Renato Carosone ha il volto di Eduardo Scarpetta

Miti che si incontrano
di Cristina Penco
Foto: Credit_Andrea Pirrello

Tu vuo’ fa’ l’americano, Caravan Petrol, Torero, Pigliate ‘na pastiglia, O’ sarracino. Brani diventati un cult della musica italiana e conosciuti in tutto il mondo, al pari del loro autore: Renato Carosone, l’unico cantante tricolore finito per tre volte in testa alle classifiche americane. A cent’anni dalla nascita dell’artista, avvenuta il 3 gennaio 1920, e a quasi venti dalla sua morte, il 20 maggio 2001, il mito del grande musicista – cantautore, pianista, direttore d’orchestra e compositore italiano – torna alla ribalta. Un film di Rai1 celebra Carosone con un film, dove a prestare volto e voce al cantante è l’attore napoletano Eduardo Scarpetta, erede della dinastia Scarpetta- De Filippo.
Emblema di una tradizione culturale radicata nella cultura dell’italianità e della napoletanità, capace di affermarsi a livello internazionale e ricca di contaminazioni come i ritmi africani e le suggestioni jazz a stelle e strisce. «Carosone è l’esempio del ‘glocal’, ‘globale’ per le sue influenze e la sua cultura, ma ‘locale’ perché la sua espressività era italiana e partenopea», ha commentato in una conferenza web Fabrizio Zappi, vicedirettore Rai Fiction, in occasione della presentazione di Carosello Carosone. Parliamo del film tv diretto da Lucio Pellegrini, tratto dal libro Carosonissimo di Federico Vacalebre, andato in onda il 18 marzo su Rai 1.

In due decenni – dal 1937, anno in cui il giovane artista si diploma al conservatorio di Napoli, alla fine degli anni Cinquanta, quando non ancora quarantenne si ritira dalle scene al culmine del successo, per amore della sua famiglia – nella fiction, così come è accaduto nella realtà, si sono alternate vicende avventurose, due guerre, diversi continenti, esperienze di vita che hanno portato Carosone – «geniale, rivoluzionario, antidivo, sofisticato ma popolare, profondamente italiano», ha sottolineato il regista Pellegrini – alla creazione di uno stile musicale profondamente innovativo. Vent’anni in cui i brani del mitico Renato, rocamboleschi, colorati e movimentati come alcune sue vicissitudini, la sua leggerezza e la sua ironia sono diventati la colonna sonora di un Paese che stava rinascendo dalle ceneri di una guerra sanguinosa.

Nel film tv a prestare il volto (ma anche la voce) a Carosone è Eduardo Scarpetta. L’eccellenza raccontata da chi ha, a sua volta, l’eccellenza nel Dna. Il giovane attore napoletano, classe 1993, è infatti l’erede della dinastia Scarpetta-De Filippo, illustre stirpe di attori-autori teatrali e cinematografici che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del teatro a livello mondiale. Eduardo, nello specifico, è diventato noto al grande pubblico con il ruolo di Pasquale Peluso nella serie di successo L’amica geniale di Mario Martone, tratto dalla saga-fenomeno di Elena Ferrante. Scarpetta, tra l’altro, avrebbe in programma un grande omaggio per onorare il suo omonimo trisavolo patriarca, celebre commediografo, ovvero una serie di opere da mettere in scena in vista del 2025 quando, per i 100 anni dalla morte dell’avo, il tris nipote e alcuni suoi colleghi organizzeranno una lunga maratona.

Carosello Carosone, il sestetto (photo credit Andrea Pirrello

Tornando a Carosone, ha dichiarato Scarpetta nella conferenza online: «Carosone è stato una leggenda napoletana italiana e mondiale ed è necessario che le nuove generazioni lo conoscano. È un esempio di altruismo artistico, generoso con i membri delle sue band. Può insegnare molto riguardo l’arte in cui si decide di muoversi». Tutt’altro che semplice interpretarlo. «Ho comprato una tastiera per esercitarmi al piano», ha raccontato Eduardo. «Difficilissimo è stato usare tutte e due le mani per suonare. Facevo lezioni a Salerno con Ciro Caravano e poi tornavo a casa per gli esercizi. Ma non si dica adesso con sono anche un cantante perché non lo sono».
Ha aggiunto, inoltre, Scarpetta: «Nutro una grande stima per Carosone per come ha condotto la sua vita e reputo condivisibile la scelta che ha fatto a 39 anni di lasciare la scena: il pubblico stava cambiando, i fari si stavano spostando su altre cose. Ammirevole, inoltre, l’amore, oggi insolito, che provava per Lita. Ne riconosce il figlio, che è una scelta bellissima, dice che ‘gli vuole bene’, che è ‘figlio suo’».

L’attore si riferisce al periodo in cui Carosone, nel 1937, non senza poche difficoltà, arriva ad Asmara, in Eritrea, e si esibisce nel night-club del teatro Odeon. Lì conosce e si innamora di Lita (Italia Levidi), ballerina di origini veneziane. I due si sposano poco dopo formando una famiglia con il figlio di Lita, Pino, che Renato ama come se fosse suo. Ludovica Martino, che ha rivestito i panni di Lita – «il grande amore di Carosone, una donna che è sempre stata accanto al proprio uomo» – ha sottolineato: «L’accoglienza del figlio di Lita da parte di Renato è un gesto da gentiluomo di altri tempi. È un fatto che abbiamo raccontato noi per la prima volta e ce lo ha detto lui stesso, Pino: Lita era una ragazza madre, questa è la verità, nonostante nelle biografie di Carosone ciò non si dica». Durante l’incontro online con la stampa ha donato un ricordo personale anche Stefano Bollani, che ha curato le musiche del film tv: «Ero un bambino quando Renato Carosone è entrato nella mia vita illuminandola. Gli scrissi una lettera che spedii insieme a una cassettina dove avevo registrato le sue canzoni suonate e cantate da me, piccolo pianista in erba», ha detto il maestro in conferenza web. «Era il 1983 e la sua risposta, del tutto inaspettata, mi ha aperto un mondo nuovo: “Qualsiasi cosa tu voglia fare nel campo della musica, studia il Blues che è alla base di tutto”. E così ho fatto e mi ci sono immerso. Questo mio incontro spirituale ed epistolare con Carosone è stata una vera e propria folgorazione», ha concluso Bolla

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