Avvelenamento da funghi

Di Giorgio Marini

Ogni anno, purtroppo, non mancano le intossicazioni da funghi per cui è necessario l’intervento di specialisti del settore che sottoporranno i pazienti a cure adeguate. I sintomi sono diversi e dipendono dalla specie consumata. Nei casi più gravi il fegato può subire danni irreparabili: il trapianto può essere l’unica soluzione.
Per una maggiore sicurezza alimentare, i consumatori di funghi devono adottare precauzioni in fase di acquisto (comparare solo quelli con il cartellino di controllo micologico), trasporto (no ai sacchetti di plastica), preparazione e fruizione del cibo. Nel caso, invece, di funghi raccolti è importante farli controllare da un micologo esperto. Talvolta le specie tossiche sono davvero dei “sosia” di quelle innocue e ci vuole un occhio allenato per saperli riconoscere. In Ticino le varietà commestibili sono comprese tra le 120 e le 130. L’Associazione degli organi ufficiali di controllo dei funghi (Vapko) della Regione Svizzera italiana mette a disposizione persone che controllano, gratuitamente, gli esemplari raccolti, verificando anche se sono velenosi. Ecco quello che c’è da sapere quando si va per boschi in base alle indicazioni della stessa Vapko e a quelle della dottoressa Francesca Assisi del Centro Antiveleni – ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, riportate in un opuscolo informativo della stessa struttura.

I sintomi dell’intossicazione

Le manifestazioni cliniche dell’intossicazione da funghi non commestibili sono a volte sfumate e sfuggono al controllo medico perché scambiate dal paziente, ma a volte anche dal medico curante, per sindromi gastroenteriche simil-influenzali. Potrebbero essere coinvolti più commensali.

A seconda dell’esordio dei sintomi, si possono distinguere quelli a breve latenza, che insorgono tra i 30 minuti e le 6 ore dall’ingestione, e quelli a lunga latenza, tra le 6 e le 20 ore. In caso di ingestione di più specie fungine, il tempo di comparsa dei disturbi non è significativo: una specie con breve latenza maschera quella con latenza lunga.

Le sindromi a breve latenza sono:

– sindromi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, disidratazione);

– sindrome panterinica (sonnolenza, agitazione, disorientamento, convulsioni);

– sindrome muscarinica (sudorazione, lacrimazione, ipotensione, difficoltà respiratorie);

– sindrome psicotropa (allucinazioni);

– sindrome coprinica (in associazione ad alcool: arrossamento cutaneo, agitazione, ipotensione);

– sindrome paxillica (per ingestioni ripetute, anemia emolitica);

– sindrome nefrotossica (insufficienza renale transitoria).

Le sindromi ad esordio più tardivo di solito caratterizzano le intossicazioni più pericolose, che hanno come organo bersaglio il fegato, e che nei casi più gravi possono portare a danni molti seri, tanto che, a volte, l’unico rimedio è un trapianto salva-vita. In particolare, sono:

– sindrome falloidea (ripetuti episodi di vomito e diarrea, epatite acuta con possibile necessità di trapianto. È potenzialmente mortale);

– sindrome orellanica (insufficienza renale con necessità di dialisi o trapianto);

– sindrome giromitrica (sonnolenza, agitazione, convulsioni, contrattura muscolare, anemia emolitica, danno epatorenale).

Cosa fare in caso di intossicazione

Se, dopo l’ingestione di funghi non controllati, insorgono disturbi, non tentare di curarsi da soli, ma chiedere l’intervento dell’ambulanza al numero di emergenza 144. I sanitari ed in medici coinvolti contatteranno direttamente il Tox Info Suisse per le dovute cure al numero d’emergenza 145 in funzione 24 ore. Anche in Italia occorre recarsi al Pronto Soccorso, portando con sé tutti i residui di funghi, sia quelli cotti sia quelli crudi e i resti di pulizia. Se altre persone hanno consumato gli stessi funghi, contattarli immediatamente e inviarli al Pronto Soccorso. In caso di intossicazione è possibile rivolgersi a centri specializzati come il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano.

Non esiste un antidoto in grado di neutralizzare le tossine mortali dei funghi, ma è necessario allontanarle il prima possibile dall’organismo. La lavanda gastrica elimina i residui del pasto dallo stomaco attraverso una sonda, in questo modo si tenta di ridurre la quantità di tossine ingerite. Il carbone vegetale in polvere, somministrato subito dopo la lavanda, impedisce che le restanti tossine vengano assorbite e quindi ne facilita l’eliminazione con le feci. L’infusione di liquidi per via endovenosa è necessaria per riequilibrare la perdita di acqua e sali minerali, determinata dai ripetuti episodi di vomito e diarrea. per ripristinare la perdita di acqua e sali dovuta al vomito e diarrea. In caso di intossicazione da Amanita phalloides e Cortinarius orellanus, può rendersi indispensabile il trapianto, rispettivamente del fegato e del rene.

Consigli sulla corretta conservazione

Prima di procedere alla conservazione dei funghi freschi, verificare che siano sicuramente commestibili (attraverso adeguata certificazione), sani e ben puliti.

Se i funghi sono secchi: pulirli accuratamente dei residui di terra, senza lavarli, affettarli e farli essiccare (sole, essiccatoio ecc.) su un canovaccio pulito e conservarli in luogo fresco e asciutto.

Se sono congelati: scegliere funghi giovani e non troppo grandi. Nel freezer domestico è consigliabile sbollentarli prima della conservazione.

Se si preparano sott’olio: far bollire per circa 20 minuti, in una soluzione con 2/3 di aceto ed 1/3 di acqua (rischio botulino!), scolarli e farli asciugare prima di invasare con olio d’oliva.

Miti da sfatare. Non è vero che…

Tutti i funghi che crescono sugli alberi sono commestibili.

Sono buoni se sono stati mangiati da parassiti.

Diventano velenosi se sono cresciuti vicino a ferri arrugginiti.

Sono tutti velenosi se cambiano colore al taglio.

10 regole d’oro per non intossicarsi

Mangiare solo funghi controllati da un micologo.

Consumarne quantità moderate.

Non somministrarli ai bambini.

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