Umanità e memoria: cosa rappresenta il 27 gennaio di ogni anno

di Paola Fuso

Credo di aver letto moltissimo sul genocidio perpetrato contro il popolo ebraico. Sulle conseguenze di quei fatti: la nascita dello Stato di Israele, il sionismo, Ben Gurion, Golda Meir, la strage di Monaco, i conflitti con i Palestinesi, fino ai giorni nostri, fino al terrorismo.
Ho visitato i posti in cui sono avvenuti quelli che furono bollati finalmente come “crimini contro l’umanità” e ogni volta che leggo di altri popoli perseguitati, torturati, trattati come cose, mi faccio sempre la stessa domanda: come si è arrivati a quel punto?
Come si è potuto accettare che i rappresentanti di una Nazione parlassero di “soluzione finale”, di uccidere altri esseri umani, con la connivenza di altre Nazioni?
Perchè diciamocela tutta, le persecuzioni ci sono sempre state, ma il genocidio degli Ebrei rappresentò un livello superiore di barbarie perché si scrissero trattati, si fecero leggi per autorizzarlo. Il Mondo poteva sapere quello che stava accadendo. Impensabile? Inimmaginabile? Forse, eppure era reale.
A Norimberga si parlò di colpa. La colpa da un punto di vista giuridico riguarda il singolo, ed è l’unica dimensione da cui far discendere la pena. E in quell’ottica i gerarchi nazisti furono condannati a morte per impiccagione.
Diversamente per il popolo tedesco, si parlò di responsabilità, concetto molto più generale e che involve un giudizio di natura morale. Similmente vale per quei Paesi, come l’Italia, che nel 1938, approvarono le leggi razziali.
Eppure questi fatti miserabili furono la logica e quindi giustificata conseguenza di un periodo storico in cui i diritti dell’essere umano in quanto tali vennero sacrificati in nome del concetto assorbente, livellante, di “popolo”.
Stragi perpetrate per tutelare un popolo. Popoli convinti che fosse accettabile quanto stava accadendo.
Ecco il motivo per cui, a prescindere dalla retorica, la giornata della memoria è fondamentale; è come dire ai popoli: hic sunt leones. È ricordare con le immagini e i racconti che l’umanità è in fin dei conti l’unico valore da salvaguardare. 

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