Ad immagine e somiglianza del proprio elettore

di Salvatore Crisogianni

Ennesima spettacolarizzazione dei simboli religiosi? Strumentalizzazione della fede? Attentato alla laicità dello Stato? Innocente manifestazione di pensiero?

Quello che si ripete sullo scenario politico è un teatrino ormai noto. A farla da protagonista, il leader della Lega, Matteo Salvini, con la sua ultima proposta (provocazione?): aprire le Chiese per Pasqua, malgrado la grave emergenza in corso.

Pur potendo prevedere la risposta unanime da parte della società civile e del mondo scientifico a quella che si presenta, appunto, più come una sprovveduta provocazione che come una seria proposta, il leader del Carroccio non ha resistito alla tentazione di cavalcare l’onda. D’altro canto, le risposte non si sono fatte attendere. Fra queste citiamo quella dello showman Fiorello, che replica ironicamente: “Dio accetta preghiere anche dal salotto”.

Polemiche a parte, la vera domanda è: perché questo fenomeno ha sistematicamente luogo? E come evitare che si riproponga?

Cercando di guardare la luna e non il dito, possiamo osservare che le reazioni di sdegno alle manifestazioni “religiose” di Salvini provengono da persone che coltivano il proprio rapporto con la fede in maniera più intima, concependolo, inoltre, in termini maggiormente altruistici. Chi, invece, vive la propria spiritualità ostentandone i riti per un ritorno d’immagine, praticando invocazioni che mirino alla soddisfazione di un qualche interesse personale, strumentalizzando, quindi, ancor prima egli stesso la propria fede, o semplicemente professa in maniera dogmatica, si rivede inevitabilmente nel modo di fare di Salvini. Che, salve le responsabilità politiche, a questo punto, non sarebbe altro che un mero imitatore, un manipolatore di seconda mano.

Ciò che appare evidente, in ogni caso, è che non ci si possa aspettare un comportamento responsabile da parte di tutto il mondo della politica. Rendersi un esempio virtuoso, in particolare per i giovani, come chiedeva l’ex Presidente Pertini, pare non essere più l’aspirazione dei politici odierni. Quest’approccio, inoltre, non risulta utile in termini elettorali. La via del successo, invece, anche in questo caso, pare essere quella più breve, ovvero: plasmarsi ad immagine e somiglianza del proprio elettore medio.

Questa è la strategia vincente. Il target di elettori individuato da Salvini, per di più, una volta riconosciutosi nel leader, aderisce acriticamente, senza particolari resistenze.

In verità, taluni avvertono anche l’esigenza di sobrietà e decoro da parte dei rappresentanti dei cittadini. Ma tale richiesta si esaurisce, il più delle volte, ove qualcuno se ne facesse interprete, in un compiacimento più estetico che etico.

Constatato che la politica dell’età nichilista, in cui i grandi ideali universali sembrano non avere più cittadinanza, non mira ad un’elevazione morale, cosa pensare allora? Dovremmo essere nostalgici di tempi che, magari, alcuni di noi non hanno mai vissuto? O questa situazione può essere da stimolo per sviluppare autonomamente delle risposte alla decadenza che subiamo?

Appare, infatti, inutile tentare di rivitalizzare ideologicamente antichi ideali. Una soluzione potrebbe, invece, essere quella di attraversare il nichilismo; cogliere quest’occasione per emanciparsi dal bisogno infantile della ricerca di esempi da emulare; non costruire, ma coltivare personalmente i valori che ci pongono al centro della nostra vita; sviluppare all’interno della fede gli anticorpi contro eventuali tentativi di strumentalizzazione della fede stessa.

Per far ciò occorrerebbe praticare quel rispetto nei confronti della persona umana magistralmente esposto dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Ovvero riconoscersi come soggetto irripetibile ed unico nella propria natura materiale e spirituale, fondamento e fine della vita sociale, centro di coscienza e di libertà, essenzialmente relazionale, non assoggettabile a schemi di potere, che desidera profondamente il proprio sviluppo integrale, il cui compimento pieno e definitivo può darsi solo nella capacità di ascolto e realizzazione del progetto salvifico di Dio.

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