Stress ed esaurimento: risultati e cifre più recenti
In Svizzera le persone professionalmente attive sono sempre più stanche e nervose. Crescono inoltre le evidenze che correlano le malattie psichiche allo stress e allo sfinimento da lavoro. Eppure, i dibattiti politici ignorano troppo spesso gli effetti delle condizioni di lavoro sui costi sanitari e sulla carenza di personale qualificato.
Di Thomas Bauer responsabile della politica economica Travail.Suisse 12 gennaio 2025
Secondo l’Indagine sulla salute in Svizzera, il 23% delle persone professionalmente attive si dichiara stressato dal lavoro; significa un aumento del 28% solo nell’ultimo decennio. Rispetto ad altri studi questo valore è però relativamente contenuto. Nel «Barometro del buon lavoro», un sondaggio rappresentativo condotto da Travail.Suisse in collaborazione con la Scuola universitaria professionale di Berna, ben il 40% degli intervistati dichiara di sentirsi spesso stressato dal lavoro. Gli studi sono invece concordi riguardo all’evoluzione dello stress: entrambi documentano infatti un aumento pressoché costante da oramai diversi anni.
Sanità e edilizia, notevoli fonti di spossatezza
Lo stress fa parte della quotidianità lavorativa e non è nocivo di per sé; ma se si è costantemente stressati e non si riesce più a recuperare le forze, allora diventa un problema. In questi casi, lo stress da lavoro causa sfinimento e mette a repentaglio la salute. Secondo il «Barometro del buon lavoro», la metà delle persone occupate nella sanità e nell’edilizia è talmente esausta dopo il lavoro da non avere più la forza di dedicarsi alla famiglia o ad attività ricreative. Anche nell’istruzione, nell’ospitalità, nel commercio al dettaglio, nell’agricoltura e nell’industria questa percentuale è oltremodo elevata e nettamente superiore alla media.
L’esaurimento emotivo e fisico non va sottovalutato
I risultati del «Barometro del buon lavoro» sono preoccupanti. Lo studio esamina lo sfinimento in modo globale e non distingue tra esaurimento fisico o emotivo. L’Indagine sulla salute in Svizzera si concentra invece esclusivamente sull’esaurimento emotivo. Questi diversi approcci portano a notevoli differenze nei risultati, soprattutto nel settore della costruzione. Mentre nell’Indagine sulla salute in Svizzera, il 15% circa degli edili dichiara di essere esausto, i dati del «Barometro del buon lavoro» mostrano che lo sfinimento interessa il 50% di questi occupati.
Ciò solleva la questione se l’esaurimento emotivo debba essere valutato diversamente dall’esaurimento fisico. Si potrebbe ipotizzare che i collaboratori del settore edile percepiscano la loro stanchezza come meno grave, essendo quest’ultima prevalentemente fisica. Ma l’ipotesi non è sufficiente: oltre l’80% di chi ha dichiarato di sentirsi spesso o molto spesso esausto reputa questa spossatezza piuttosto o molto onerosa. L’esaurimento fisico può compromettere rapidamente anche il benessere psichico. Se la spossatezza è tale da costringere ad annullare le cene con gli amici o a rinunciare allo sport di squadra, vengono meno importanti equilibratori della quotidianità lavorativa. La differenza di circa il 35% fra i due studi mostra quanto sia riduttivo concentrarsi esclusivamente sull’esaurimento emotivo.
Malattie psichiche: un terzo potrebbe essere causato dal lavoro
Se un ventennio fa meno del 40% delle nuove rendite d’invalidità era riconducibile a malattie psichiche, nel 2023 queste ultime erano alla base di oramai la metà di tutte le nuove rendite. Questo aumento si spiega solo in parte con il calo delle rendite connesse a malattie fisiche o infortuni; il numero di nuove rendite dovute a malattie psichiche e disturbi nervosi è, infatti, in crescita. Ciò dimostra come i rischi per la salute siano cambiati nel corso del tempo. Alla luce della protezione della salute dei lavoratori, si pone quindi la questione di quanto determinate condizioni di lavoro contribuiscano all’aumento delle malattie psichiche.
L’impatto delle condizioni di lavoro è attualmente oggetto di uno studio di Scholz-Odermatt e Cherix. Quest’ultimo individua diversi fattori di rischio che influiscono negativamente sulla salute mentale dei lavoratori: stress, difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, posture dolorose, frequenti interruzioni del lavoro, mancanza di riconoscimento e sostegno, solo per citarne alcuni. Anche la discriminazione e la violenza sul posto di lavoro sono considerate stressanti. Complessivamente, lo studio giunge alla conclusione che un terzo circa dei problemi psichici delle persone professionalmente attive potrebbe essere riconducibile alle condizioni di lavoro.
Tutela dei lavoratori anziché liberalizzazione
La scienza lo dimostra chiaramente: lo stress da lavoro continua ad aumentare, l’esaurimento delle persone attive cresce e potrebbe essere uno dei motivi dell’incremento delle malattie psichiche. Ciò è dovuto in gran parte a condizioni di lavoro ben precise, molte delle quali possono essere definite chiaramente e non sono immutabili. Eppure, questi risultati vengono troppo spesso ignorati nel dibattito politico, che si tratti di costi sanitari, carenza di personale qualificato o salute psichica.
Invece di migliorare le condizioni di lavoro, si insiste, senza esitazione alcuna, sulla liberalizzazione del diritto del lavoro, sugli orari di lavoro più lunghi e sull’innalzamento dell’età di pensionamento. L’evoluzione dovrebbe invece andare verso un’altra direzione: cioè verso una migliore protezione dei lavoratori. Diversamente, la Svizzera corre il rischio di darsi da sola la zappa sui piedi.