Alle Acli Svizzera, «il ricambio generazionale non è più procrastinabile»
Si è tenuto a Lucerna il 9 e 10 novembre il XIV congresso nazionale delle Acli Svizzera sul tema «Il coraggio della pace». Rieletto alla presidenza per un terzo mandato, Giuseppe Rauseo apre una fase di «ristrutturazione» a vari livelli del movimento.
Di Ludovica Pozzi 14 novembre 2024
L’associazione delle Acli Svizzera si trova oggi in mezzo al guado, in una situazione di transizione «con due obiettivi cruciali da realizzare», dichiara al Corriere dell’italianità il presidente Giuseppe Rauseo: perseguire il «ricambio generazionale» e portare infine a termine la «formazione dei futuri dirigenti». Al XIV congresso nazionale, che si è tenuto il 9 e 10 dicembre a Lucerna, il presidente ha legato il suo terzo mandato all’adempimento di ogni impegno per imprimere una svolta.
La parola d’ordine è «aggiornamento», un tema ricorrente che è ormai divenuto urgente. Nei prossimi mesi sarà avviato un ciclo di riforme che Rauseo definisce una «ristrutturazione». I primi passi saranno compiuti in direzione di uno «snellimento», con l’obiettivo di rendere compatibile l’impegno volontario con l’attuale struttura associativa delle Acli, una problematica che riguarda numerose altre entità in Svizzera.
«Snellire significa semplificare l’organizzazione», spiega il presidente. «Facciamo fatica a trovare degli 'aclisti' attivi che vogliano assumersi delle responsabilità». Il motivo è con ogni probabilità il timore di «sentirsi imbrigliati», prosegue Rauseo, «da una struttura con troppe riunioni e troppi organismi, sia a livello locale che nazionale». Il fulcro della manovra è «la formazione dei futuri dirigenti», sottolinea il presidente. Con i quali verrà messo in pratica il nuovo modello organizzativo. Ma la chiave del successo consiste in quel necessario ricambio generazionale che «non è più procrastinabile».
Le Acli rappresentano in Svizzera un importante movimento di promozione sociale, i nuovi volontari una linfa rigenerativa essenziale per garantire il futuro dell’associazione. Rivolgendosi ai soci riuniti a Lucerna, il presidente ha elogiato «la passione associativa e lo spirito di servizio che caratterizzano la nostra attività sociale e la vita delle nostre comunità». Con i suoi oltre tremila aderenti, un numero stabile negli ultimi anni, l’associazione delle Acli è «radicata in tutto il territorio», ora lo scopo, rammenta Rauseo, «è continuare a mantenere attivi» i 32 circoli in Svizzera, che si affiancano ai 10 uffici di Patronato, dipendenti dalla sede nazionale Acli a Roma, e alle diverse permanenze.
Questo XIV° congresso è stato insomma un momento di aggregazione ma anche di proiezione nel futuro. «Continueremo a metterci in gioco con impegno e determinazione, come l’abbiamo sempre fatto, sui grandi temi delle Acli, il lavoro, la previdenza, i diritti, la dignità, la famiglia, ecc.»: è un presidente sincero, ottimista e fiducioso, Giuseppe Rauseo, molto attento ai temi più sensibili per l’avvenire delle Acli. Si confida con brio al Corriere dell’italianità, al quale manifesta la sua intenzione di assumere alla segreteria nazionale, da sempre basata sul volontariato, un collaboratore o una collaboratrice, con un contratto part-time che oscillerebbe fra il 20% e il 40%: «La proposta sarà inoltrata alla riunione della presidenza nazionale che si terrà a gennaio».
Non è tutto. In programma c’è anche l’impegno di rinnovare la collaborazione con il mondo sindacale, Travail.Suisse e Syna, rinsaldando la storica intesa con l’Organizzazione cristiano-sociale ticinese (Ocst). Rauseo menziona in ultimo la prospettiva di pubblicare «un numero internazionale» del bimestrale Dialogo, che ha superato il traguardo del 30° anno di pubblicazione, «per estenderlo alle altre realtà Acli oltre la Svizzera».
Il tema congressuale di questo XIV raduno, dal titolo Il coraggio della pace, «ci è stato suggerito dalla progressiva involuzione non solo dei rapporti a livello internazionale, ma anche dei rapporti fra le persone», spiega inoltre il presidente, «rapporti che sembrano sempre più ispirati ad una logica di sopraffazione e di ricerca di interessi egoistici in grado di pregiudicare la sopravvivenza stessa dell’umanità, stretta fra la crisi ambientale e la diffusione di una logica bellicistica, distruttiva».
Il presidente delle Acli ha speso buona parte del suo discorso connettendo questa tematica con «il dovere del dialogo e della riconciliazione», e con la necessità di un disarmo, «uno dei primi passi verso una pace duratura». Nel mondo sono in corso 56 conflitti armati, rammenta Rauseo, citando l’ultimo report di Global Peace Index: «E il numero crescente di conflitti minori aumenta la probabilità che si verifichino conflitti più grandi in futuro».
Non poteva mancare una riflessione che ci riguarda da vicino, l’esportazione delle armi dalla Svizzera e l’aumento della spesa militare elvetica a discapito di altri capitoli nella legge di bilancio. A fronte di un calo del 18% nel 2020, anno in cui si è registrata un’impennata folle delle vittime di covid con il conseguente congelamento degli scambi internazionali, negli ultimi vent’anni «le esportazioni sono triplicate», lamenta Rauseo, «e si prevede un ulteriore aumento secondo la Segreteria di Stato all’economia».
Inoltre l’esercito svizzero, prosegue il presidente, «avrà a disposizione quattro miliardi di franchi in più per il periodo 2025-2028, per un totale di 29,8 miliardi invece dei 25,8 proposti dal Consiglio federale». Un supplemento di spesa «che andrà certamente compensato con risparmi da realizzare altrove nel budget della Confederazione».
Il piano di tagli previsto di quattro miliardi non sarà indolore. Gli effetti saranno percepibili sulle «politiche sociali tese a ridurre le disuguaglianze», prevede Rauseo. «Un tema che ci sta molto a cuore, e che è stato al centro del precedente congresso», ricorda il presidente, concludendo con un appello a garantire a tutti i cittadini in Svizzera e nel mondo la possibilità di vivere una vita dignitosa. La quintessenza dell’impegno sociale delle Acli.