Sciopero per il clima: io c’ero e vi racconto l’evento

Mi chiamo Siro Pedrozzi, ho 17 anni e sono un attivista per l’ambiente. Due anni fa mi sono unito, un po’ per caso, al movimento Sciopero per il Clima. Amici erano parte del comitato organizzatore del primo evento in Svizzera, in parallelo ai primi sintomi di mobilitazione internazionale; io mi ero unito, senza particolari aspettative, ai partecipanti del secondo evento. Il fiume di persone per strada, unite nel comune denominatore della preoccupazione per la crisi ambientale, mi aveva costretto a interrogarmi: sapevo a sufficienza di ciò che stava accadendo? Era possibile che la situazione fosse più grave della mia percezione? 

Ho fatto ricerca, letto, preso coscienza della gravità della crisi ambientale. Sono passato da partecipante passivo a parte attiva di un movimento che ho sentito necessario.

Rise Up For Change è la più recente manifestazione della crescente consapevolezza civile della questione climatica; un’alleanza di diverse realtà affini, pur con identità e storie diverse: Sciopero per il Clima, Extinction Rebellion, Collective Climate Justice, Collective Break Free, Greenpeace Svizzera. 

A fronte di due anni di proteste organizzate nel rispetto delle norme vigenti e una situazione che non promette il necessario cambiamento nei tempi e modi imposti dall’urgenza, si è deciso di intraprendere un’azione di disobbedienza civile dal forte contenuto simbolico: occupare la Piazza Federale di Berna negli orari di seduta parlamentare – vietato dalla legge. 

Volevamo dare un messaggio forte: siamo presenti quando il Parlamento è al lavoro. Non abbiamo richiesto permessi perché conoscevamo la normativa. La decisione di occupare (anziché manifestare, comunque vietato) ha avuto il preciso obiettivo di creare uno spazio aperto al resto della cittadinanza, per instaurare un dialogo e informare, essendo la conoscenza la chiave per la crescita del movimento.

Eravamo preparati: avevamo partecipanti addestrati alle dinamiche della resistenza passiva e osservatori legali pronti a monitorare uno sgombero annunciato e atteso fin dal primo giorno, quando siamo venuti a conoscenza della prima mozione parlamentare che richiedeva di fare pressione sulla città di Berna per attuare lo sgombero.

L’occupazione è durata due giorni, con eventi e seminari organizzati, oltre a postazioni informative per i cittadini e i passanti, ed è stata sgomberata con l’intervento delle forze dell’ordine nella notte tra martedì e mercoledì 22-23 settembre 2020. Io avevo programmato di unirmi all’occupazione giovedì, e ho raggiunto Berna all’una di notte della notte tra martedì e mercoledì, con l’ultimo treno disponibile dal Ticino, non appena ho saputo dell’imminente sgombero. 

Non ci sono stati episodi di violenza, né da parte degli occupanti né da parte della Polizia. Sono state riscontrate alcune irregolarità nelle modalità dello sgombero, come ad esempio il modo in cui le persone sono state rimosse dalla piazza – strattonando persone unite tra loro, oppure tirandole per la testa o trascinandole sull’asfalto, quando invece la rimozione fisica dovrebbe prendere le persone da sotto le braccia, trasportandole a pancia in alto, per minimizzare il rischio di infortunio. Comunque nel complesso non ci sono stati incidenti. 

Un’azione quindi nel complesso positiva, che mi ha ulteriormente convinto che la sola risposta per il successo del movimento sia l’unione dei diversi movimenti popolari esistenti. I movimenti per l’ambiente, per i diritti umani – antirazzisti, di genere e LGBT – e quelli sindacali sono in realtà movimenti dai valori affini. Auspico perciò che la consapevolezza continui a crescere, alimentando un fronte comune e solidale.

Siro Pedrozzi

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