Parolacce in tv. Hanno tutte lo stesso suono e lo stesso peso?

No, non va bene. Il turpiloquio non si addice a una pacata conversazione, a un dibattito, e non dovrebbe trovare ospitalità in uno scambio di opinioni degno di un civile consorzio. Per non parlare della bestemmia, che del turpiloquio è la peggiore degenerazione.
Si potrebbe ora scatenare un dibattito sulle espressioni alle quali attribuire la definizione di turpiloquio, identificato come “modo di esprimersi osceno o blasfemo offensivo nei riguardi della morale individuale o della pubblica decenza”.

Ma allora quello che è avvenuto domenica 19 marzo sulla Reti 1 (la ammiraglia) e 3 della Rai Radiotelevisione Italiana è da annoverarsi alla voce “ricorso al turpiloquio”?

Veniamo ai fatti.
Nel programma di attualità ed approfondimento “In mezz’ora” condotto su Rai 3 da Lucia Annunziata, la giornalista dedica la puntata, fra l’altro, al tema delle famiglie omogenitoriali alle prese con la difficoltà, quando non la negazione, del diritto alla trascrizione del nome di entrambi i genitori (dello stato sesso) quando registrano la nascita dei propri figli. L’ultimo caso a Milano, dove il prefetto ha fornito indicazioni restrittive, cui il sindaco Sala ha dichiarato di non volersi attenere.
Gli animi – è presente la ministra per la Famiglia (tradizionale), Roccella – si scaldano...

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