I Corsi e i separatisti nel mondo che vogliono l’indipendenza

La guerra tra Russia e Ucraina ha compiuto un mese da qualche giorno e le cronache non sono esaltanti…. l’escalation di violenza è dietro l’angolo, un po’ come succede nei delitti preterinzionali: si finisce per fare più male di quello voluto.

Dopo aver raccontato nello scorso numero delle guerre nel mondo, appare utile, a parere di chi scrive, ripercorrerne i motivi, rintracciabili – ragionando per macroaree – nel separatismo e nell’indipendentismo. In fondo, quello a cui stiamo assistendo è la violenza generata dal movimento separatista del Donbass, cominciato anni fa e teso ad ottenere l’indipendenza.

Quale è la differenza tra le due parole e tra i due concetti? L’indipendentismo è l’assunzione piena della responsabilità storica che un popolo ha rispetto al proprio diritto-dovere di governarsi e di governare la realtà. Il separatismo è l’esaltazione della differenza, l’istinto a trasformare la differenza politica in irrisolvibile contrasto civile, in guerra. In genere il separatismo è il mezzo per ottenere l’indipendenza.

Tra i paesi con movimenti indipendentisti, separatisti o secessionisti ricordiamo: il Belgio e le richieste di indipendenza della regione fiamminga di lingua olandese, nonché la regione di Bruxelles-Capitale, storicamente fiamminga, ma ora prevalentemente di lingua francese. Il Camerun, paese che è il risultato della fusione di due ex colonie: quella francese e quella britannica. Ed è proprio la parte britannica a spingere per la partizione del paese. Movimenti indipendentisti si registrano anche in Canada ove si punta a raggiungere la sovranità dello stato del Québec, provincia del Canada dal 1867.

In Spagna le richieste di indipendenza sono particolarmente forti in Catalogna, una delle regioni più ricche del Paese, che difende la sua identità e la sua lingua, il catalano. Stessa sete di autonomia anima i Paesi Baschi, teatro delle azioni violenta dell’ETA. Senza dimenticare il Regno Unito con la Scozia e l’Irlanda del Nord con lo scontro tra unionisti e nazionalisti.

In Francia le richieste di indipendenza trovano terreno fertile in Alsazia, Corsica e Bretagna.

Soprattutto in Corsica negli ultimi giorni i separatisti chiedono maggiori libertà a Parigi, con manifestazioni e scontri che finiscono in numerosi arresti. Il riferimento è agli scontri avvenuti a metà mese a Bastia, dove i manifestanti hanno lanciato molotov contro la prefettura.

Il tema della indipendenza della Corsica è un tema che può accendere una campagna presidenziale finora anestetizzata dal conflitto in Ucraina.

L’origine della vicenda ha un nome e un cognome: Yvan Colonna, personaggio mitico dell’indipendentismo còrso. Colonna era in carcere ad Arles, in Provenza, per l’omicidio del prefetto Claude Erignac, avvenuto con colpi di arma da fuoco alla schiena in pieno centro ad Ajaccio il 6 febbraio 1998. Una pena simile a quella degli altri indipendentisti còrsi, arrestati e condannati tutti a scontare la propria pena lontano dall’isola in regime di stretta sorveglianza, nota in Francia come DPS (Détenu particulièrement signalé).

Nonostante i rigidi controlli lo scorso 2 marzo Franck Elong Abé, già condannato a 9 anni per associazione criminale terroristica e adesso accusato anche di tentato omicidio, è riuscito ad avvicinarsi a Colonna e a strangolarlo per 8 minuti senza che nessuna guardia intervenisse.

Il detenuto còrso è finito in coma all’ospedale di Marsiglia e questo ha scatenato la rabbia degli indipendentisti locali che hanno chiesto alle Autorità francesi la verità sul caso Colonna; il rilascio immediato dei prigionieri politici e l’inizio di un processo di riconoscimento dell’indipendenza còrsa da parte dello Stato francese.

La vera novità è che la rivolta è scoppiata all’interno di una giovane generazione che non era ancora nata quando il prefetto Erignac fu assassinato nel 1998 e che oggi glorifica uno dei suoi assassini, Yvan Colonna. I ragazzi, cui si è unito il Flnc (Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica), sono esperti in tecniche di guerriglia urbana e conoscono i social.

Forse questo giustifica la volontà di parlare da parte del governo francese. Da giorni è infatti presente sull’isola il ministro degli Interni francese Gérald Darmanin, mandato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron con l’obiettivo di trovare una convergenza politica con le istituzioni còrse, in primis con il governatore Gilles Simeoni, e trattare su temi anche scottanti, come l’autonomia.

Le prime mosse dell’Eliseo sono state la revoca dello status di “sorvegliato speciale” non soltanto a Colonna ma anche a Alain Ferrandi e Pierre Alessandri, gli altri due indipendentisti còrsi accusati dell’omicidio di Erignac e in carcere a Poissy, comune francese nella regione dell’Ile-de-France.

Ma gli stessi rivoltosi si mostrano divisi: da una parte ci sono coloro ai quali basta che Macron firmi un protocollo che ratifichi tutte le richieste per fermare gli scontri, dall’altra ci sono i nazionalisti, capeggiati dal governatore Simeoni, per cui l’obiettivo è un modello di indipendenza molto più definito.

Potrebbe darsi che la vicinanza al primo turno delle presidenziali francesi (fissate al 10 aprile) porti ai francesi buoni consigli, ma le concessioni richieste sono tante e di spessore. I nazionalisti chiedono un vero e proprio riconoscimento dello status della Corsica, sancendo il valore del popolo dell’isola e la coufficialità delle due lingue, il còrso e il francese.

È ovvio che le promesse dell’esecutivo dell’Eliseo sono subordinate a quello che succederà nelle urne ma anche gli avversari politici non stanno a guardare. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha dichiarato che se verrà eletta «proteggerà l’integrità francese», mentre Valerie Pécresse ha attaccato il presidente Macron, sostenendo che in questo modo «legittima soltanto le violenze».

Difficile capire, a questo punto, cosa accadrà alle urne ed occorre sempre considerare il numero di còrsi rispetto ai francesi ma resta il fatto che se la Storia si ripete, scontri e violenze anche fuori dall’Isola sono dietro l’angolo.

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