La scuola a casa nostra: facciamo tesoro degli aspetti positivi

di Marco Nori,Ceo di Isolfin

La pandemia è diventata un catalizzatore per la società su scala globale: oltre alla ristrutturazione delle nostre economie con il lavoro a distanza in misura di gran lunga maggiore rispetto ai periodi precedenti, al riorientamento di ristoranti e catene alimentari alle consegne a domicilio, anche l’apprendimento è diventato un’opzione flessibile, modificandosi per non fermare i processi educativi nelle scuole e nelle università. Anche l’industria dell’intrattenimento è stata pesantemente colpita, poiché i concerti e persino gli spettacoli teatrali hanno utilizzato lo streaming per evitare perdite finanziarie totali e per resistere alla tensione socioeconomica dei frequenti blocchi e delle misure rigorose. Sebbene questi eventi non fossero nuovi, la loro estensione e i loro margini hanno raggiunto nuove vette a livello globale.

Il sistema educativo è stato uno dei più colpiti. Le scuole e le università sono uno dei luoghi più affollati con continuo contatto fisico: interazione, dove è praticamente impossibile imporre il distanziamento sociale. Poiché le scuole erano, ovviamente, tra i luoghi maggiormente responsabili dell’aumento dei tassi di infezione, molti paesi hanno deciso di chiuderle nel (disperato) tentativo di frenare i contagi da coronavirus.

L’apprendimento a distanza, le aule virtuali e le sessioni Zoom sono entrati a far parte della quotidianità di molte famiglie, con l’obiettivo di portare le scuole nelle case degli studenti e degli insegnanti e cercare di compensare ogni possibile deficit di apprendimento, sociale e cognitivo da cui gli esperti mettevano in guardia. Le e-school e le e-universities non erano qualcosa di cui non avevamo sentito parlare nei tempi pre-pandemia, ma non attiravano molta attenzione. Tuttavia, dopo la pandemia, sia le scuole che le università hanno ampliato la propria offerta di lezioni, corsi e programmi di apprendimento a distanza, diventando molto più flessibili e offrendo a un numero maggiore di persone l’opportunità di imparare ed educare comodamente da casa.

C’è, tuttavia, un dibattito ancora in corso su come l’apprendimento a distanza possa creare problemi con l’interazione sociale e la comunicazione, nonché generare problemi di concentrazione, poiché ci sono più fattori di distrazione nell’ambiente domestico, oltre ad avere un effetto negativo sulla motivazione e sulle abilità critiche come lavorare in una squadra.

Ci sono molti modi in cui la pandemia ha trasformato le pratiche educative tradizionali ed è persino riuscita a spianare la strada per risolvere alcuni problemi che sono in corso da decenni. Un esempio lampante è il modo in cui il divario tecnologico e digitale tra insegnanti e studenti è stato ridotto, poiché gli insegnanti hanno dovuto sviluppare e migliorare le proprie competenze digitali per portare avanti le lezioni con computer e tablet. Hanno imparato a utilizzare software come Zoom, Google Classroom e i nuovi programmi e piattaforme di e-learning, necessari per ricreare il più possibile l’aula fisica in un ambiente virtuale. Tutti i soggetti coinvolti, le scuole, i presidi, gli insegnanti, fino agli studenti e ai genitori, hanno dovuto attrezzarsi per rendere possibile l’apprendimento a distanza. La riduzione del divario tecnologico e digitale -che, tuttavia, non è ancora del tutto colmato-, è stato un passo cruciale, poiché ha permesso di migliorare la comunicazione tra le generazioni diverse degli insegnanti e degli studenti. Oggi gli studenti sono indubbiamente coinvolti nell’ambiente digitale e virtuale, coltivano le relazioni sui social media e leggono molto più su Internet che sui libri e sui supporti fisici. Sfruttando maggiormente la tecnologia, gli insegnanti hanno compiuto qualche passo verso i giovani, applicando un approccio più mirato all’ascolto dei bisogni individuali e alla valorizzazione delle abilità di ogni studente. Questo progresso ha permesso di concentrare in poco tempo anni, se non decenni, di evoluzione sociale, pedagogica e digitale per gli insegnanti.

Possiamo affermare con una relativa certezza che l’apprendimento a distanza costituirà uno strumento essenziale durante le cosiddette “vacanze influenzali”, vale a dire i periodi di assenza di studenti- e insegnanti- ammalati. Ora, al consueto arrivo dell’influenza, del COVID-19 o di altre infezioni virali durante l’inverno, le scuole e le università saranno molto più flessibili e in grado di adattarsi a queste situazioni grazie all’apprendimento a distanza.

Anche se la pandemia ha avuto un grande impatto su scuole e università, creando probabilmente delle lacune nell’apprendimento -oltre a problemi individuali e relazionali dovuti all’isolamento sociale e alla mancanza di interazione con i coetanei- occorre fare tesoro anche degli aspetti positivi: grazie a questa esperienza, è possibile migliorare e potenziare ulteriormente l’educazione tradizionale, ad esempio con libri e diari scolastici digitali e fornendo ai genitori gli strumenti per essere sempre maggiormente coinvolti nel percorso di educazione, crescita e sviluppo intellettuale e sociale dei propri figli.

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