L’EUROPA DICHIARA GUERRA AL CANCRO

Foto: Alberto Costa, oncologo
Se pure ancora molto impegnata sul fronte della pandemia Covid, la Commissaria Europea alla Salute, signora Stella Kyriakides (da Cipro) ha annunciato pubblicamente qualche settimana fa il lancio di un ambizioso piano contro il cancro, chiamato “l’Europa vuol battere il cancro”, articolato in cinque anni di attività e finanziato con 4 miliardi euro.

Il piano ha molto colpito i partner internazionali più importanti dell’UE, primi fra tutti gli Stati Uniti (che ai tempi di Nixon avevano lanciato un programma importante di cura del cancro simile a quello della NASA per la conquista della luna), l’Inghilterra (che con la sua Brexit ha deciso di lasciare l’UE ma mantiene alto l’interesse per le iniziative nel campo della salute) e anche la nostra Svizzera (che ha sempre partecipato ai programmi europei di ricerca sul cancro in modo attivo).

Il piano durerà fino al 2025 e ci si aspetta per quella data un significativo aumento delle guarigioni e della sopravvivenza, come già accadde con il programma “Europa contro il cancro” lanciato da Mitterand e Craxi nel 1985 e diretto dal nostro Veronesi che introdusse la scritta “il fumo uccide” sui pacchetti di sigarette, diffuse l’uso delle creme di protezione solare contro i tumori della pelle, aumentò enormemente la disponibilità di mammografie in tutta Europa e potenziò gli istituti di ricerca con il risultato, dopo 15 anni, di una diminuzione della mortalità di quasi il 20%.

Il nuovo piano ha quattro pilastri: prevenzione, diagnosi precoce, cura e qualità della vita. Il pilastro prevenzione investe molte risorse sulla vaccinazione contro il papilloma virus che si trasmette per contatto sessuale e che provoca la maggior parte dei tumori dell’utero: si vedono già i primi miglioramenti da quando si è diffusa la vaccinazione delle ragazze tra i 12 e i 14 anni e nei Paesi dove vengono vaccinati anche i ragazzi. Si rafforza anche la campagna contro il fumo (che dovrebbe diventare un’abitudine molto rara entro il 2040), contro l’eccesso di alcool e contro i cancerogeni ancora presenti in diverse zone d’Europa. Verrà aggiornato il Codice Europeo contro il cancro, che il nostro giornale ha spesso ricordato su richiesta della Fondazione per la Formazione Oncologica di Milano, nostro sostenitore generoso. Lo si trova facilmente al link Codice europeo contro il cancro (airc.it)

Il pilastro diagnosi precoce si propone di aumentare ulteriormente l’incisività dei programmi di screening per trovare i tumori in fase molto iniziale e quindi più curabile: la mammografia annuale gratuita per le donne dopo i 50 anni porta a una notevole riduzione della mortalità (purtroppo tuttora non disponibile nella maggior parte dei cantoni svizzeri), il PAP test per la prevenzione del tumore dell’utero e il test di ricerca del sangue nelle feci per la diagnosi precoce dei tumori del colon. Nuove possibilità sembrano aprirsi anche per altri tipi di tumore, come quello della prostata dove si conta di migliorare la capacità diagnostica del test chiamato PSA e quello del polmone, dove si vedono i vantaggi di fare una TAC del torace a tutti coloro che hanno fumato almeno 20 sigarette al giorno per almeno 20 anni.

Il pilastro “cura” prevede di facilitare e potenziare i cosiddetti “centri tumori”, ospedali dedicati esclusivamente alla diagnosi e alla cura del cancro e dotati anche di laboratori di ricerca. Il Paese più avanzato in questo campo è molto probabilmente la Francia, con il suo famosissimo istituto Gustave Roussy a Villejuif, vicino a Parigi e molti altri, ma anche l’Italia si difende bene con lo storico Istituto Tumori di Milano (inaugurato ancora dal re Vittorio Emanuele III nel 1925), il Regina Elena di Roma, l’Istituto Pascale di Napoli e altri. Anche in questo caso la Svizzera si distingue dall’impostazione europea e tuttora non ritiene di dover disporre di un istituto tumori di livello nazionale: un tentativo di costituirne uno almeno virtuale a Zurigo non sembra aver avuto seguito.

Il pilastro “qualità della vita” è il risultato della profonda riflessione che gli ambienti oncologici hanno condotto negli ultimi anni sull’importanza di garantire ai malati di cancro non solo tutte le possibili chances di cura ma anche la giusta attenzione al controllo degli effetti collaterali delle medicine e degli interventi chirurgici. Notiamo una sempre maggiore attenzione all’importanza dell’esercizio fisico, della buona alimentazione e del sostegno psicologico, ma anche un impegno legislativo a sostegno dei diritti dei pazienti (assicurazioni sulla perdita del lavoro, rimborsi alle spese di viaggio e di supporto).

Il punto delle cosiddette “diseguaglianze” è molto ben presente nel piano europeo: la differenza di disponibilità economica e quindi anche tra i diversi sistemi sanitari degli Stati membri dell’Unione fanno sì che le possibilità di cura cambino molto da un Paese all’altro. Ha scioccato tutti il dato sulla disparità di sopravvivenza tuttora molto presente tra Est e Ovest dell’UE: una donna rumena che si ammala di tumore al seno ha quasi il 30% di probabilità in meno di riuscire a guarire rispetto a una sua coetanea francese o italiana. Molto lavoro resta quindi da fare su questo terreno e una buona parte di investimenti è dedicata a questo tema che riflette uno dei principi fondamentali dell’UE, che è quello dell’uguaglianza fra i suoi cittadini.

Da italiani possiamo andare molto fieri di questo piano (non a caso presieduto proprio dal nostro Walter Ricciardi), da svizzeri dobbiamo sperare di riceverne un influsso positivo anche se l’aria di Bruxelles non è molto amata da queste parti…

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