Tutti i requisiti e le novità 2025 per le pensioni italiane
Rimangono invariati per quelle di vecchiaia e anticipate. Resta però in discussione il lavoro discontinuo tra i giovani che non permette solide forme di previdenza.
Di Valeria Angrisani responsabile Inas Losanna e regione 20 gennaio 2025
Confermate anche per l’anno in corso gli stessi requisiti del 2024 per la pensione di vecchiaia e la pensione di vecchiaia anticipata. Nel dettaglio: 67 anni di età e 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia, e il requisito di 42 anni e 10 mesi, indipendentemente dall’età anagrafica, per la pensione di vecchiaia anticipata. Per le donne, invece, sempre ai fini della pensione di vecchiaia anticipata, sono richiesti 41 anni e 10 mesi di contribuzione.
Per la pensione anticipata inoltre, bisogna ricordare che per l’accesso al pensionamento viene presa in considerazione la cosiddetta «finestra mobile», che consiste in tre mesi di decorrenza dal perfezionamento dei requisiti richiesti. In parole povere, la prima rata utile di pensione sarà riscossa solo tre mesi dopo la maturazione dei requisiti.
Secondo la legge di bilancio, nello scenario pensionistico italiano, sono prorogate per il 2025 anche la pensione «Quota 103» che richiede il requisito di 62 anni di età e 41 di contributi, la pensione «Opzione Donna» con 61 anni di età e 35 anni di contributi (che possono essere ridotti di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni) e l’Ape sociale con requisiti di 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi (36 per i lavoratori con mansioni gravose).
Nelle prime due opzioni di pensionamento però, viene applicato il sistema di calcolo contributivo e di conseguenza l’importo mensile della pensione può essere inferiore con delle decurtazioni da non poco, fino all’età effettiva di pensionamento, cioè 67 anni. Per l’Ape sociale invece, viene utilizzato il sistema di calcolo misto delle decurtazioni fino all’età di pensionamento ordinario dei 67 anni.
La «Quota 103» sarà progressivamente eliminata nel sistema previdenziale italiano, una volta che si passerà al calcolo delle pensioni con il solo sistema contributivo. Tra i requisiti essenziali per l’accesso a tale diritto, è richiesto il possesso di almeno un contributo settimanale versato nel regime retributivo prima del 31 dicembre 1995. Attualmente, questa opzione di pensionamento è possibile solo per i lavoratori precoci che, prima del compimento dei 19 anni di età, hanno già versato 12 mesi di contributi che possono essere anche non continuativi, ma che risultino da lavoro effettivo (sono esclusi contributi da riscatto o versamenti volontari).
A quanto ammonta l’assegno integrato al trattamento minimo della pensione per il 2025? Passa da 614,77 a 616,67 euro e ai pensionati italiani residenti all’estero, non è riconosciuta alcuna rivalutazione, se l’assegno mensile supera il trattamento minimo dell’Inps. Anche le pensioni estere costituiscono un reddito che viene preso in considerazione nelle annuali dichiarazioni reddituali sia in Italia che all’estero.
Per coloro i quali hanno un’anzianità contributiva prima del 31 dicembre 1995, ai fini pensionistici viene preso in considerazione il sistema di calcolo misto che prevede un conteggio tra retribuzione e contributi lavorativi. Per i lavoratori che versano i loro contributi dopo il 1°gennaio 1996, si applicherà il solo sistema di calcolo contributivo detto «puro» ma si prevede che questi lavoratori potranno accedere alla pensione a partire fra il 2030 e il 2032.
Tra le novità della legge di bilancio, è stata introdotta la possibilità di accesso anticipato al pensionamento a 64 anni, cumulando la previdenza obbligatoria con quella dei fondi di previdenza complementare. Potranno usufruire di tale forma di pensionamento i lavoratori che saranno in possesso dei seguenti requisiti: 64 anni di età, aver accumulato un importo pensionistico pari ad almeno tre volte l’assegno sociale (valore che nel 2024 corrispondeva a circa 1.600 euro mensili) e possedere almeno 25 anni di contributi, requisito che salirà a 30 anni dal 2030.
Questa possibilità è stata introdotta proprio nei confronti dei lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio del 1996 e si ritrovano nel solo sistema di calcolo contributivo. Restano però ancora in discussione le problematiche legate agli importi delle pensioni minime, e al lavoro discontinuo tra i giovani. Quest’ultimo non permette la programmazione di solide forme di previdenza complementare, che saranno necessarie in un prossimo futuro in base agli importi di pensione e il caro vita che continua a salire.