Samantha Cristoforetti- la buona notizia che conferma il gender gap

di Clara Cappelletti

Non è di molti giorni fa la notizia della nomina di Samantha Cristoforetti in qualità di Comandante della Stazione Spaziale Internazionale (SSI). L’astronauta italiana nel 2022 spiccherà letteralmente il volo con il suo equipaggio per la Expedition 68.

Una notizia che ha riempito non solo di parole d’esaltazione le prime pagine di tutti i giornali italiani, ma anche d’orgoglio gli italiani e le italiane che in un periodo turbolento in cui si parla molto di gender gap hanno tirato un sospiro di sollievo e messo una crocetta sulla lista “obiettivi raggiunti” per accorciare il divario tra uomini e donne nell’ambito lavorativo.

Noi in realtà abbiamo con piacere abbracciato e condiviso l’orgoglio nazionale, come naturale, ma poco gioito dell’entusiasmo-misto-incredulità che una notizia del genere ancora oggi, nel 2021, suscita, a dimostrazione di quanto sia eccezionale la presenza di una donna – la prima europea, la terza in assoluto – a capo della SSI.

Pensate, era il 1908 quando la prima donna italiana si laureò in una materia maschile come l’ingegneria. 1908, 113 anni fa. Sono passati 113 anni, ma lo stupore di un risultato del genere rimane pressoché invariato. Anche i problemi di linguaggio rimangono pressoché invariati: allora la commissione di laurea si trovò in difficoltà perché non sapeva come definire la neolaureata Emma Strada: ingegnere? Ingegnera? Ingegneressa? Oggi le difficoltà nel definire le professioniste di genere femminile non sono poi così diverse, la controversia su architetta ne sono la più recente prova.

Abbiamo dato uno sguardo ai diversi articoli usciti negli scorsi giorni in merito alla nomina di Samantha Cristoforetti e vogliamo condividere con voi alcune riflessioni sorte in seguito alla lettura.
La prima cosa che abbiamo notato è che quasi tutti gli articoli si sentono in dovere – o in diritto? – di sottolineare che la Cristoforetti è ANCHE mamma. La neo-mamma Samantha Cristoforetti, si legge in un paio di articoli. E’ funzionale alla notizia, sapere che la Cristoforetti è anche madre? No. C’entra con la notizia? No. Quando Luca Parmitano, altro orgoglio italiano, nel 2019 è partito al comando della Expedition 60, le testate hanno sottolineato che Luca Parmitano è padre di due bambine? No. Mai citate le due creature. Giustamente, aggiungeremmo, visto che essere padre non era funzionale alla notizia della sua nomina a capo della missione. Sono dei dettagli, e sono solo delle parole, ma le parole sono importanti, dice Nanni Moretti, e i dettagli fanno al differenza, diciamo noi.

Che ancora la professionista debba essere vista sempre anche sotto la lente delle sue scelte familiari e personali, a differenza del professionista, è sintomo del fatto che il gender gap c’è, esiste, ci si può ancora cadere dentro da quanto è ampio.

In questo caso il gender gap ci sembra vada a toccare anche gli uomini, come spesso accade quando si parla di disparità di genere, che è un’arma non a doppio ma a triplo e quadruplo taglio: non si è parlato del fatto che Parmitano fosse anche padre perché un padre è meno incisivo all’interno dell’equilibrio e del complesso familiare rispetto ad una madre?  Ai posteri l’ardua sentenza.

Continuiamo con gli interrogativi sorti durante la lettura degli articoli: Astrosamantha. Samantha. Samantha. Samantha. Lo dicevamo, insieme a Nanni, che le parole sono importanti. E che un meccanismo così normalizzato come il chiamare per nome, all’interno dei testi scritti, le donne professioniste, fa parte del gender gap.

In questo ultimo lungo periodo in cui di scienziati si è parlato tanto, in cui di virologi ne abbiamo visti girare tanti, tra le pagine dei giornali, sapreste dire chi è Fabrizio o chi è Massimo? No ovviamente. Ma Galli e Pregliasco probabilmente sì. Perché in effetti, i due professionisti delle scienze così vengono chiamati, negli articoli. Per cognome.  Non Fabrizio. Non Massimo. Eppure Samantha sì. Non fa forse parte questo della dimensione di informalità, domestichezza, e inconscio misconoscimento che applichiamo alla donna professionista, rispetto all’uomo professionista che riconosciamo come tale e che rispettiamo in quanto tale? Anche in questo caso, ai posteri l’ardua sentenza.

Abbiamo aperto tanti quesiti e dato poche risposte, questa volta.

Una risposta però ce la fornisce il Global Geder Gap Report che dice ci vorranno 108 anni da oggi per colmare l’effettivo divario in campo lavorativo tra donne e uomini.

Ci vorranno probabilmente altri 108 anni per far sì che la notizia di Samantha Cristoforetti a capo della SSI non faccia entusiasmare il mondo per il genere di Samantha (Cristoforetti) ma, al limite, qualche italiano per il senso di orgoglio patriottico che è giusto ogni Paese conservi.

Oggi sono passati 113 anni dalla prima laurea in ingegneria conquistata da una donna.

Altri 108 anni da oggi.

Insomma, tanti quesiti e per ora un’unica osservazione: sulla questione gender gap in ambito lavorativo, ce la stiamo davvero prendendo comoda.

E per trovare altre risposte vagamente sconfortarti, vi lasciamo questo link: http://www3.weforum.org/docs/WEF_GGGR_2021.pdf

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