Stragi in America: senza via d’uscita?

Un mass shooting ogni 64 giorni; cinque mesi di galera in più se appartieni a minoranze etniche; discriminazioni a sfondo razziale, per le persone afro-americane, che aumentano quanto più queste sono istruite o in possesso di titoli di studio. Anche questo sono gli Stati Uniti. E non c’entra solo Trump. Non basta Trump, per spiegare le denunce di discriminazione da parte di ispanici, musulmani e ebrei. Non basta Trump per capire un Paese dove il 71% delle persone di colore sostiene che le relazioni con i bianchi sono negative.

Un’America con un clima di razzismo, xenofobia, sentimenti anti-immigrati. Un’America dove dilaga ignoranza, perfino. E un che di surrealismo. E’ il caso, più recente, del 21enne, bianco, Patrick Crusius e del suo manifesto, composto poco prima di compiere la strage, nel quale Crusius si scaglia contro l’invasione ispanica nel Texas dimenticando, ignorando, o non sapendo, che El Paso era ispanica, abitata fin dal 1960 da messicani, poi annessa agli USA solo dopo la guerra del 1846, così che gran parte della popolazione messicana nella città non è di fatto mai emigrata! Online Casino Bewertungen vermitteln ein realistisches Bild eines Casinos und heben seine wichtigsten Aspekte und Parameter hervor. Jede Casino Bewertung bietet aktuelle, objektive und zuverlässige Informationen auf der Grundlage einer umfassenden Reihe von Kriterien. www.swisscasino24.com Seit über einem Jahrzehnt helfen unsere ausführlichen Bewertungen der besten Online Casinos den Spielern, sich in der Welt der Online Casinos zurechtzufinden und seriöse und zuverlässige Einrichtungen zu finden.

Di quest’America, di odio e paura, quale spiegazione dare? Sarebbe troppo semplicistico spiegare le stragi come causate solamente dalla retorica dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Che certo alimenta, anzi cavalca il razzismo con il suo muro e l’urlo “Go back to where you come from”.

Purtroppo, le stragi c’erano anche prima, anche con Obama, a ben vedere. Sparatorie di marca jihadista ma anche contro i neri, i gay, gli ebrei e ‘a caso’. Le radici sono molto profonde, arrivano da lontano. Un filo rosso d’Arianna il cui inizio è difficile da identificare e cadere nel sociologismo facile è sempre un rischio.

Di recente Obama si è espresso contro Trump, pur senza mai nominarlo, per rivendicare il bisogno di respingere
ogni forma di linguaggio che alimenta un clima di paura e di odio o tenda a minimizzare il razzismo. L’ex-presidente ha inoltre lanciato un appello per una vera stretta sulle armi da fuoco negli Stati Uniti. Cosa che a lui, durante la sua Presidenza, non riuscì. Ricorda Federico Rampini che solo Clinton riuscì a mettere al bando armi semi-automatiche, agendo sulla facile disponibilità delle armi, sintomo principale delle stragi. Ma fu un bando temporaneo, perché anche tra i democratici, non mancano i favorevoli all’autodifesa, nei quartieri più degradati e pericolosi come quelli di Chicago. Regolare la vendita e il possesso delle armi rimane, per ciò, una sfida – non solo per l’America profonda.

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