Intelligenza artificiale: le sfide per le imprese e le prerogative esclusive dell’essere umano

Tra opportunità e criticità di questa nuova tecnologia che simula i processi della nostra intelligenza, vale sempre la pena porsi delle domande. Come insegna Cartesio, il filosofo di “Cogito, ergo sum”, che già nel 1600 aveva intuito il suo “arrivo”

di Giorgio Marini

Di intelligenza artificiale si discute sempre più spesso. Per prima cosa chiariamo di che cosa stiamo parlando: con questa espressione si fa riferimento a un settore dell’informatica che si occupa dello sviluppo di sistemi e algoritmi, capaci di eseguire compiti che richiedono solitamente l’intervento della mente umana.

Il termine è stato coniato già nel 1956 durante una conferenza di ricercatori svoltasi presso l’Università di Dartmouth negli Stati Uniti. Ma, a dirla tutta, importanti intuizioni risalgono addirittura a pensatori come René Descartes che, nel XVII secolo, parlava del corpo come di una “macchina perfetta”.

In particolare, nella quinta parte del ‘Discours de la méthode’, il filosofo e matematico francese – noto per la massima ‘Cogito, ergo sum’, ‘Penso, dunque sono’ – scriveva, con uno sguardo al futuro, che il paragone “non sarà strano per coloro che sanno quanti automi (automates) o macchine che muovono se stesse l’industria degli uomini è capace di produrre, impiegando pochissimi elementi”.

Oggi l’intelligenza artificiale rappresenta un campo di ricerca e di sviluppo in rapida crescita. Le sue attuali applicazioni principali spaziano dalla robotica all’automazione industriale, dalla guida autonoma all’assistenza sanitaria fino al riconoscimento vocale e al supporto virtuale dei clienti di marchi e aziende.

In prospettiva, però, l’intelligenza artificiale assumerà un ruolo ancora più rilevante nelle nostre vite quotidiane pubbliche e private. Il dibattito è attuale e necessario, dal momento che l’argomento presenta molti punti di interesse, ma suscita anche legittime perplessità.

LATI POSITIVI E ASPETTI NEGATIVI
Questa tecnologia avanguardistica presenta indubbi vantaggi, legati all’automazione di processi nell’ottica di una maggiore efficienza operativa e di una correzione di possibili errori umani, riducendo molto i tempi e migliorando i risultati.
Dall’altro lato inevitabilmente pone problemi legati all’etica, alla deontologia professionale, alla sicurezza dei dati, alla privacy, alla tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale in genere. 

È indubbio, intanto, che sia in atto un cambiamento rivoluzionario e irreversibile.

IN SVIZZERA E IN ITALIA
In Svizzera ci sono varie università e numerosi istituti di ricerca noti in tutto il mondo per la loro specializzazione nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Il territorio elvetico, inoltre, occupa i primi posti delle classifiche mondiali sul fronte dei brevetti rilasciati in questo contesto.

Per quanto riguarda l’Italia, nel 2022 il mercato in questione ha raggiunto 500 milioni di euro, con una crescita del 32%. Oltre 6 grandi aziende su 10 hanno già avviato almeno un progetto di Artificial Intelligence. Sono alcuni dei dati emersi da uno studio dell’Osservatorio dedicato al tema della School of Management del Politecnico di Milano.

Rispetto al rapporto tra intelligenza artificiale e piccole e medie imprese tricolori – che tutt’oggi costituiscono la spina dorsale del tessuto produttivo della Penisola – uno sguardo interessante è arrivato da una ricerca appena presentata in un business talk curato dalla società di consulenza strategica aziendale Tai – Think About It e firmata dall’Università Politecnica delle Marche (Univpm).

IL DIBATTITO È APERTO

Come ha spiegato Filippo Barbetta, presidente di Tai – Tai – Think About It, “lo studio presentato dal prof Luca Marinelli (Univpm) rivela che un terzo delle aziende interpellate (35%) ha avviato un progetto di intelligenza artificiale o dichiara che investirà in AI entro l’anno. Il 10% ritiene che questa innovazione introdurrà cambiamenti dirompenti. L’80% ritiene che avrà un impatto sulla produzione”.

Per ora tra i principali ambiti di applicazione figurano la manutenzione preventiva, il controllo della qualità dei prodotti e le simulazioni digitali e in 3D.

Ma è pur vero che l’avvento di Chat Gpt, software progettato per dare risposte, in pochi istanti, ad alcune domande dell’essere umano, e la grande attenzione riscossa da più parti ha generato un enorme interesse verso l’AI, soprattutto quella di tipo “generativo”, connessa anche al linguaggio e ad ambiti tipicamente più umanisti.

Durante il talk è intervenuto anche il noto psichiatra, scrittore e divulgatore Paolo Crepet che ha lanciato un invito al pubblico e agli addetti ai lavori, proponendo una significativa riflessione: “Dobbiamo salvare l’intelligenza reale e non abbandonarci alla seduzione di credere che l’intelligenza sia la comodità. È esattamente il contrario”, ha detto l’esperto.

E ha concluso: “Lo insegna la vita. L’intelligenza è un rischio. Non un algoritmo. L’algoritmo deve darmi da mangiare, ma il pensiero deve darmi da immaginare, da creare e da sperare”.

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