Anche l’occhio vuole la sua parte

Una volta all’ora per cinque minuti. Se, come la maggior parte di tutti noi, trascorrete molto tempo davanti a uno schermo- che sia quello del pc, dello smartphone, del tablet- è importante fare delle pause per non affaticare i nostri occhi. Il problema dell’affaticamento visivo è diventato ancora più attuale con l’arrivo della pandemia che ci ha costretti ad abitudini più casalinghe. Ma, oltre che dalla tecnologia, il nostro organo visivo viene messo alla prova anche dall’allungarsi dell’età media della vita e quindi dal naturale processo di invecchiamento che rende gli occhi più vulnerabili di fronte ad alcune patologie. Facciamo il punto con il professor Francesco Bandello, primario di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

Con la pandemia, anche a causa dello smartworking e della DAD (didattica a distanza) che interessa i più giovani- passiamo molto più tempo davanti allo schermo di tv, pc, telefonini o tablet. Quali sono le conseguenze dannose per gli occhi?
“Quando noi abbiamo lo sguardo fisso sul video terminale diminuisce la frequenza di ammiccamento. L’ammiccamento consiste nella chiusura rapida e momentanea delle palpebre che normalmente ci consente di umettare e nutrire la cornea, in modo che essa mantenga una situazione di benessere.  Quando ciò avviene in maniera ridotta, la conseguenza diretta è quello che viene chiamato comunemente “occhio secco”. Si prova una sensazione di fastidio, come se ci facessero delle piccole punture”.

Che cosa si deve fare per evitare questi fastidi?
“La soluzione è semplice: per prima cosa, se si trascorre molto tempo davanti al terminale, occorre fare una pausa di cinque minuti ogni ora, impegnandosi in qualcosa di diverso. Per quanto riguarda la scarsa lacrimazione, ci sono in commercio le lacrime artificiali, di diversa composizione, ma tutte molto efficaci nel risolvere questi fastidi. Comunque non finisce qui, questo è l’aspetto più banale della questione. C’è da tener conto anche dell’accomodazione”.

Che cos’è l’accomodazione?
“Detto in parole povere,quando guardiamo da vicino attiviamo il processo accomodativo che ci permette di mettere a fuoco l’immagine. Ciò avviene grazie al muscolo ciliare. L’accomodazione comporta un certo impegno; il muscolo deve lavorare. Se noi “accomodiamo” per un tempo molto prolungato, ciò causa stanchezza e spesso anche occhi arrossati. Per questo dopo un’ora di lavoro “da vicino” è bene guardare da lontano, magari fuori dalla finestra, in modo che lo sforzo accomodativo non sia eccessivo. E c’è pure il fattore età da prendere in considerazione: con il passare degli anni l’accomodazione si riduce e infatti a partire dai 40 anni è necessario mettere gli occhiali per riuscire a leggere da vicino. È quella che scientificamente si chiama presbiopia. Il controllo della vista è necessario quando si sta molte ore davanti a un terminale”.

Da che età e ogni quanto tempo è opportuno prenotare una visita oculistica?
“È opportuno andare dall’oculista sin da piccoli, prima dell’età scolare. Questo perché ci sono alcune patologie dell’occhio che possono essere risolte soltanto in tenera età. Pensiamo per esempio all’occhio pigro. Nel periodo plastico, in cui praticamente il cervello impara a vedere, riceve due immagini: nel caso dell’occhio pigro una è sfocata, l’altra è nitida. Il cervello, pur di non avere problemi, “sopprime” quella brutta ma di fatto, facendo così, utilizzerà solo l’occhio sano a discapito dell’altro. Se il problema non viene risolto entro i 5-6 anni poi non purtroppo non c’è più niente da fare. Almeno fino a oggi”.

A proposito di patologie dell’occhio, si sente molto parlare della maculopatia degenerativa. Ci spiega?

“La maculopatia (malattia che colpisce la macula, l’area che si trova al centro della retina, nella parte posteriore del bulbo oculare, ndr) degenerativa è una delle malattie oculistiche più diffuse di oggi ed è strettamente correlata all’invecchiamento della popolazione”.

Si può prevenire?
“La degenerazione maculare si manifesta perché c’è una certa predisposizione genetica, ma ci sono altri fattori di rischio su cui si può assolutamente intervenire. Il primo è il fumo di sigaretta. Poi c’è l’alimentazione ricca di grassi animali e l’abuso di cibi da fast food. La dieta mediterranea -ricca di olio di oliva, di farinacei, legumi, frutta, verdura e pesce- si è dimostrata molto protettiva. C’è da dire anche che ci sono alcune categorie professionali a rischio, quelle più esposte in modo continuativo alle radiazioni luminose ovvero agricoltori e pescatori. Chi fa questo lavoro dovrebbe proteggersi usando gli occhiali. Oggi si discute molto sulle conseguenze relative all’esposizione alle radiazioni emesse dai videoterminali, dal telefonino ma anche dalle illuminazioni stradali. Una volta i lampioni per strada emanavano una luce giallastra, oggi con l’uso dei LED – usati anche nei grandi magazzini- la luce è fredda e azzurognola. Praticamente i LED emettono una luce contenente una pericolosa componente blu viola, pericolosa per la vista: diversi esperimenti in laboratorio confermano che alla lunga può danneggiare i tessuti retinici. La soluzione è utilizzare dei LED con uno spettro di emissione sul rosa, utilizzata per esempio in alcuni musei, che danneggia meno. Tra l’altro la luce blu viola “comunica” al nostro cervello di stare svegli, aumentando la probabilità di casi di insonnia”.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami