Il castoro torna in Italia dopo 500 anni. E adesso che cosa succede?

Il roditore svolge un ruolo importante per l’ecosistema, ma va monitorato per evitare possibili danni all’ambiente e alle opere umane

Il castoro è di nuovo in Italia. Questo mammifero roditore di grandi dimensioni, noto per la sua abilità di costruire dighe e tane in zone acquatiche, ha fatto il suo ritorno nella Penisola mediterranea dopo 500 anni.

La sua lunga assenza è stata dovuta soprattutto a caccia eccessiva (per la sua pelliccia, per le carni e per la preziosa secrezione che produce, il castoreo) e distruzione del suo habitat da parte dell’uomo.

È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Milano e dall’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze, pubblicato sulla rivista ‘Animal Conservation’, al quale ha partecipato anche il Centro di Ricerca, Didattica e Alta Formazione italiano (CREA).

Secondo quanto è riportato sul sito dell’organizzazione internazionale WWF (World Wide Fund for Nature) in Svizzera, attualmente, vivono circa 3.000 esemplari, numero probabilmente destinato a crescere.

Quanto alla Penisola, la ricolonizzazione è partita dall’Austria, da dove questo animale si sta espandendo in Trentino e Friuli Venezia-Giulia, oltre ad alcune reintroduzioni purtroppo non lecite, poiché non autorizzate, nelle regioni centrali.

Ha dichiarato Mattia Falaschi, che guida i ricercatori dell’Università di Milano: “Ampie zone d’Italia risultano essere idonee per la stabilizzazione del castoro e, mentre le popolazioni settentrionali sembrano essere più isolate, in Centro Italia abbiamo riscontrato un maggiore potenziale di espansione”.

Da una parte i castori svolgono un ruolo ecologico importante nella creazione di habitat umidi, che possono beneficiare numerose altre specie. Le loro dighe possono aiutare a mantenere un livello dell’acqua costante in ambienti acquatici e creare luoghi di rifugio per pesci, anfibi, uccelli e altri animali.

In altri casi, però, questo mammifero può causare danni alle coltivazioni. Si nutre prevalentemente di corteccia d’albero, germogli, foglie, e radici che rosicchia con i suoi lunghi incisivi.

I castori, inoltre, come detto, vivono e sono attivi in ambienti d’acqua dolce come fiumi, laghi e stagni. Le loro costruzioni – che servono loro per crearsi habitat sicuri dove nascondersi dai predatori – possono al contempo deviare i flussi idrici, danneggiando canali artificiali, strade e ponti.

Se sulla terraferma questo animale si muove in modo lento e pigro, quando è sott’acqua diventa massimamente zelante e laborioso, utilizzando la sua coda, coperta di scaglie, come un timone e le sue zampe posteriori come delle vere e proprie leve con cui darsi le spinte.

Ha aggiunto Falaschi: “Le aree di potenziale conflitto con l’uomo sono principalmente distribuite in Toscana, Umbria, Marche e Trentino”. Diventa, quindi, fondamentale l’attività di monitoraggio nelle zone più a rischio, in modo da applicare misure che possano arginare o mitigare le possibili azioni nocive.

Tra le iniziative di contrasto figurano, per esempio, la protezione dei campi agricoli con recinzioni speciali e il drenaggio di aree umide che possono minacciare le infrastrutture.

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