Libertina e coraggiosa: Milena Jesenská, l’amante di Franz Kafka

Il loro scambio epistolare, pubblicato nel 1952, ebbe un successo straordinario

Foto: Milena Jesenská (1896 – 1944), giornalista, scrittrice e traduttrice ceca

di Amedeo Gasparini

Giornalista, scrittrice, traduttrice ceca, nella sua carriera Milena Jesenská ha scritto oltre mille articoli. Nata a Praga il 10 agosto 1896, suo padre era Jan Jesenský, chirurgo dentale e professore all’Università Carlo IV. La madre, Milena Hejzlarová, morì quando la ragazza aveva sedici anni. Milena si definiva come una discendente di Jan Jesenius, rettore dell’Università e uno dei ventisette protestanti decapitati nel 1621 dopo la battaglia della Montagna Bianca vinta dai cattolici.

Studiò al Minerva, il primo ginnasio accademico per ragazze dell’impero asburgico – come Alice Masaryková la figlia del primo Presidente della Repubblica Cecoslovacca, Tomáš G. Masaryk. Dopo il diploma, si iscrisse al conservatorio di Praga e alla facoltà di medicina, ma abbandonò gli studi dopo due semestri. Come Masaryková, anche Milena era femminista, ma soprattutto coraggiosa. Pur abbracciando idee rivoluzionarie e di tendenza progressista, sin da giovanissima rigettò il nazionalismo ceco e l’antisemitismo.

Nel 1917 suo padre la fece ricoverare all’ospedale psichiatrico di Veleslavín. Sembra che questa misura fosse stata presa affinché la ragazza non sposasse l’ebreo Ernst Pollack. Cosa che Milena fece l’anno successivo. Pollak era un intellettuale e critico letterario che Milena aveva conosciuto al Caffè Arco, meta d’incontro degli intellettuali praghesi. I due si trasferirono a Vienna, dove Milena si mise a scrivere articoli tra traduzioni per giornali cechi. Il matrimonio fu infelice e si consumò anche per le numerose relazioni extraconiugali dei due. Milena Jesenská era l’esempio perfetto del Libertinaggio boemo: due aborti, due tentativi di suicidio, taccheggio e falsificazione di documenti, una relazione lesbica.

Dal 1919 al 1920 ebbe una relazione con Franz Kafka. Fu lei a contattarlo, perché intendeva tradurre in ceco alcuni suoi lavori. I due intrattennero una corrispondenza molto fitta. Kafka era attratto dall’energia vitale di Milena.

Fu lei a scrivere uno dei pochissimi necrologi pubblicati alla morte dello scrittore. Durate gli anni Venti, Milena collaborava regolarmente con il Národní listy e il Lidové Noviny. Furono gli anni d’oro nella sua carriera giornalistica. Si occupava di moda, politica e tematiche sociali.

Milena Jesenská era una donna impegnata civilmente. In diversi articoli spiegava che occorreva mostrare generosità nei confronti dei poveri. «Prima di tutto: siate individui; siate coerenti, aperti e onesti; imparate la gentilezza e la benevolenza; non cadete nella meschinità attraverso atti insignificanti o piccoli disonori; amate con onore; abbiate rapporti diretti; controllatevi, imparate a rinnegarvi e imparate a prendere ciò che vi appartiene; siate individui; non questo o quel tipo, ma voi stessi» (Národní listy, 29 novembre 1923). Sposò dunque l’architetto d’avanguardia Jaromír Krejcar. Il 14 agosto 1928 diede alla luce sua figlia, che chiamò con il nome maschile di Honza.

Sciando, nella primavera del 1928, si ruppe la gamba e d’estate le venne diagnosticata la setticemia. Divenne dunque dipendente dalla morfina. Perse il suo lavoro al Lidové Noviny, ma continuò il suo impegno femminista e si avvicinò a posizioni comuniste. Si iscrisse dunque al Partito Comunista Cecoslovacco. Krejcar partì per l’Unione Sovietica, dove cercava di costruire nuovi progetti nell’ambito dell’architettura socialista. Poi tornò a Praga con una altra donna e anche questo matrimonio finì.

L’ultimo partner di Milena Jesenská fu Evžen Klinger, ebreo ungherese della Slovacchia e funzionario comunista che poi venne aiutato dalla moglie ad uscire dal paese durante le persecuzioni razziali. Su Přítomnost scrisse editoriali e commenti visionari sull’ascesa dei nazisti in Germania e l’Anschluss dell’Austria. Denunciò anche le possibili mire tedesche nei confronti della Cecoslovacchia. Dopo gli eventi di Monaco del 1938, nel 1939 iniziò a collaborare con il quotidiano V boj.

Quando i nazisti entrarono a Praga, Milena non scappò. E anzi: aiutò molti a emigrare verso la Polonia tra liberali, comunisti, ebrei, cechi, tedeschi e trotskisti. In diversi articoli denunciò coraggiosamente l’occupazione tedesca. Si unì alla resistenza clandestina. Arrestata dalla Gestapo il 12 novembre 1939, incarcerata a Pankrác, processata a Dresda, fu mandata a Bergen Belsen. A Ravensbrück conobbe Margarete Buber-Naumann – nuora del filosofo viennese Martin Buber – che poi avrebbe scritto la biografia più completa della giornalista. Qui la salute di Milena si deteriorò rapidamente.

Un’infiammazione ai reni e le conseguenti trasfusioni, la portarono via il 17 maggio 1944. Nel 1995 le venne conferita postuma la medaglia dei Giusti tra le Nazioni. La Stolpersteine di Milena Jesenská si trova in Kouřimská 6 a Praga, a qualche centinaio di metri dal cimitero dove riposa Kafka. Il loro scambio epistolare fu pubblicato nel 1952 ed ebbe un successo straordinario.

LEGGI ANCHE: A 100 anni dalla scomparsa di Kafka, un libro indaga lo scrittore- più attuale che mai- tra realtà e narrativa

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami