Passaporti, la legge Ricciardi e quelle lunghe attese ai consolati in Svizzera
Più passaporti si erogano, più risorse la sede consolare riceve direttamente ogni trimestre. Ecco in sostanza il contenuto della legge del deputato Pd per migliorare i servizi e ridurre le liste d’attesa.
Di Loredana Traina 3 agosto 2024
É stata approvata all’unanimità dall’aula di Montecitorio, incassando l’ok di tutti i gruppi parlamentari. La proposta di legge del deputato Pd Toni Ricciardi introduce un criterio di produttività nella pubblica amministrazione, destinando una quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti direttamente ai consolati.
Così, il 2 agosto, nel pieno di un’estate politicamente complicata, è nata «una legge che dà risposte concrete a un problema reale», commentava il suo autore, eletto nella circoscrizione Europa. «Non una bandierina di una parte politica, come conferma l’unanimità alla Camera, ma un intervento, che una volta approvato anche dal Senato, consentirà l’abbattimento delle liste d’attesa per l’ottenimento del passaporto all’estero». Il meccanismo è limpido: «Più passaporti si erogano, più risorse la sede consolare riceve direttamente ogni trimestre», spiega il deputato del Pd. La finalità è migliorare i servizi e ridurre i tempi del rilascio o rinnovo del documento.
A partire dal 2025 le sedi consolari avranno a disposizione quattro milioni di euro in più per risolvere le lunghe attese e placare il malessere che si è diffuso fra gli utenti. «Questa legge riguarda la ventunesima regione d’Italia: gli oltre sette milioni di italiani residenti all’estero che oggi, grazie a questo forte messaggio di unità che proviene dalla Camera, si sentono ancora più integrati nella comunità nazionale», sottolinea Ricciardi. «Non era mai accaduto che un provvedimento che riguarda i connazionali nel mondo seguisse un iter ordinario e non fosse inserito in una legge di bilancio o in un decreto milleproroghe».
In Svizzera, dove secondo gli ultimi dati del 2023 sono 656’000 gli italiani iscritti all’anagrafe consolare, il problema è diventato acuto dopo il covid. Nella scorsa primavera ha fatto scalpore il malcontento degli utenti alle prese con la rete consolare. Un servizio del portale tvsvizzera.it scorreva i commenti nei gruppi Facebook più frequentati dalla comunità italiana di Zurigo. Le opinioni erano per lo più negative: “Sto combattendo da due mesi per avere un appuntamento”, “va migliorato il portale online”, “sono poco flessibili”, “non rispondono mai al telefono”, fino al sarcastico “il consolato ti fa rivivere le tipiche emozioni italiane”.
Fra i quattro uffici consolari presenti nel Paese, a Lugano, Ginevra, Basilea e a Zurigo, «gli ultimi due sono quelli che sembrano suscitare maggiore malcontento», indicava tvsvizzera.it. La disorganizzazione nelle due sedi era stata riscontrata nel gennaio scorso da un altro portale in lingua italiana, Ticinonline. L’ambasciatore italiano in Svizzera Gian Lorenzo Cornado ha risposto con una lettera aperta «in cui ha riconosciuto le difficoltà ma ha anche sottolineato il grande impegno per migliorare la qualità del servizio all’utenza», rammenta tvsvizzera.it . «A Basilea gli sportelli per i passaporti le carte d’identità sono raddoppiati rispetto a un anno fa e a Zurigo alcuni funzionari si spostano nei vari Cantoni di competenza per evitare che i connazionali si debbano recare al consolato», ha dichiarato l’ambasciatore.
Come si è arrivati a questa situazione? Secondo Gerardo Petta, presidente del Comites di Zurigo, intervistato da tvsvizzera.it, «dopo il Covid si è creata una lunga lista d’attesa per le prenotazioni online, ma fino al 2020 si poteva accedere al consolato, si aspettava, e una volta allo sportello, il passaporto era pronto in quindici minuti». Qualcosa si è inceppato nella «macchina» organizzativa che fino alla pandemia a quanto pare filava liscia senza intoppi. La responsabilità non è imputabile a chi prende appuntamento online e poi non si presenta. «Capita ogni giorno», spiega Gerardo Petta. «Il problema vero è a monte».
Il sistema di prenotazione in rete è infatti gestito direttamente dal ministero degli Esteri a Roma, non dalle sedi consolari. «Per capirci, è lo stesso, da Lugano a Rio De Janeiro», sottolinea tvsvizzera.it: «Se ci sono degli intoppi, i consolati possono prenderne atto e avvertire l’utenza ma hanno poco margine d’azione». Ora la presenza italiana in Svizzera è in crescita. E il fenomeno si avverte agli sportelli. Nel 2023 il Consolato di Lugano ad esempio ha rilasciato 7’368 passaporti, il 45% in più rispetto all’anno precedente.