Tutte le bugie sul mondo degli animali

Di Christian Repetti

Le fake news non riguardano solo gli esseri umani. Ci sono pure Bufale bestiali: così s’intitola un recente e arguto libro (ma anche molto istruttivo) firmato da Graziano Ciocca e pubblicato da De Agostini, dal sottotitolo “Perché gli animali non sono quelli che crediamo”. Illustrato dal colorista, scrittore e disegnatore di fumetti Lorenzo De Felici, il nuovo libro di Ciocca (vincitore del “Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica” nella categoria under 35, nel 2015, con il suo primo volume, I tori odiano il rosso) è dedicato in particolare ai ragazzi, ma si rivela una lettura molto interessante anche per gli adulti. Potrebbe essere affrontato insieme dagli uni e dagli altri, a livello trasversale tra le generazioni. È qualcosa che unisce, insomma, dispensando conoscenze e competenze a tutti in modo leggero e godibile. S’impara (sor)ridendo, riuscendo a scoprire le verità nascoste del regno animale e guardando con più stupore, e più rispetto, le creature che ci circondano, tra scorpioni in Europa e lemming della Groenlandia, cavalli di nome Hans ed elefanti sdentati, doti prodigiose affibbiate a caso e naturalisti fanatici. A lanciarci e guidarci in un’avventura «pazza e divertente» è, per l’appunto, il biologo e divulgatore scientifico Graziano Ciocca.

Da piccolo – racconta di sé – passava il tempo osservando millepiedi, chiocciole e insetti vari nelle scatole dei formaggini (prima di liberarli). Oggi è presidente dell’associazione culturale G.Eco, si occupa di diffusione della cultura scientifica nelle scuole e con il grande pubblico, e partecipa a manifestazioni e festival scientifici in tutta Italia. Tanta scienza, con un tocco di magia: lo «sconfinato amore per gli animali e una super-pedanteria», infatti, sono quelli che l’esperto considera i suoi «superpoteri».

I PESCI ROSSI

È vero che il lupo ulula alla luna? E che gli struzzi nascondono la testa sotto la sabbia? Gli elefanti hanno sul serio paura dei topi? La risposta, per questi quesiti, è solo una, ed è no. Di qualsiasi animale si tratti, avverte Ciocca, stiamo pur certi che esiste almeno una frottola al suo riguardo. «Che sia colpa dei cartoni animati, di un antico filosofo greco o di un manipolo di marinai perditempo», avverte l’autore di Bufale bestiali, «per fortuna la scienza e l’osservazione della natura ci vengono in soccorso e ci aiutano a svelare la verità nascosta dietro alle bufale e a guardare con stupore e rispetto le creature che ci circondano».
Ma com’è che spesso nascono le false credenze? Si osserva un fenomeno naturale e si cerca di interpretarlo secondo lo schema delle proprie conoscenze, traendone delle conclusioni, molte volte giuste, ma anche, altrettanto spesso, errate. «Facciamo un esempio: i pesci rossi sono animali che possono vivere in un acquario, piuttosto piccolo, per anni. Dato di fatto. Ci domandiamo come facciano a sopportarlo e abbiamo due strade: dedurre che la specie Carassius auratus, cioè il nostro amico pesce rosso, sia estremamente resistente, oppure ipotizzare che è smemorato e si dimentica di stare in un acquario». Abbiamo osservato il fatto, ma rischiamo di dedurre la conseguenza sbagliata: “i pesci rossi dopo 5 secondi dimenticano tutto, perciò sono a loro agio anche in spazi angusti, tanto non se lo ricordano”. Invece non è così che funziona. Prosegue infatti Ciocca: «In un esperimento, alcuni esemplari hanno dimostrato di ricordare esperienze vissute 11 mesi prima, altro che 5 secondi. Dunque, i pesci rossi ricordano eccome: possono essere addestrati, aspettano l’ora dei pasti se è regolare e si nascondano nei loro acquari quando un estraneo si avvicina, perché non lo riconoscono».

DAGLI STRUZZI ALLE ZANZARE

Tutti conosciamo la leggenda che lo struzzo si va infilare con la testa sotto la sabbia quando ha paura, ma molti ignorano che «papà struzzo è super premuroso o che la femmina – quella che cova le uova di tutte le altre – quando arriva un predatore sa riconoscere le proprie e offre in pasto quella di un’altra compagna». Vi serve qualche altro esempio? Ebbene, non è vero che le zanzare sono attratte dalla luce, una credenza diffusa che, afferma Ciocca, nella lista delle “menzogne più menzogne di tutte”, deve essere messa in testa. Come mai? «La zanzara è uno degli animali più letali per l’uomo perché vettore di malattie gravi, è quello su cui sono state fatte più ricerche per eliminare il più possibile gli effetti sulla salute di questi insetti». Esserini da 10 milligrammi di peso ciascuno causano circa 750 mila morti ogni anno nel mondo. Spiega il biologo: «Le zanzare non sono attratte dalla luce, ma dall’odore che noi emettiamo e dall’anidride carbonica che immettiamo nell’aria con il nostro respiro, l’odore del nostro sebo e dalla comunità microbica che vive sulla nostra pelle». Le zanzare in generale, che sono notturne, e anche la zanzara tigre, aggiunge Ciocca, «hanno un olfatto molto sviluppato e le trappole luminose non solo non servono a nulla, ma sono dannose per l’ecosistema perché uccidono tutti gli altri insetti che veramente sono attratti dalla luce». Sapevate che molti esseri come i lepidotteri utilizzano come sistema di navigazione notturno la triangolazione con le stelle e con la Luna? «Essendoci un corpo celeste molto distanze, luminoso, se un insetto come una falena, ad esempio, mantiene l’angolo costante con la Luna, allora andrà sempre dritto, visto che il nostro satellite naturale si trova a 380 mila chilometri di distanza da noi», chiarisce l’esperto. «Se però l’insetto scambia un lampione per la Luna, allora farà una spirale intorno al lampione e alcuni insetti sono erroneamente attratti dalla luce artificiale perché la scambiano per quella della Luna e la inseguono per mantenere la loro traiettoria di viaggio». Quindi è vero che molti insetti sono attratti dalla luce, ma nel caso delle zanzare, queste si affidano alle loro antenne, al loro olfatto.

PERCHÉ ABBOCCHIAMO?

All’origine delle bufale c’è anche un altro meccanismo fallace: crediamo a buona parte di ciò che ci viene detto, specialmente se non abbiamo ancora un’opinione in merito. Pensiamo, per esempio, al dilagare delle fake news tramite la viralità dei social network. L’idea di fondo è: «Se tutti lo dicono, allora può darsi che sia vero. Selezioniamo le nozioni che ci arrivano, ma lo facciamo seguendo criteri soggettivi». Inoltre «tutto ciò che è controverso genera polarizzazione, cioè si rischia di andare incontro a gruppi opposti che la pensano in maniera differente e su questo bisogna agire». Il biologo riferisce che «alcuni ricercatori della Sapienza esperti di data science insegnano che all’interno di uno stesso gruppo le persone estremizzano sempre più le credenze. In particolare, i social alimentano questa innata predisposizione del nostro cervello: noi siamo fatti per cercare il consenso dei nostri simili ed escludiamo sempre di più chi la pensa diversamente». Dunque, se vogliamo che arrivi e si diffonda una informazione corretta, l’obiettivo non deve essere tentare a tutti i costi di dimostrare il contrario – saremmo identificati subito come i nemici – ma «cercare di intercettare chi non ha un’opinione in merito». Insomma, bisogna parlare a questo gruppo “grigio” e fornire a queste persone un’informazione corretta usando un linguaggio pop, accattivante, facilmente comprensibile ma con contenuti rigorosi. Esattamente quello che fa Ciocca. Il rimedio è solo uno: «agire su una corretta divulgazione scientifica».

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami