale con centinaia di clienti facoltosi dietro la sua porta. Spiega che «i francesi, con la residenza italiana, possono donare i loro patrimonio ai figli, mentre in Francia pagherebbero 45% di imposte». In Italia non pagano niente fino a un milione di euro e oltre questo valore versano solo il 4%.
Il grande merito del libro di Mincuzzi è fare luce sui risvolti più reconditi delle agevolazioni fiscali in Europa. Più si va avanti nella lettura più lo sconcerto prevale su tutte le altre sensazioni. I cittadini onesti finiscono per pagare anche le tasse di chi non le versa, e chi non le paga sottrae risorse alle scuole, agli ospedali, alle strade, insomma alle infrastrutture vitali per la società. Mincuzzi menziona uno studio di Tax Justice Network, una rete di esperti che lottano contro l’evasione fiscale internazionale: «Con i 10,5 miliardi di euro che mancano ogni anno dalle casse pubbliche italiane perché dirottati artificiosamente negli stati parassiti, l’Italia potrebbe assumere quasi 380.000 infermerieri, più degli abitanti del comune di Firenze».
Fra i tanti personaggi che il giornalista ha incontrato, c’è Gian Gaetano Bellavia, «un omone simpatico con i baffetti che ha la capacità di spiegare con una invidiabile semplicità meccanismi complessi e articolati». È il motivo per cui Bellavia è una presenza costante nelle inchieste finanziarie della trasmissione televisiva Report.
Nel libro di Mincuzzi sviluppa un ragionamento che ci riguarda da vicino: «Tutto questo si somma a una grande ingiustizia. Oggi giustamente in Svizzera il lavoro lo tassano al 19%, il capitale al 35%. Chi lavora paga meno di chi non lavora. In Italia, invece, il reddito da capitale è tassato al 26%, il reddito di impresa è al 24%, e il reddito da lavoro dipendente è tassato come minimo al 27% fino al 45-47%. Non è giusto ma nessuno vuole cambiare questa situazione perché a nessuno interessa della gente comune».