Alberto Massucco, il primo produttore italiano di champagne

di Cristina Penco

In foto Alberto Massucco, ph Benedetta Bassanelli

“Come ho fatto ad affermarmi in un mondo tipicamente francese? Se ci si pone in un ambiente nuovo come quello con modestia e con voglia di imparare, dimostrando che si è animati da autentica passione, se si viene compresi, ecco, può accadere quello che è successo”

Ragione e sentimento. Concretezza e sogno. Ordine razionale unito a un pizzico di follia. Sono alcuni degli aspetti – contrastanti e complementari – che colpiscono nella storia imprenditoriale di Alberto Massucco e delle sue bollicine di successo. Classe 1949, piemontese, Massucco è il primo italiano a possedere una vigna nella rinomata regione francese della Champagne. Con un passato nel settore della metalmeccanica, è diventato inizialmente importatore di etichette di gran pregio, da lui selezionate e oggi presenti in ristoranti stellati e migliori enoteche e locali, e, in tempi più recenti, anche produttore.

Quest’estate, nella cornice della storica Villa Sassi di Torino, l’imprenditore sabaudo ha organizzato una serata privata, svolta adottando tutte le misure di sicurezza, come da disposizione di legge, e dedicata ai suoi clienti e alla stampa: “Champagne en liberté”. Il format, giunto alla sua seconda edizione, porta la firma di Laura Gobbi, responsabile delle pubbliche relazioni e della comunicazione per Massucco. L’evento è nato per celebrare la convivialità ispirandosi all’elemento di cui si è avvertito maggiormente il bisogno nei lunghi mesi del lockdown, l’aria, attraverso una originale trama narrativa che si è dipanata tra bolle di sapone, letture oniriche di arcani maggiori, acrobazie e passi di danza. All’insegna della leggerezza e della creatività en plein air. «“Champagne en liberté” è l’innalzamento del nostro spirito, una raccolta di sentimenti, sogni e magia. È un’esperienza, chiave fondamentale per la conoscenza di sé. E ancora, è pura alchimia», ha commentato Gobbi. E ha anticipato: «Con le prossime edizioni andremo a costruire un dialogo tra l’acqua, il fuoco, la terra e lo champagne, che in esso si sublimano».
Alberto Massucco, affiancato da Cinzia Zanellato, responsabile del brand di champagne che porta il suo nome, si è raccontato al Corriere dell’Italianità.

Partiamo da un bilancio dell’ultimo anno e del primo semestre 2021, condizionati da ben due lockdown.
«Sono stati mesi molto intensi e ricchi di novità. Abbiamo certamente pagato dazio per le continue chiusure. C’è stato un calo di vendite per locali, ristoranti e varie attività penalizzati con i provvedimenti governativi. Ma, parallelamente, abbiamo registrato un incremento notevole sul fronte dei privati, che restavano a casa e desideravano allietarsi con le nostre bollicine. Ciò ci ha consentito un recupero consistente. Nel 2020 siamo cresciuti del 50% nel rispetto al 2019. E nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo ottenuto un +40% sullo stesso periodo del 2020. Ci aspettiamo un’ulteriore crescita in seguito alle riaperture di tarda primavera ed estate».

Un aneddoto che le è rimasto impresso?
«Mancavano due giorni a Natale 2020. Tra i segnali più significativi c’è stato quello di uno degli chef che per primo ha creduto nella selezione: il pluristellato Giancarlo Perbellini di Verona. Arrabbiato per l’ennesima chiusura imposta dalle autorità, si è chiuso per protesta tra le mura domestiche, ma ha incaricato la sua collaboratrice di chiederci un’importante fornitura di champagne. Avevamo solo 24 ore di tempo per la consegna. Ci siamo subito attivati per accontentarlo. Ce l’abbiamo fatta. È stata una “complicazione”, vista la particolarità del periodo, ma soprattutto una grande soddisfazione».

Le restrizioni vi hanno bloccato nello sviluppo dei progetti oppure siete riusciti lo stesso ad andare avanti?
«Massucco Champagne ha messo a segno tre importanti novità. Una è la Cuvée Privée del Cambio, voluta da Matteo Baronetto per il ristorante Del Cambio di Torino, icona piemontese. Abbiamo poi siglato due cuvée di champagne per altrettanti luoghi che rappresentano la vera identità di Portofino, da sempre meta del jet set internazionale, in origine piccolo villaggio di pescatori dalle eccezionali bellezze naturali. Si tratta, nello specifico, della Cuvée Privée celebrativa per i trent’anni di attività del ristorante Ö magazin delle sorelle Emilia e Simona Mussini, e la Cuvée Privée, per Ugo Repetto, titolare del bar Morena nella famosa Piazzetta del rinomato borgo marittimo conosciuto in tutto il mondo, già noto ai tempi dell’Impero Romano».

Oltre a questi inediti perlage il vostro listino è costituito da etichette d’eccellenza da lei selezionate e importate da eccellenti maisons. Secondo quali criteri sono state scelte?  
«Sono Rochet-Bocart, Trousset-Guillemart, Gallois-Bouché. E sono tutte RM, récoltant manipulant. Stiamo parlando di viticoltori che producono e commercializzano champagne con la loro etichetta, partendo da uve provenienti in esclusiva dai loro vigneti e lavorate artigianalmente nelle loro cantine, sparse in varie zone della regione francese. Sono vignaioli eroici, che traducono il senso e l’emozione di un lavoro lungimirante in un calice, in cui si ritrova pienamente l’alchimia della perfetta combinazione di uomini e territorio». 

Un discorso a parte merita il progetto tutto femminile de le Fa’Bulleuses, progetto tutto al femminile nato nel 2015 da sette giovani produttrici di altrettante maisons differenti allo scopo di far conoscere i loro champagne e creare un momento di scambio e condivisione tra loro.
«Fin dalla sua prima produzione, Alberto Massucco Champagne importa Isos, espressione del pensiero culturale e identitario delle sette jeunes filles. Isos, che in greco significa “uguale”, risulta essere la somma degli champagne delle vigneronnes, che in parti uguali hanno contribuito alla creazione di un unico champagne. Sette espressioni differenti che convergono in un solo punto, sette territori che diventano una sola anima dentro una delle 644 bottiglie per ora prodotte».

Da importatore a produttore: quali novità può anticiparci per la linea Alberto Massucco Champagne?
«Si è già creata una grande attesa per la cuvée Mirede, che sarà pronta nel 2022 (dedicata alla compianta moglie dell’imprenditore, ndr) e il millesimato Alberto Massucco Grand Cru, Blanc de Blancs, in arrivo nel 2023. Ma da qui al giorno in cui potremo degustarle ci vorrà ancora un po’ di tempo. Intanto possiamo annunciare Mon idée de Cramant, una cuvée con tiratura limitata a solo 500 bottiglie, rigorosamente numerate, realizzate in collaborazione con Erick de Sousa. Avremo il piacere di distribuire nella primavera 2022 questo champagne straordinario prodotto dalle vigne di Cramant, villaggio Grand Cru della Côte de Blanc con le uve del 2018, un’annata eccezionale».

Lei proviene dal settore metalmeccanico. L’azienda della sua famiglia fu fondata nel 1892 dal suo bisnonno. Artigiani fucinatori, le prime due generazioni. Suo padre, poi, ha segnato un cambio di passo. Infine, lei ha fatto conoscere il gruppo all’estero. Com’è nato il suo interesse per lo champagne e come è riuscito a coniugarlo all’altra attività imprenditoriale ereditata dai suoi avi?
«È una passione che ho da quando avevo 15 anni. Ma per molto tempo i miei impegni non mi hanno permesso di dedicarmi totalmente a essa. Ho cominciato a prendermi di più il mio spazio, in quella direzione, cinque anni fa, quando Massucco Industrie è diventata tanto solida da consentirmi di mantenere il potere decisionale, delegando alcuni compiti di responsabilità nel quotidiano».

Come ha fatto a riuscire in una sfida difficile, ovvero affermarsi, da italiano, in un mondo tipicamente francese?
«Sono entrato in punta di piedi. Volevo conoscere nel dettaglio un prodotto che adoro. E, per farlo al meglio, desideravo confrontarmi direttamente con i produttori, sorseggiare con loro i calici e assorbire i loro racconti. Ne sono rimasto incantato e ci siamo promessi fiducia. Non so bene nemmeno io come sia stato possibile tutto ciò. Presumo sia dovuto a una fortunata combinazione di rapporti amichevoli, segnalazione di un desiderio, condivisione. Se ci si pone in un ambiente nuovo come quello con modestia e con voglia di imparare, dimostrando che si è animati da autentica passione, se si viene compresi, ecco, può accadere quello che è successo».

Laura Gobbi e Alberto Massucco
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