Il coltello nell’acqua

Regista: Roman Polanski – Anno: 1962 – Durata: 90 min. – Paese di produzione: Polonia

Sinossi: Una coppia in viaggio per una gita in barca vela carica in auto un giovane autostoppista. Invitandolo a bordo per l’escursione cominciano 24 ore di forzata convivenza nel minuscolo spazio dell’imbarcazione. Nasceranno presto delle tensioni tra il ragazzo e l’uomo che arriveranno a dispute prima verbali e poi fisiche.

Perché vederlo: Una barca, un coltello, una donna e due uomini. Ecco i soli elementi che l’esordiente Roman Polanski mette in campo in un film fortemente metaforico e pregno di elementi nascosti. È un’opera prima di inaspettato successo, tanto da essere il primo candidato polacco per l’Oscar al il miglior film straniero. Nel semplice e antico triangolo lui, lei, l’altro uomo, il regista costruisce una tensione derivante da uno scontro generazionale. Una nuova generazione, quella sessantottina, sfida con sfrontatezza e a volte gallinacea ignoranza una società borghese bigotta, in teoria matura ma sempre pronta a provocare con superbia. La delicatezza di Polanski, a quel tempo non ancora trentenne, sta nel non prendere scontatamente le difese del giovane ma anzi evidenziare gli sbagli e le virtù di entrambe le parti.

L’esordiente regista costruisce un interessante indagine sulla natura maschile. Nell’isolato e indisturbato contesto della gita in barca gli impulsi umani si liberano dalle costrizioni che una società civile impone, portando i personaggi a uno stato quasi animalesco. Il coltello, simbolo della virilità mascolina, è conteso tra i due uomini, che in un assurdo quanto primitivo balletto continuano a sfidarsi e affrontarsi davanti alla donna silente, giudice muta e impotente. In un finale che tocca il dilemma etico la relazione dei due sposi e l’integrità morale dell’uomo verranno compromessi.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami