La beneficenza è il quarto motore economico dell’Italia – Il cuore del Belpaese

Di Cristian Repetti

In foto: Supereroi di Edilizia Acrobatica – Spiderman e paziente ASST Santi Paolo e Carlo

Una delle frasi che abbiamo sentito ripetere più spesso dall’inizio della pandemia è “Ne usciremo migliori”. È una prospettiva ottimista, che si sforza di trovare un risvolto positivo nel significato complessivo di una tragedia mondiale, cercando di vedere il Covid-19 anche come un’opportunità di riflessione, crescita, cambiamento in senso collettivo. Non si sa se effettivamente verremo fuori dalle continue ondate virali, a colpi di varianti, con uno spirito rinnovato e più propositivo (molto probabilmente non tutti, almeno, e non in ogni singolo contesto dell’esistenza). Quello che è stato evidenziato finora in Italia, tuttavia, è che gli abitanti della Penisola hanno riscoperto e rafforzato il valore della beneficenza, secondo dinamiche virtuose per cui domanda e offerta hanno iniziato già da un po’ a incontrarsi in modo proficuo e strutturato.

Come è risultato dalla ricerca realizzata da Srm di Intesa San Paolo intitolata “I nuovi scenari economici di fronte alla sfida del Covid-19”, la crisi sanitaria, finanziaria e sociale, ben presente, purtroppo, sotto gli occhi di tutti e non solo degli esperti, ha potuto fare leva sull’appoggio inatteso dell’economia sociale del Terzo Settore.

IL VALORE DEL DONO

Quest’ultimo, in passato, è stato spesso considerato un ambito marginale del sistema economico tricolore. Tuttavia, con un valore di 80 miliardi di euro che incide per il 5% del PIL nazionale, in tempi più recenti è diventato il quarto motore economico dell’Italia. Non è solo questione di risparmio sociale, seppur riguardevole, permesso dall’impegno di 1,14 milioni di lavoratori retribuiti e dagli sforzi non retribuiti regalati dai quasi 5,5 milioni di volontari: il mondo del sociale, oggi, si presenta come una preziosa rete di supporto in grado di dare anche sostegno economico, laddove è guidato con oculatezza e lungimiranza, come si farebbe con qualunque realtà imprenditoriale, non meramente morale.

IN AUMENTO LE DONAZIONI

“Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo”, diceva uno storico presidente della Repubblica quale Sandro Pertini. Che i cittadini dello Stivale abbiano un grande cuore è ciò che emerge anche da sondaggi sulla solidarietà ai tempi del Coronavirus come quello promosso dal Comitato Testamento Solidale. L’indagine presa in considerazione è stata condotta da Walden Lab dal 17 al 21 giugno 2021, su un campione di 1.015 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni (campione statisticamente rappresentativo di circa 40 milioni di italiani). Se, a fronte dell’emergenza sanitaria, è diminuita l’aspettativa di una società migliore, parallelamente sono aumentate le donazioni verso le organizzazioni del Terzo settore, nonché la propensione al lascito solidale. Il 70% degli italiani, dunque 7 su 10 di loro – secondo il quadro delineato dalla ricerca citata – ha fatto almeno una donazione a un ente benefico nella propria vita. Nel corso degli ultimi due anni (2020-2021), sotto la spinta altruistica sollecitata dalla pandemia, che ha incoraggiato molti a ricercare la costruzione di una realtà migliore, per sé stessi e per le persone intorno, il 30% – 3 su 10 – ha supportato iniziative di contrasto all’emergenza sanitaria (erano 2 su 10 nel 2020). La pandemia ha aumentato la fiducia verso il Terzo settore: nel corso di quest’anno il 13% degli italiani ha scelto una onlus per sostenere la lotta all’emergenza Covid-19, più del doppio rispetto al 2020, quando la percentuale era del 6%. Per il 63% del campione le organizzazioni non profit hanno dato un contributo positivo per migliorare la società, seguite da piccole e medie imprese (45%), cittadini italiani in generale (43%), amministrazioni locali (41%) e dall’Europa che si aggiudica il 41% delle citazioni ed è l’ente che cresce di più rispetto al 2020 (31%) nella valutazione generale.

GIOVANI PIÙ GENEROSI

Non c’è una visione rosea del futuro. Il 33% ritiene che ci sarà un peggioramento delle condizioni generali. Il fronte dei pessimisti presenta 4 punti percentuali in più rispetto al 2020 (29%). Il 41% tra chi fa volontariato attivo, il 37% tra chi ha fatto una donazione per fronteggiare l’emergenza. Tuttavia, sono molte di più le persone che, nonostante tutto, continuano a credere nella crescita di senso civico (26%) e della solidarietà (30%) rispetto a chi è convinto che ci sia un declino di questi valori. Dall’indagine promossa dal Comitato Testamento Solidale risulta anche che sempre più giovani si interessano al mondo delle donazioni. Negli ultimi due anni, in media dichiara di aver fatto almeno una donazione il 46% del campione. E si nota un picco di crescita nel target tra i 25 e i 39 anni, che rispetto al 2020 registra un aumento di ben 9 punti sopra la media. Nella fascia tra i 25 e i 34 anni, inoltre, il 59% ha fatto almeno una donazione nella vita. Il 42% lo ha fatto nel biennio 2020-2021 e il 32%, nello specifico, per l’emergenza Coronavirus. Non vengono donati solo soldi, ma anche tempo e competenze: il 52% fa volontariato (vs 43% degli over 35). In generale i giovani sono più positivi rispetto a tutti gli aspetti indagati, oltre alla questione solidale: confidano nell’impegno nel proprio lavoro (44% dei giovani a fronte del 34% di over 35), nella fiducia negli altri (25% dei giovani – 14% over 35), nell’aspettativa di benessere economico (21% dei giovani – 11% over 35). Oltre a salute e famiglia, acquistano importanza maggiore i risparmi, le amicizie e il lavoro 44%.  

ONLINE, LASCITI SOLIDALI ED ESTERO

Risultati interessanti emergono pure dallo studio sulle Raccolte Fondi dell’Istituto Italiano della Donazione, condotta in collaborazione con CSVnet, la rete dei Centri di Sevizio per il Volontariato, ricerche Bva Doxa, l’indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana (Avq)” Istat, l’Italy Giving Report di Vita Non Profit Magazine. Da un lato la raccolta fondi per la prima volta ha avuto una flessione per il 54,5% delle organizzazioni non profit, ma è rimasta invariata per il 20,5% e ha avuto una crescita per il 25%. Complessivamente è calato il giro d’affari delle organizzazioni non profit, messe in difficoltà, come tante altre aziende e piccole e medie imprese, dagli effetti della pandemia. Hanno registrato una battuta d’arresto le risorse provenienti da privati (diminuite per il 45,5% e invariate per il 37,5% degli intervistati) e quelle aziendali, diminuite per il 36,4% e invariate per il 58% del campione. La raccolta proveniente dalle Fondazioni, invece, cresce per il 26,1% delle organizzazioni non profit e diminuisce solo per il 14,8%. Tra gli aspetti positivi del 2020, all’inizio della pandemia, vanno segnalati l’aumento del valore della donazione media verso una organizzazione non profit, che si attesta a quota 80 euro (nel 2019 era pari a 66 euro). In aumento anche il valore delle donazioni informali, pari a 36 euro rispetto ai 29 di un anno prima. È incrementata, infine, la raccolta fondi proveniente dall’online: il 28,4% degli intervistati dichiara di registrare un aumento nel 2020. Come hanno sottolineato alcuni addetti del settore, le organizzazioni sono state pronte ad adottare nuovi modelli digitali andando oltre le difficoltà tradizionali. I comparti più supportati, in generale? Oltre alla ricerca medico-scientifica, le realtà del Terzo Settore attive sul territorio a livello locale, ma anche le associazioni internazionali che operano all’estero. Una formula utilizzata sempre di più, anche tra i donatori della fascia giovanile, è infine quella del testamento solidale. Si tratta, cioè, di scegliere di ricordare nel proprio testamento, in qualità di erede o legatario, una o più associazioni, enti e organizzazioni: un piccolo gesto per lasciare un segno e che serva per il bene comune, uno strumento importante per portare avanti i progetti solidali di oggi e di domani, come spiegano le realtà che ne usufruiscono. Per il futuro della beneficenza nel suo complesso, affinché sia sempre più utile ed efficace concretamente, sarà strategica la sinergia tra imprese profittevoli, quelle non profit ed enti pubblici sul territorio per definire linee di intervento coese e condivise e promuoverle in un’unica direzione. Nell’interesse di tutti.

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