Senza bollicine

Troppa anidride carbonica (inquinante) nell’aria. Troppo poca quella necessaria all’industria alimentare

di Gaia Ferrari

Nelle scorse settimane grandi aziende del Vecchio Continente hanno lamentato la carenza di CO2 per acqua, bibite gassate e altri prodotti. Come la piemontese Sant’Anna: l’azienda in provincia di Cuneo – primo produttore europeo a brand unico con 1,5 miliardi di bottiglie l’anno – è stata costretta a bloccare per qualche giorno la produzione dell’acqua minerale gassata dopo aver riscontrato grosse difficoltà di approvvigionamento di anidride carbonica.

La Svizzera fa eccezione

Lo stesso problema si era già manifestato alla fine del 2021, in particolare nel Regno Unito, ma gli operatori erano riusciti ad arginarlo. Questa volta, invece, come dichiarato dagli interessati, gli stabilimenti si sono ritrovati in emergenza, recuperando piccoli carichi di CO2, per esempio, dall’Olanda, ma validi solo per pochissimi giorni di lavorazione. Risulta differente la situazione in Svizzera, dove, oltretutto, nel 1783, fu inventata e brevettata la prima bibita gassata al mondo per merito di Jacob Schweppe, un gioielliere appassionato di chimica. Attualmente, secondo quanto hanno reso noto i maggiori gruppi produttori di acque nei cantoni elvetici, questi ultimi non sono toccati dalla stessa criticità.  

Le richieste dei produttori italiani

Escludendo dal novero 2 o 3 brand classificati come “effervescenti naturali”, la maggior parte delle bottiglie di acqua minerale con le bollicine – di cui l’Italia è tra i maggiori produttori e consumatori al mondo – è addizionata di anidride carbonica. La stessa cosa avviene per le bibite gassate. A lanciare l’allarme è stata anche Assobibe, che rappresenta le principali realtà che commercializzano bevande analcoliche nella Penisola mediterranea. Ha dichiarato il presidente dell’associazione Giangiacomo Pierini: «Le aziende sono in difficoltà. Ai rincari dei costi dell’energia del 550% ora si aggiungono anche i problemi di reperimento dell’anidride carbonica, mentre da gennaio sarà operativa la Sugar Tax, che porterà a un incremento medio della fiscalità del 28%». In attesa delle prossime elezioni del 25 settembre, tra l’altro, gli operatori del comparto hanno rivolto una richiesta all’esecutivo affinché si agisca almeno su questo punto, «perché la tassa deve essere eliminata».

Le ragioni della carenza di CO2

I motivi della carenza di anidride carbonica sono diversi. Circa la metà di quella che viene utilizzata in Europa a scopi alimentari proviene soprattutto da impianti di fertilizzanti o dalle fabbriche di bioetanolo, in parte minore da alcune sorgenti naturali. Catturare la CO2 dall’atmosfera per poi rivenderla si è rivelato essere un processo troppo costoso e non redditizio. La sostanza viene adoperata in numerosi ambiti industriali, per esempio come refrigerante nelle linee di surgelazione e per la conservazione, al fine di limitare la crescita di batteri e muffe. Da molti anni l’anidride carbonica si usa anche per estrarre la caffeina dal caffè e come gas negli imballaggi di alcuni alimenti confezionati in atmosfera modificata come nel caso di ravioli e tortellini freschi. Pure il segmento dolciario ne fa ampio utilizzo. Oggi le scarse rimanenze disponibili vengono destinate più che altro al mondo medico e sanitario. Le impennate dei prezzi del settore energetico e le difficolta di trasporto, stoccaggio e logistica hanno reso ancora più complessa l’estrazione naturale di CO2 e la sua produzione industriale. Infine, incide pure il boom delle spese per plastica, alluminio, cartone e vetro, da mesi fuori controllo per la crisi dovuta alla pandemia e aggravata dalla guerra russo-ucraina.

Rinforzi dagli allevamenti animali?

Dal ramo torinese di Coldiretti è stata avanzata una proposta per tamponare la carenza di anidride carbonica lamentata dall’industria alimentare e dal settore delle bevande gassate in particolare. “Gli allevamenti animali possono dare una mano”, hanno detto alcuni esperti. In che modo? “Se gli allevamenti conferiscono gli effluvi animali a un impianto per la produzione di biometano liquido, l’anidride carbonica viene liquefatta pura al 100% e diventa utilizzabile per il mercato delle bollicine e della conservazione dei cibi sottovuoto”. Ha osservato il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici: “Con la diffusione di biodigestori di nuova generazione, gli allevamenti da ‘problema ambientale’ diventano addirittura risorsa energetica e industriale”. Avvalendosi di processi tecnologici avanzati – fanno ancora notare da Coldiretti – non solo l’allevamento non inquina più, ma si trasforma in produttore di materie prime non alimentari di cui c’è una estrema penuria: il concime, il metano per produrre energia elettrica o per autotrazione, l’anidride carbonica per caricare estintori, per uso medicale, per il ghiaccio secco, per il raffreddamento dei server e dei computer e, appunto, per le bollicine delle bevande gassate e l’industria alimentare nel suo complesso. Un caso che fa scuola, in tal senso, è quello del moderno impianto di Candiolo, alle porte di Torino, costruito dalla cooperativa Speranza, che raggruppa allevatori di bovini della zona sud della provincia del capoluogo piemontese.

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