Le ragioni del rifiuto svizzero della riforma delle pensioni
Il Governo e la maggioranza del Parlamento proponevano un sistema in cui con un reddito di 55'000 franchi si poteva perdere fino a 270 franchi di rendita al mese.
Di Valeria Angrisani 24 settembre 2024
È stata bocciata in maniera secca la proposta di riforma della LPP, il secondo pilastro nel sistema pensionistico elvetico. Alle urne i cittadini si sono ritrovati solidali nel rifiutare la modica di legge con oltre il 67% dei voti. Il «no» è arrivato da tutti i cantoni, con percentuali nette: dalla Svizzera romanda il rifiuto più forte, seguita dalla Svizzera tedesca e dal Ticino.
Piena soddisfazione da parte delle organizzazioni sindacali che, con la campagna dallo slogan «pagare di più per avere pensioni più basse», non hanno fatto esitare gli elettori sulla scelta giusta da fare. Di fronte all’aumento costante del carovita, i cittadini svizzeri mostrano preoccupazioni per il futuro delle pensioni e hanno risposto chiaramente di non voler accettare cambiamenti troppo radicali che non garantiscono sicurezza per l’avvenire della previdenza professionale.
Gli elvetici sono prudenti soprattutto quando si tratta di fare i conti in tasca e molti erano i dubbi che accompagnavano la proposta di legge sulla LPP. Tra le tematiche principali in discussione: l’abbassamento dell’aliquota di conversione che determina la conversione dell’avere di vecchiaia accumulato durante la vita lavorativa in una rendita di vecchiaia per il resto della vita. Attualmente tale aliquota è fissata al 6,8% e la proposta prevedeva una riduzione al 6% che di conseguenza avrebbe comportato una riduzione delle rendite del 12%.
«La riforma chiedeva alla maggior parte dei dipendenti di pagare di più per ricevere di meno, sebbene le casse dello Stato siano in buona salute. Con un reddito di 55'000 franchi si poteva perdere fino a 270 franchi di rendita al mese», commenta Véronique Rebetez, responsabile della politica sociale e dei servizi specializzati, membro della direzione del sindacato Syna. «La riforma sarebbe stata sfavorevole soprattutto nei confronti dei dipendenti con salari medio-bassi», puntualizza Johann Tscherrig, presidente della direzione Syna. Tutti i colleghi dei principali sindacati svizzera, UNIA, OCST nel cantone Ticino, SCIV nel Cantone Vallese e Travail.Suisse, insieme alle formazioni politiche al loro fianco, hanno sostenuto il «no» all’iniziativa federale.
Sconfitti e delusi il Parlamento e il Consiglio federale che sostenevano la controversa riforma della LPP insieme a tutto il settore assicurativo svizzero. L’errore di calcolo, nei mesi scorsi, dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, riguardo le future spese dell’AVS, ha avuto il suo peso nell’ambito della votazione, facendo oscillare l’ago della bilancia verso il «no» e aumentando la diffidenza dei cittadini. Si ricorda che la legge federale sulla previdenza sociale è entrata in vigore il primo gennaio del 1985 e ad oggi rappresenta il secondo dei tre pilastri del sistema previdenziale svizzero come parte integrativa del primo pilastro. Sono assicurati alla LPP tutti i lavoratori già assicurati all’AVS a condizione che guadagnino almeno 22'050 franchi all’anno, la soglia di entrata nella LPP, ed abbiano compiuto 25 anni di età.
Con i seguenti requisiti inizia quel processo di risparmio individuale per la previdenza per la vecchiaia del secondo pilastro a cui contribuisce in parte il lavoratore e in parte il datore di lavoro. Quest’ultimo può scegliere liberamente a quale cassa di previdenza professionale affiliarsi e nello stesso tempo ogni cassa pensione, pur disponendo ognuna di una propria regolamentazione di organizzazione interna, deve rispettare la previdenza minima garantita per legge: la cosiddetta previdenza professionale obbligatoria.
La previdenza privata e su base volontaria, a cui contribuisce solo il lavoratore, completa il sistema pensionistico dei tre pilastri in Svizzera, valutato dagli esperti come un modello da seguire a livello internazionale. Tuttavia, affinché possa essere garantito anche per il futuro, dovrà essere adattato all’evoluzione sociale ed economica del paese con proposte a favore dei cittadini e non penalizzandoli con ulteriori costi.