L’arte della pace. Ovunque nel mondo, dove c’è danza c’è bellezza

Per oltre trent’anni ha formato talenti della danza ed étoile destinati a brillare nel firmamento internazionale. Nominata direttrice della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano a metà degli anni Settanta – incarico che ha ricoperto fino ai primi del Duemila – Anna Maria Prina ha permesso all’istituto scaligero di acquistare nuovo prestigio sulla scena mondiale della sesta arte. È un viaggio appassionante tra i suoi ricordi quello in cui ci conduce nel suo nuovo libro ‘Incontro con la danza’ (il volume di Gremese Editore, da lei scritto in collaborazione con Francesco Borelli, sarà disponibile dal 3 aprile 2023).

Tempra «austro-ungarica», come sottolinea lei con autoironia, costante passione e desiderio di pace, dentro e fuori di sé: al ‘Corriere dell’italianità’ la celebre Madame Prina svela i segreti del suo percorso professionale e umano fuori dall’ordinario.

Ballerina, coreografa, insegnante, direttrice, consulente, membro di giuria. I ruoli che ha rivestito sono molti. Ha però dichiarato di sentirsi maggiormente legata all’ambito didattico. Che cosa contraddistingue, nel suo settore, un valido insegnante? «Ritengo che il requisito preliminare sia una dote innata, ovvero la voglia di dare e di trasmettere agli altri. Oltre ad avere una solida preparazione, un insegnante dovrebbe stimolare negli allievi una curiosità che vada al di là dell’esecuzione. È uno scambio continuo. Servono esperienza, cultura, sensibilità, empatia e rispetto. Insegnare in una scuola come quella della Scala, che è anche un grande teatro, significa aiutare gli allievi a diventare danzatori migliori e consapevoli, ma anche persone buone, ovvero rette, oneste, curiose, desiderose di imparare. È con questi valori che si diventa bravi professionisti». È stata la direttrice più longeva, fortemente innovatrice. Può farci qualche esempio...

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