L’Ocse elogia la resilienza dell’economia svizzera e incoraggia ad aprirsi sempre di più all’estero

L’organizzazione internazionale ha evidenziato punti di forza e limiti del settore finanziario elvetico

Gode di un buono stato di salute, l’economia svizzera. A confermarlo è un recente rapporto dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che parla di resilienza del settore elvetico. Secondo il quadro che emerge dalla relazione tecnica, infatti, la Confederazione ha affrontato in maniera positiva situazioni critiche degli ultimi anni come la pandemia e il forte aumento dei prezzi dell’energia a seguito dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina.

Relativamente alla gestione delle crisi, poi, gli esperti dell’Ocse hanno elogiato l’attuale sistema di approvvigionamento economico del Paese, che si basa sulla responsabilità delle imprese e prevede l’intervento dello Stato solo su base sussidiaria e per i beni di importanza vitale.

Tra le situazioni difficili che la Svizzera si ritrova ad affrontare, invece, ci sono le tensioni geopolitiche in corso, uno scenario finanziario poco roseo, l’invecchiamento della popolazione, il bisogno di aumentare la produttività, il cambiamento climatico, la mancanza di personale qualificato nell’industria, lo stallo della produzione manifatturiera.

“L’incertezza riguardante le prospettive è elevata”, si legge nel report di Ocse. “L’inflazione potrebbe rivelarsi più persistente del previsto, richiedendo ulteriori restrizioni monetarie, con rischi connessi all’indebitamento delle famiglie, al riallineamento dei prezzi immobiliari e alle ripercussioni sulla stabilità finanziaria. La carenza di energia o nuovi picchi dei prezzi dell’energia potrebbero ulteriormente rallentare l’economia”.

L’organizzazione internazionale ha dunque raccomandato alla nazione elvetica di estendere ulteriormente le relazioni commerciali per rafforzare la sua resilienza economica e di diversificare le catene di approvvigionamento. Parallelamente, si sconsiglia di intraprendere iniziative di politica industriale onerose, come sussidi statali o misure protezionistiche.

È stata poi espressa preoccupazione per l’acquisizione d’emergenza di Credit Suisse da parte di UBS. Una fusione che ha arginato l’incertezza finanziaria, ma ha anche creato nuovi rischi e sfide per l’economia svizzera, portando alla nascita di un istituto che ha una somma di bilancio che è quasi il doppio del prodotto interno lordo dell’intero paese.  

La manovra, inoltre, avrebbe sollevato anche questioni legate alla concorrenza. La nuova banca raggiungerebbe circa il 25% di tutti i depositi e dei prestiti a livello nazionale. L’Ocse, dunque, ha consigliato alle autorità di continuare a esercitare controlli rigorosi.

Per la Seco elvetica (Segreteria di Stato dell’Economia), i suggerimenti sono in linea con il percorso avviato dai Cantoni. L’abolizione unilaterale dei dazi industriali, valida dal 1° gennaio 2024, ha rappresentato un passo importante del Consiglio federale verso la riduzione delle barriere commerciali.

Altri step significativi sono il progetto di mandato negoziale con l’Unione Europea appena adottato, come pure l’accordo di libero scambio stipulato con l’India, o quello con il Cile, aggiornato di recente.

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