Il children coaching: un percorso di responsabilità e consapevolezza

La figura del coach sta diventando sempre più presente e trasversale nella nostra vita proponendosi infatti non solo nello sport, dove si è inizialmente delineata e nella sfera business, ma recentemente anche a un target molto giovane. 

Cosa vuol dire iniziare un percorso di crescita affiancati da un coach già da bambini? Come si coniuga lapproccio del coaching con la funzione genitoriale e la scuola? Si possono costruire in tal senso ponti relazionali? 

Lo abbiamo chiesto a un esperto, Antonio Pala, Business e Life coach e Direttore Generale dell’Istituto Internazionale di Coaching e PNL (Programmazione Neuro Linguistica) The Mind of The Child, realtà ormai consolidata in Italia fondata dal Trainer e Coach Alessia Mortilla creatrice anche della Onlus Children and Family Coaching .

La missione dell’associazione nata sette anni fa – ci spiega Antonio Pala – è quella di rendere disponibili a tutti gli strati sociali gli strumenti del coaching, considerato da sempre un metodo di élite per via dei costi elevati, e di creare relazioni con le scuole, gli istituti sportivi e le famiglie. Alla base c’è una questione culturale: in Italia, soprattutto nelle scuole, purtroppo vi è una scarsa ricerca di questi contenuti, relegati al mondo del business e dello sport ad alti livelli. Il primo anello educativo della Onlus è quello di trasferire, attraverso una proposta formativa, gli strumenti di coaching prima agli insegnanti, poi ai genitori e infine ai ragazzi. Si tratta di trasmettere nozioni sulla comunicazione efficace e di insegnare a relazionarsi, perché proprio dai comportamenti passano tutti quei valori a livello inconscio, come ad esempio quello della congruenza, che i bambini utilizzano come modello che poi, crescendo, filtrano e da cui traggono ispirazione. Un percorso concepito quindi in un contesto ampio e interconnesso e non solo in un’ottica individuale. 

Come si declinano gli strumenti del coaching nellambito children e quali le finalità?

Gli adulti con cui ci interfacciamo hanno una serie di obiettivi e valori che non hanno ovviamente i ragazzi, per cui l’approccio è totalmente differente. Rispetto all’adulto, il bambino ha intanto meno resistenze e indossa una corazza più fine che poi si ispessisce col tempo, filtrando le sue esperienze esterne, interiorizzandole e trasformandole in convinzioni, abilità ma soprattutto in difesa inconscia. Fondamentale è conoscere il contesto da cui il bambino proviene e gli ambienti in cui vive analizzando l’ecologia su tutti gli ambiti. Nella fase iniziale lavoriamo sull’estrazione di quello che per il bambino è importante prima di interagire, guidandolo a capire dov’è e dove potrebbe arrivare con un equilibrio diverso. Lo accompagniamo a sviluppare e potenziare consapevolmente la propria identità, performando il suo linguaggio verbale, paraverbale e non verbale attraverso il confronto in aula, in teatro o anche ad esempio tramite l’approccio agli animali. Ricordiamo che i linguaggi non verbali hanno un’efficacia nella comunicazione del 55%, il paraverbale (tono, volume, timbro della voce) del 38% e il verbale del 7%.

Applichiamo gli strumenti della PNL, Programmazione Neuro Linguistica – siamo stati i primi in Italia a farlo in ambito children e school -, una metodologia protocollata che arriva dagli Stati Uniti (i suoi fondatori Richard Bandler e John Grinder collegarono i processi neurologici al linguaggio e agli schemi comportamentali appresi con l’esperienza, sostenendo che questi ultimi possono essere organizzati per raggiungere specifici obiettivi nella vita). 

I nostri percorsi aiutano i bambini e i ragazzi a sviluppare credenze diverse rispetto al proprio vissuto, partendo dalla fantastica diversità che ognuno di loro può esprimere e rafforzando dunque la propria identità; altra finalità è aiutarli ad accrescere la propria autostima e indipendenza, migliorando le relazioni scolastiche, sportive, familiari e con i propri coetanei.

Parliamo quindi di percorsi di guida e affiancamento rivolti a tutti e non solo a bambini e ragazzi con particolari problematiche come bullismo, disagi sociali, devianze, problemi relazionali, bassi rendimenti scolastici ecc…

Utilizziamo una comunicazione atta a qualsiasi tipo di difficoltà per estrarre quello che il bambino o il ragazzo ha nella propria neurologia per poi lavorare assieme sulla consapevolezza delle proprie scelte, partendo, per esempio, dal non scaricare mai la responsabilità verso l’esterno dando la colpa agli altri. 

Nel contesto familiare l’educazione diventa fondamentale per l’adolescente e la stessa dovrebbe essere indotta senza interpretazioni soggettive e giudizi che attaccano l’identità perché la conseguenza più diffusa è il blocco creativo e motivazionale. In questo caso il valore della libertà diventa importantissimo nella crescita, ma soprattutto nel dialogo con i genitori. Chiediamoci ad esempio perchè gli adolescenti quando diventano vittime di bullismo non si confidano con la famiglia o la scuola, di quale reazione esterna hanno paura? 

Rispetto alla figura dello psicologo il coach come si differenzia?

Il coach tende a guidare verso la soluzione anziché soffermarsi troppo sulle difficoltà o sul problema. La comunicazione, essendo inconscia, permette l’estrazione dei filtri individuali tracciando una vera e propria mappa neurologica. Nell’interazione il coach guida l’interlocutore alla propria consapevolezza, avendo come risultato la capacità di partire diversamente dal passato e fare cose totalmente differenti. Il risultato è un equilibrio interiore che ti permette di scegliere quanto fare di più: se lo sportivo riesce a saltare più in alto o ad essere più veloce è perché oltre a una preparazione atletica è supportato da una spinta motivazionale che viene dalle proprie convinzioni e consapevolezze. 

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