Obiettivi fin qui raggiunti nel ripulire gli oceani dalla plastica
Nel 2024 sono stati raccolti la metà dei rifiuti che galleggiano nell’Oceano pacifico, mentre in Italia vanno in porto le iniziative lanciate negli ultimi anni.
Di Ludovica Pozzi 16 dicembre 2024
Oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani ogni anno e, senza interventi, questo numero dovrebbe quasi raddoppiare fino a raggiungere i 17 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. I mari sono malati di plastica, e non solo. L’impegno per ripulire le acque dai rifiuti è partito da oltre un decennio, e la buona notizia nel 2024 è che si stanno raggiungendo gli scopi prefissati.
La startup italiana Ogyre, con sede a Genova, ha raccolto mille tonnellate di plastica, centrando questo ambizioso obiettivo per la fine dell’anno. Mille tonnellate sono pari alla capacità di cinque Colossei pieni di rifiuti. Ogyre ingaggia pescatori per ripulire i mari fra Italia, Brasile e Indonesia.
Fra i pionieri della pulizia degli oceani, Boyan Slat con la sua fondazione The Ocean Cleanup è riuscito a rimuovere la metà dei 154 milioni di rifiuti e plastica che galleggiano in quella che viene chiamata la Great Pacific Garbage Patch,
l’enorme isola di immondizia che si trova nell’Oceano pacifico. L’obiettivo intermedio è stato così raggiunto! Nel 2013, il giovane Boyan Slat, all’epoca diciottenne, stupì il mondo con la sua idea di barriera marina per spingere la spazzatura in una area delimitata, dalla quale è poi raccolta e riciclata. Soltanto con l’aiuto delle correnti naturali, gli umani impiegherebbero 79mila anni a ripulire le acque dalla plastica, aveva calcolato il prodigio olandese nato nel 1994. Se nessuno intervenisse, aveva aggiunto, entro il 2050 gli oceani conterrebbero più plastica che pesci.
Rammentiamo che, una volta finiti in acqua, gli imballaggi e i sacchetti, ed anche se non soprattutto le bottiglie e le reti da pesca, e qualunque altro oggetto in plastica, si spezzano in frammenti sempre più piccoli per via dell’erosione dell’acqua e delle correnti. Questi frammenti possono avere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 millimetri di diametro e costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di pesci ed uccelli marini quando vengono scambiati per cibo. Secondo gli studi più recenti sono 115 le specie a rischio nei mari e negli oceani.
Mentre si ripuliscono gli oceani, arriva dall’Italia, dove il movimento ocean cleanup è molto attivo, l’altra buona notizia del 2024: l’app geolocalizzante Cesp, per Custodians Earth Solution Platform, che consente di segnalare le aree da ripulire, non soltanto le spiagge e i fondali marini, ma anche i prati, i boschi, ecc. La piattaforma digitale ideata da BioDesign Foundation fa parte della sfida dei «Custodi del futuro», lanciata nel 2023 e replicata quest’anno con numeri in costante crescita e il recupero record di 600 tonnellate di plastica in un solo anno. Nella primavera del 2025 la BioDesign Foundation terrà un convegno mondiale sulle microplastiche.