Sovranismi sovrapposti oltre il cordone sanitario europeo

I Patrioti di Viktor Orbán, spingendosi in cima alla catena delle sovranità nazionali, sono ora i signori dell’estrema destra europea, hanno piantato la bandiera del patriottismo sulla vetta da cui è stata rimossa la premier Giorgia Meloni.

Di Guido Gozzano 10 settembre 2024

 

Il leader di Forza Italia Antonio Tajani, riferendosi ai Patrioti per l’Europa, ha dichiarato: «È un gruppo ininfluente perché nessuno vuole discutere con loro». Tajani è uno che conta fra i popolari di Ursula von der Leyen, il partito che ha vinto le elezioni europee. Da ministro degli Esteri parla con tutti, è inoltre reduce dell’esperienza positiva del «cordone sanitario» usato nei confronti di Identità e Democrazia, il gruppo scomparso per far posto proprio ai Patrioti di Viktor Orbán.

È andata come Tajani l’aveva previsto. Nessuno infatti ha avuto voglia di discutere con i Patrioti. Dietro il cordone sanitario, gli eurodeputati del premier ungherese sono rimasti isolati, esclusi dagli incarichi rilevanti nel Parlamento europeo, dai vertici di ciascuna della ventiquattro commissioni e sottocommissioni dell’Eurocamera.

La portavoce dei Patrioti ha protestato: «Il cordone non rispetta i risultati elettorali e il voto di milioni di elettori, siamo il terzo gruppo più numeroso al Parlamento europeo». In apparenza sembra una riedizione del «siamo il terzo Paese in Europa» di Giorgia Meloni. In realtà è molto di più, è la notifica che ora i Patrioti sono i signori dell’estrema destra europea. Si sono spinti in cima alla catena delle sovranità nazionali piantando la bandiera del patriottismo sulla vetta da cui è stata rimossa la premier italiana.

L’avvicendamento è il risultato di una sovrapposizione, nello spazio europeo ridotto dalla Brexit, di due onde lunghe sovraniste. Quella di Orbán, Le Pen, Bardella, Salvini & co, si muove dall’Atlantico ai Carpazi, dalle coste danesi alle rive del Mediterraneo. Si gonfia, si increspa, si estende fin dove può, è pronta a riversarsi in tutti i rivoli dello scontro diretto sulla governance europea.

 
 

L’onda di Meloni è rallentata proprio da quello scontro che la premier italiana ha perso contro la figura dell’establishment europeista forse più odiata dai nazionalisti, von der Leyen. Rallentata da Ursula ma, forse più grave ancora, respinta dagli storici alleati di Vox, l’estrema destra spagnola passata nei ranghi dei Patrioti.

Quasi tutti i sistemi politici del nostro continente si stanno ridefinendo, o si sono ridefiniti, a partire dalla frattura europea aperta dai nazional-sovranisti. Cosa accadrà adesso se fra gli stessi nazional-sovranisti si evidenziano spaccature interne? Eppure nel luglio 2021, sedici partiti europei dell’estrema destra, tra cui Fratelli d’Italia e Lega, erano riusciti, anche se con alcune difficoltà, a individuare una piattaforma comune sul piano sovranazionale. Evidentemente, la base non era abbastanza larga né omogenea per rielaborare una retorica nazionalista coerente con i sovranismi che si sono via via modellati nei vari Paesi.

Oltre quel cordone sanitario usato per contenere quel che si poteva, c’è ora da aspettarsi che i Patrioti, dopo aver superato Meloni, tentino una svolta radicale. Nella scelta del patriottismo come valore supremo è impresso il cambio di direzione. Patriota è la parola chiave che forse mancava, capace di saldare per la prima volta i concetti di sovranismo e nazionalismo, di innervare un nuovo campo semantico, di sfuggire a ogni tipo di cordone sanitario, ora che ha conquistato il terzo gradino nella legislatura in cui dilaga l’euroscetticismo.

Dai Patrioti di Orbán ai Conservatori di Meloni, terzo e quarto gruppo al Parlamento, la somma è di 162 eurodeputati. Una cifra molto vicina ai 188 del Partito popolare di von der Leyen e Tajani. A cui andrebbe aggiunta una pattuglia di circa trenta eurodeputati con idee affini fra i «Non iscritti» . In tutto si arriva a 192, ben oltre un quarto degli eletti dell’Eurocamera. La rampa di lancio per il decollo dei Patrioti?



 
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