Il razzismo in Svizzera: nel mirino nazionalità, lingua e sesso

Dall’indagine dell’Ufficio federale di statistica (UST), è soprattutto nel mondo del lavoro che si manifestano varie forme di discriminazione

Nazionalità (40%), lingua (25.5%) e sesso di appartenenza (23%): sono questi negli ultimi anni – dal 2016 al 2022 – i motivi e le situazioni di discriminazione vissuti più spesso dalle vittime in Svizzera. Molte di loro menzionano anche cause legate alla propria origine etnica (21%) e al proprio nome (20%).

È ciò che risulta nell’indagine ‘Discriminazione e razzismo in Svizzera 2023’, pubblicata di recente dall’Ufficio federale di statistica (UST). Secondo quel che emerge dal quadro delineato dall’analisi, il contesto in cui gli episodi discriminatori si verificano con maggiore frequenza è il mondo del lavoro.

Quasi quattro vittime su dieci riferiscono che la discriminazione è avvenuta sotto forma di emarginazione, assenza di considerazione o presa in giro. Una percentuale consistente (36%) riporta anche casi di violenza verbale, minacce, mobbing o occultamento di informazioni. La violenza fisica riguarda il 6% delle vittime.

Un quarto delle vittime dichiara di non avere alcun rapporto con la persona che le ha discriminate e che si tratta di una persona a loro sconosciuta o estranea. In più di un caso su dieci, la persona che ha discriminato è un o una collega di lavoro. Quasi altrettanto spesso, si tratta di qualcuno che occupa una posizione superiore alla vittima nella gerarchia sociale.

Coloro che hanno subito atti discriminatori hanno avuto soprattutto conseguenze psicosociali, come la sensazione di essere esclusi e di non ricevere considerazione (44%) e il deterioramento dei propri rapporti (40%). Un terzo ha evitato luoghi o situazioni. Un quinto ha notato un peggioramento della propria salute.

Benché la maggior parte delle vittime dichiari di aver reagito a un episodio di discriminazione (64%), sono utilizzati ancora poco i canali istituzionali di aiuto, quali i servizi di segnalazione (7%) o l’azione legale (5%). La reazione più frequente è parlarne in modo informale con i propri cari (44%), seguita dal confronto con il soggetto che ha compito l’atto discriminatorio (36%).

I risultati dello studio forniscono per la prima volta informazioni sulle caratteristiche personali che i residenti in Svizzera tra i 15 e gli 88 anni ritengono importanti per la propria identità, ossia – per il 55% del campione – la situazione familiare e la lingua, la professione e la formazione e la nazionalità. Quanto quegli aspetti siano percepiti come importanti varia a seconda dell’età, del livello di istruzione e dello status di migrante.

Sempre dai dati resi pubblici dall’Ufficio federale di statistica si apprende che la popolazione elvetica è composta da molti gruppi sociali e da individui con background differenti:

– 3 su 10 sono persone nate all’estero

– quasi 4 su 10 hanno un passato migratorio

– nella Confederazione federale convivono oltre 190 nazionalità   

– ci sono più di 10 comunità religiose principali     

– si parlano 4 lingue nazionali e ci sono 10 lingue non nazionali comunque molto diffuse.

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