L’Italia oltre le leggi di bilancio

di Fabio Lo Verso direttore 15 gennaio 2025

È iniziato un nuovo anno, e in Italia il 2025 è come i precedenti contrassegnato dalla legge di bilancio approvata pochi giorni prima del Capodanno. La manovra finanziaria è il banco di prova delle retoriche noviste di chi governa il Paese, l’alambicco attraverso cui vengono distillate le promesse elettorali, in fondo al quale gocciolano le «mancette», puro distillato istituzionale del clientelismo. Con oltre cento milioni di euro distribuiti a pioggia nel 2025 sul territorio nazionale, la maggioranza ha forse stabilito un record.

La legge di bilancio 2025 è un capolavoro di contabilità propagandista. Ma tra un finto calo delle tasse e una vera flessione nell’intelligenza degli investimenti pubblici, è rimasto intatto il debito sociale che la politica ha contratto con il «Paese reale», in cui oltre un terzo degli adulti è analfabeta funzionale, secondo uno studio recente dell’Ocse. L’Italia è «ultima» fra i Paesi industrializzati per capacità di leggere e comprendere testi scritti e informazioni numeriche.

Nelle aree del Sud, dove si concentrano i valori più bassi di competenze cognitive, si evidenzia una stretta relazione con l’arretratezza dello sviluppo economico. Gli investimenti pubblici, cronicamente insufficienti e testardamente clientelari, hanno prodotto un effetto autolesionista: hanno (quasi) estinto le potenzialità, incrementando la voglia dei giovani meridionali di fare i bagagli per il nord Italia o per l’estero. Le scuole e le università stringono la cinghia, ma i denari si trovano sempre per le sagre, festival, teatri e le palestre comunali degli amici politici.

L’assenza quasi programmatica di una politica in favore delle aree depresse del Paese si sposa con l’altalenante, e quindi inconsistente, lotta alla povertà. Nel 2023, oltre 2,2 milioni di famiglie erano in condizione di povertà assoluta, ossia 8,4% dei nuclei familiari residenti, con circa 5,7 milioni di individui nella stessa condizione, quasi un decimo della popolazione.

Negli ultimi dieci anni, l’aumento è stato «ininterrotto», segnala Caritas, il numero di poveri assoluti è salito dal 6,9% della popolazione residente nel 2014 al 9,7% del 2023. I bonus sociali per l’energia e il gas, seppur fortemente ridimensionati nel 2023 rispetto al 2022, hanno contribuito a contenere la crescita della povertà. Ma il fenomeno è ormai divenuto strutturale, per gracilità istituzionale e cecità parlamentare.

Oltre le pasticciate leggi di bilancio, permane l’aspettativa di una fase politica genuina, sincera verso il bene comune, e competente per affrontare un autentico cambio di stagione. Nel lento declino da potenza economica e industriale a periferia produttiva, l’Italia è adesso costretta a puntare sul miraggio delle grandi opere, come il Ponte sullo Stretto che forse darà più da mangiare alle famiglie mafiose che a quelle oggi al di sotto del minimo vitale.

 
Corriere dell’italianità


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