Per i giovani di Malnate, la condivisione è di casa!
L’esperienza di una comunità ai confini con la Svizzera, nell'arcidiocesi di Milano ma in provincia di Varese, unisce tre parrocchie in un cammino unico. Qui i giovani possono sperimentare il senso dell’amicizia e usufruire degli spazi di una casa dedicata a loro.
Di Conferenza Episcopale Italiana 24 dicembre 2024
Quasi al confine con la Svizzera, a Malnate in provincia di Varese, vive una comunità molto dinamica sia dal punto di vista sociale che ecclesiale. Siamo nell’arcidiocesi di Milano, dove buona parte degli abitanti è frontaliero, va a lavorare in Svizzera durante il giorno e torna a casa la sera. Da tre anni don Giuseppe Lazzati ha preso le redini di questa comunità variegata, che appartiene a tre parrocchie e conta quasi ventimila fedeli.
A caratterizzare la vita della comunità troviamo un mix di fede, di impegno sociale e di generosità non scontato, in un contesto in cui la popolazione appartiene a generazioni anche di emigrati, con diverse provenienze ed età. In tanti lavorano soprattutto come infermieri, impiegati delle ditte di meccanica e ultimamente come cuochi, anche stellati. Ma il cuore della comunità è formato da famiglie arrivate soprattutto dal Veneto e dalle regioni del Sud ormai quarant’anni fa. È presente nella cittadina una realtà sociale viva, fatta di associazioni sportive, educative e sociali, alleate fra loro.
In questo contesto si inseriscono le attività parrocchiali. «Il 25% della popolazione partecipa alla vita comunitaria, specialmente la domenica», spiega don Giuseppe, sacerdote dal 1988: «Nelle feste sono anche di più». Dalle catechesi per i bambini alla attività della Caritas, un via vai di volontari si muove nelle tre comunità accompagnate da don Lazzati: San Martino, San Lorenzo e la Santissima Trinità.
«Guido una realtà comunitaria composta da parrocchie diverse, chiarisce il sacerdote a capo dell’unità pastorale, e il nostro impegno, dai bambini agli adulti, cerca di raggiungere tutti, grazie anche ai tanti collaboratori che mi aiutano nell’attività pastorale. La preparazione al battesimo e agli altri sacramenti, assieme all’oratorio, richiama presso la parrocchia un bel numero di persone di ogni età mentre la Caritas mi aiuta nelle diverse emergenze di poveri vecchi e nuovi».
I collaboratori accompagnano i ragazzi nei diversi momenti della crescita, nella scuola e nella vita spirituale. Da cinquant’anni i ragazzi partecipano al campeggio organizzato dall’oratorio; adesso un libro racconta esperienze, luoghi e avvenimenti di una storia ricca di momenti indimenticabili, con testimonianze raccolte tra i vari partecipanti.
Particolare cura è data al sostegno scolastico. Luisa Franzi è una delle persone che collaborano alle attività parrocchiali nel settore in cui ha lavorato una vita intera: «Essendo un’insegnante in pensione da quattro anni, ma sempre appassionata del mio lavoro, ho scelto di continuare la mia missione». Luisa è catechista, da due anni si dedica al doposcuola dell’oratorio: «L’ambito è quello educativo. Ho gestito come responsabile il campeggio del nostro oratorio per circa vent’anni. A settembre è stata inaugurata una nuova aula per il doposcuola, uno dei segni che c’è molta cura al sostegno scolastico e sociale per i bambini e i giovani. Oggi cinquantadue ragazzi sono seguiti da tre volontari. In questo circolo vivo di progettualità, ho impegnato molto tempo ed entusiasmo, perché credo che l’oratorio sia ancora un luogo di crescita cristiana e valoriale di grande valenza educativa».
Un’attenzione particolare è rivolta ai giovani. «Tra le realtà parrocchiali, la casa per la pastorale giovanile è diventata un luogo bello per incontrarsi, prosegue don Giuseppe. È la casa dove in passato abitava un sacerdote, oggi aperta all’accoglienza dei giovani. Durante diversi momento dell’anno, l’abitazione ospita esperienze di vita comune. Ragazzi dai 18 ai 20 anni si ritrovano per trascorrere insieme un periodo di tempo».
In un momento in cui l’individualismo e il ripiegamento nelle proprie necessità hanno il sopravvento, l’esperienza della vita comunitaria è una sfida nuova. Mentre la tentazione del virtuale conduce la persona in realtà di autoemarginazione, in questo contesto, la struttura parrocchiale diventa una proposta di apertura all’altro.
«Quasi una ventina di posti letto, aggiunge il parroco, sono a disposizione di chi vuol condividere il proprio tempo e la propria vita per qualche giorno. Il pasto, la preghiera, un film da vedere assieme. Poi, il giorno dopo, si va a scuola o al lavoro, per ritornare la sera a mettere in comune quello che si è vissuto».
In estate, come anche per il triduo pasquale, in Avvento o nei weekend, la casa apre le sue porte a chi desidera condividere del tempo in fraternità. Nella pastorale giovanile don Giuseppe è coadiuvato da don Alessandro Sacchi e il lavoro con i giovani è intenso. «Nell’oratorio arrivano anche settecento iscritti, oltre a quelli del catechismo e ai loro animatori. Poi ci sono i gruppi delle superiori e i ragazzi che per varie iniziative ruotano attorno alla comunità», spiega don Alessandro, sacerdote dal 2020, un contatto prezioso per i ragazzi in cerca di consiglio e dialogo.
L’esperienza nella casa diventa spesso anche occasione per confrontarsi con la vita di alcuni testimoni. «Abbiamo ascoltato le esperienze di Marta Cartabia e Paolo Nespoli», dichiara il giovane sacerdote. Vite di politici o astronauti, personaggi capaci di ispirare e di far capire quali sogni, seguendo un cammino di costanza e impegno, possono tramutarsi in realtà. Verrà a parlarci anche Elisa, la sorella di Chiara Corbella, la giovane mamma romana scomparsa nel 2012 a ventotto anni per un tumore apparso quando aspettava suo figlio e ora in cammino verso la beatificazione, perché anche parlare di santità non passa mai di moda.