L’altra faccia della moneta

di Fabio Lo Verso direttore

C’è un’Italia povera, che ogni anno si riflette nei report di Caritas, e un’Italia ricca, molto ricca, che spicca nei resoconti congiunti di Bankitalia e Istat: circa 1.128 miliardi di euro dormono nei conti correnti delle famiglie italiane, più della metà del Pil nazionale; con i buoni del Tesoro, i titoli di borsa e le obbligazioni, la ricchezza finanziaria supera i 5.700 miliardi.

In queste ultime settimane del 2024, le statistiche dipingono un Paese a tinte contrastanti, in cui esplode il risparmio delle famiglie, mentre crolla la produzione industriale (leggi il nostro articolo) e calano i consumi. L’Italia non fa figli perché non crede al suo futuro, ma accumula montagne di denaro nonostante il Covid, l’inflazione e il ristagno ventennale dei redditi.

L’equazione «risparmio uguale sicurezza» ne contiene un’altra: «sicurezza uguale casa». È sulle abitazioni che le famiglie italiane concentrano i loro investimenti. Gli italiani sono un grande popolo di proprietari di case, ma dentro non passa quasi più la vita. La gracile natalità è un tema scottante, l’Italia è una delle ultime nazioni per fertilità al mondo, si mette su famiglia volentieri all’estero, destinazione di un esodo tornato in crescita, un fenomeno fotografato dal Rapporto Italiani nel Mondo.

Dal 2006 è infatti raddoppiata la presenza italiana fuori dai confini nazionali. E mentre nel Paese si svuotano i borghi, chiudono le scuole e i bar, luoghi delle relazioni sociali, accade incredibilmente che le famiglie italiane si scoprono più ricche di quelle tedesche.

Il merito dei report di Istat e Bankitalia, è l’aver spostato l’attenzione sull’altra faccia della moneta. La ricchezza di un Paese non si riassume nel solo calcolo del Pil e dello spread sui titoli legati al debito pubblico. Per anni non si è scritto d’altro. Ma è un quadro incompleto, se privo del resoconto sulle enormi liquidità accantonate dalle famiglie.

Ora il quesito è: quale modello di società, quale visione del mondo delinea l’ossessione per il salvadanaio? Nella tenace, atavica propensione al risparmio, alcuni scorgono una disaffezione mista alla sfiducia nei confronti dell’industria finanziaria. Altri riconoscono un contropiede al diktat del consumismo, la rivincita del cittadino stanco di essere il target unico di milioni di spot pubblicitari televisivi, oggi scagliati sui tablet e i telefonini.

Il limite di questa risposta autarchica è nell’incidenza della povertà che coinvolge 8,5 milioni di individui, una cifra che non accenna a decrescere. In un Paese in cui la «solidarietà sociale», nobile principio costituzionale, è spesso delegata al dovere delle parrocchie, l’assillo per i tagli nel bilancio pubblico è tutto ciò che rimane, una volta sotterrata la cultura della solidarietà. Ora anche paradossalmente sotto la montagna di denaro delle famiglie.

 
Corriere dell’italianità


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