«Donare le cornee è un gesto di solidarietà che aiuterà un’altra persona a ritrovare la vista»
Il trapianto di cornee è il più praticato al mondo. In Svizzera sono circa mille ogni anno. In Ticino, il team di coordinamento locale di donazione organi e tessuti si occupa dell’identificazione di possibili donatori e del dono di cornee.
Di Fabio Lo Verso 6 gennaio 2025
Le lesioni della cornea, la membrana trasparente dell’occhio posta davanti alla pupilla e all’iride, spesso richiedono un intervento chirurgico. Sovente solo un trapianto della cornea può salvare la vista. Sono circa mille ogni anno in Svizzera i pazienti che beneficiano di un trapianto di cornea, a fronte di circa 700 cornee donate in Svizzera.
«Il Ticino è sempre stato molto generoso», dichiara il professor Paolo Merlani, «ma possiamo fare di più». Da circa tre anni presso il reparto di Medicina intensiva dell’Ospedale Civico di Lugano, alle famiglie dei pazienti deceduti viene chiesto il consenso per la donazione delle cornee: «Oggi abbiamo deciso di considerare come possibili donatori anche i pazienti deceduti presso il Servizio di Medicina interna dell’Ospedale Regionale di Lugano».
È un progetto di ampio respiro «che coinvolge diversi professionisti», spiega il prof. Merlani, «dai medici di ogni reparto, alle infermiere, fino agli addetti delle pompe funebri, ed è necessario coinvolgere e preparare ognuno di essi».
Quale obiettivo si prefigge questa iniziativa?
Lo scopo sarebbe quello di riuscire a donare anche fino a 50 paia di cornee all’anno, ossia 100 cornee, fino a coprire un quinto del fabbisogno svizzero mancante. Sarebbe un risultato davvero importante. Per riuscirci, occorre sensibilizzare la popolazione e le famiglie dei defunti, per far capire quanto possa essere importante donare le cornee e sottolineare che si tratta di un grande gesto di solidarietà che aiuterà un’altra persona a ritrovare la vista.
Quali sono le principali difficoltà?
Non è per nulla facile richiedere il consenso per la donazione delle cornee alle famiglie in un momento di sofferenza così intesa, ovvero quando i loro cari sono appena deceduti. Ricordiamo che, a differenza delle donazioni d’organo nel caso di morte cerebrale, il tempo disponibile per prelevare le cornee è di 24-48 ore dal decesso. La richiesta di consenso viene effettuata unicamente se sono state escluse controindicazioni alla donazione delle cornee e soltanto in seguito vengono contattati i parenti. Al contrario di quello che in genere si pensa, anche in età avanzata è possibile donare le cornee, fino a 89 anni.
Come procedete con i parenti dei pazienti deceduti?
Le richieste di consenso avvengono per telefono con tutto il tatto, la cura e la professionalità possibili. Con l’aiuto di esperti di comunicazione abbiamo preparato un approccio che riteniamo il più rispettoso possibile e abbiamo formato le coordinatrici della donazione di organi e tessuti a sostenere queste conversazioni. Tuttavia se il famigliare del defunto è a conoscenza di un programma per la donazione delle cornee a Lugano, le telefonate potrebbero essere meno perturbanti. Per questo è importante informare la popolazione di questa novità in maniera più capillare possibile.
Considera che l’informazione riguardo al dono delle cornee sia insufficiente?
Come per il dono di tutti gli organi, non soltanto per le cornee, il lavoro di informazione deve essere costante. Personalmente, intervengo cinque o sei volte l’anno nei media, fra televisioni e radio, oppure attraverso il mezzo stampa, come in questo caso. E lo fanno anche altri colleghi. È un impegno che richiede assiduità. Non considero tuttavia che l’informazione sia insufficiente, ma che sia fondamentale rilanciare con regolarità le campagne di sensibilizzazione.
Come fare per preparare le famiglie a ricevere una richiesta di dono delle cornee?
Nei nostri reparti mettiamo a disposizione del materiale informativo e del personale formato al contatto con le famiglie. Di fatto, concretamente, si tratta di preparare le famiglie a ricevere una telefonata a casa. E per questo abbiamo bisogno del lavoro di informazione dei media. Mettiamoci nei panni di una persona che ha appena perso una persona e riceve una chiamata dall’ospedale, con la richiesta di consenso alla donazione delle cornee. Se non è informato, potrebbe reagire con incomprensione, magari soffrendone anche in maniera importante.
Quale messaggio vorrebbe, personalmente, far pervenire al pubblico svizzero?
Il messaggio che vorrei far passare, si rivolge alle famiglie, perché è al loro interno che vengono prese le decisioni in merito alla questione della donazione di organi e tessuti. Direi loro di discuterne, senza remore, né timore alcuno. Di non attendere dunque il momento triste, straziante in cui i loro cari se ne vanno per sempre. Direi loro di parlarne con tranquillità fra di loro, e di dichiarare la propria volontà malgrado i tabù che esistono pur sempre sulla morte propria e dei propri cari.
In Svizzera mancano circa cinquecento cornee in media ogni anno. Da dove vengono le cornee mancanti?
Dagli Stati Uniti principalmente, ma anche da altri Paesi donatori. Il problema è che non tutte le cornee prelevate possono essere utilizzate, alcune vengono ad esempio contaminate da batteri. Perché possano essere donati, gli organi hanno bisogno che il sangue circoli ancora nell’organismo, le cornee invece sopravvivono 24 o 48 ore dopo il decesso.
Dove vengono effettuati i controlli di qualità delle cornee prelevate in Ticino?
Facciamo dapprima un controllo in ospedale al momento del prelievo, poi le inviamo alla Banca delle Cornee di Ginevra. Di questi istituti, ce ne sono altri quattro in Svizzera, a Losanna, Lucerna, Berna e Zurigo. Spero in futuro ne venga creato anche uno a Lugano